Regione: sulla ricerca avanti, ma non troppo

6 Agosto 2008
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Giorgio Cossu

Il sistema economico regionale continua a stentare sulla strada del cambiamento. Manca la competitività di imprese e del sistema, che deriva da innovazione e piani di sviluppo, frutto di conoscenze e  ricerca. La Regione ha fatto un passo avanti con la legge sulla ricerca che però è ancora inadeguata per l’Università e, dunque, per tutto il sistema economico. Le osservazioni principali che  si possono muovere alla legge investono sia il piano istituzionale che quelo normativo. Sul piano istituzionale  non solo l’Università non è stata coinvolta, se non in modo marginale (alcuni docenti uti singuli) ed episodico, ma, per motivi politici e consenso,  si accentua la concentrazione delle scelte in organismi regionali come “Sardegna Ricerche”, che raccoglie e canalizza risorse verso poche direzioni seguendo un’idea fortemente selettiva, tagliando così ventagli innovativi. All’Università non viene riconosciuto il ruolo di motore economico e sociale che, invece, le compete, con ciò ritenendo che la sua funzione sociale sia marginale.
Sul piano normativo si può fare riferimento agli articoli della legge che definiscono  i rapporti tra regione ed enti di ricerca. L’articolato si muove  nella logica della consulenza interna alla giunta e riduce il ruolo dell’Università a livello delle agenzie a nomina regionale. Che ruolo avrebbe infatti nella Consulta l’Università, che è sede della ricerca e dell’alta formazione, se la si equipara, mettendola in netta minoranza, alle Asl, alle Fondazioni,  ad imprese e sindacati ? E come potrebbe influire sulle scelte  del Fondo Unico della ricerca con tanti soggetti minori, meno titolati e spesso concorrenti col rischio di subire decisioni altrui? Nella Consulta il Rettore dell’Università di Cagliari, con 1294 docenti di ruolo e 790 contratti e assegni di ricerca, si trova alla stregua di un ricercatore responsabile di un piccolo gruppo di ricerca privato, e del responsabile della Fondazione (che non è ente di ricerca):  c’è  un’evidente squilibrio di ruoli che mortifica la ricerca e l’innovazione e la strada del cambiamento.
Inoltre i 4 comitati  consultivi della giunta, ciascuno di 5 membri nominati dalla Consulta (quindi non tutti universitari), mettono insieme ricerca applicata e ricerca di base, e ricerca tecnologiche e scienze umane, non consentendo di dare sufficiente rappresentanza alle diverse competenze universitarie. La legge assume come obiettivo prioritario l’alta formazione all’estero, mentre lascia in ombra l’utilizzo della ricerca e delle competenze verso i grandi temi regionali. Indica criteri di valutazione di tipo accademico, inadatti e insufficienti a promuovere confronti e integrazioni utili alla selezione, che nasce invece da processi di ricerca e selezione sui temi di ricerca finalizzata. Manca un rapporto con le imprese e i territori. L’intero processo con la PA non è regolato e resta ambiguo quello con enti ed agenzie.
L’affermarsi di un centralismo regionale che tende a utilizzare al minimo e in modo del tutto subordinato le competenze, non rende credibile il ruolo dell’istituzione, mentre sarebbe opportuno riaffermare autonomia e chiarezza di rapporti. L’evoluzione economica e sociale richiede sempre più conoscenze per analisi anticipate e ampie dei problemi di crescita; questo implica il riconoscere alla istituzione principale di ricerca una funzione di proposta e progetto, nel confronto tra contributi per la selezione di progetti e l’innovazione necessaria al tessuto economico, come piani di settore e Piani territoriali, piani strategici, per una politica di sistema, sono ignorati.
La questione ruolo istituzionale, in senso forte, autonomo rispetto alle istituzioni politiche, significa porre il tema delle rispettive responsabilità con chiarezza ed in tutta la sua potenzialità che è ancora in gran parte inesplorata.
Se guardiamo ad altre regioni in Emilia è l’Università col Consorzio, Università/con Regione e imprenditori, che gestisce 6 parchi, 24 centri di innovazione e 27 laboratori di ricerca industriale e trasferimento, con una rete di 57 centri avanzati. Galles e Irlanda hanno Agenzie con un ruolo forte delle Università. Le modalità del rapporto possono essere anche meno dirette ma più moderne e adeguate alla realtà locale, ma questo implica un modello di autonomia e di responsabilità che riconosce il grande ruolo di tutta la ricerca al servizio dello sviluppo regionale.

1 commento

  • 1 Lubbykko
    26 Ottobre 2008 - 18:29

    Good site! Interesting information.. )

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