Dai referendum all’alternativa di governo

20 Giugno 2011
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Alfiero Grandi

 Proseguiamo la riflessione sul voto  e sulle prospettive dopo la grande vittoria referendaria.

 Il quorum nei referendum è stato raggiunto abbondantemente. I Si al 95 % sono la maggioranza assoluta delle elettrici e degli elettori italiani. E’ una grande vittoria per il merito dei quesiti referendari (acqua bene pubblico, no al nucleare e no al legittimo impedimento) e questo risultato avrà conseguenze politiche.
Anzitutto i referendum sono tornati ad essere una via per compiere scelte politiche. Quanti hanno guardato storto alla promozione dei 4 referendum, sottolineando che il quorum era mancato da quasi 20 anni, ora dovranno ricredersi. Così i referendum, pur così diversi, hanno convissuto egregiamente. E’ stata sottovalutata la crescente divaricazione tra rappresentanti e rappresentati. All’inizio sembrava esserci rassegnazione. In realtà pian piano è cresciuta la volontà degli italiani di tornare a decidere e a questo risultato ha certamente contribuito il valore generale di quesiti referendari come quelli del 12/13 giugno. Il referendum è tornato ad essere una modalità possibile di partecipazione alle decisioni, malgrado i limiti dell’attuale legislazione che li regola. L’irruzione della volontà delle elettrici e degli elettori nella scena politica è sempre un fatto di grande rilievo. Oggi ancora di più.
A sinistra non sempre c’è stata simpatia per lo strumento referendario. Tuttavia ora è bene che ci si renda tutti conto che questo strumento di partecipazione può essere prezioso e che fortunatamente questa volta l’opposizione ha deciso – anche se talora con fatica – di appoggiare i referendum abrogativi del 12/13 giugno. Naturalmente è bene evitare il ritorno alle esagerazioni che in passato hanno logorato lo strumento referendario.
Non si può negare che l’opposizione in questa fase fatica a scegliere con chiarezza gli obiettivi. Troppe volte su punti essenziali ci sono state linee diverse, qualche volta fino alla paralisi. I referendum, infatti, aiutano a scegliere con chiarezza. E’ una novità importante che può contribuire a ristabilire un rapporto con l’elettorato, in particolare con quello più giovane. Altrimenti la convinzione di avere vinto da soli, senza i partiti, che hanno in tanti tra i giovani referendari potrebbe diventare una frattura incomponibile. Forse in questa fase politica è l’ultima possibilità di ristabilire un rapporto costruttivo.
Nei referendum c’è anche un elemento costrittivo. Quanti hanno preso l’iniziativa hanno costretto tutti a ragionare sulla base politica offerta dalla loro iniziativa e il resto dei soggetti ha dovuto collocarsi di conseguenza. In altre parole ha giocato di rimessa. Non a caso all’atto della promozione dei referendum si sono sentiti giudizi critici verso i promotori.
Senza un’iniziativa che rompesse gli indugi saremmo mai arrivati a decidere il referendum abrogativo sul nucleare ?
L’esito dei referendum ha anche conseguenze sul quadro politico. Non tanto perché ci sia un automatismo tra esito dei referendum e tenuta del Governo. Quanto perché oggettivamente gran parte dei provvedimenti legislativi oggetto di referendum sono il prodotto dell’azione del Governo. Il nucleare, ad esempio, è stato presentato come il portabandiera di una nuova era energetica in Italia. Il legittimo impedimento è stato approvato nell’interesse diretto del Presidente del Consiglio. La privatizzazione della gestione dell’acqua una scelta definita storica dal Governo. Più di così !
Difficile negare che il Governo ci ha provato e gli è andata male. Per di più il centro destra ha registrato su questi importanti argomenti una spaccatura tra chi voleva ostacolare i referendum per difendere le scelte del Governo e chi invece ha deciso autonomamente di schierarsi contro le scelte del Governo, su uno o più quesiti.
Del resto il centro sinistra da solo non arriva a oltre 27 milioni di voti.
Il centro sinistra ha obiettivamente acquisito più forza, il centro destra si è indebolito, come del resto il Presidente del Consiglio. Che da questo si arrivi direttamente alla crisi di Governo è un altro discorso.
Tanto meno da questo discende automaticamente che l’alternativa politica sia già pronta. Se la si vuole occorre prepararla.
Gli argomenti referendari sono punti politici di prima grandezza, tuttavia per quanto siano importanti un programma di Governo richiede qualcosa di più. La questione torna ad essere quindi la necessità di utilizzarne le potenzialità che si sono create per porre con forza il problema del programma politico alternativo oggi possibile.
Occorre predisporre, senza indugi, la proposta di schieramento e di linea politica da cui fare scaturire anche la scelta della leadership, in modo da mettere l’opposizione attuale in grado di rendere credibile un’alternativa politica. Per quanto importanti i referendum non bastano, ad esempio, a prefigurare risposte di politica economica e per l’occupazione che oggi sono certamente centrali.
I referendum obbligano ad andare a una nuova fase di iniziativa politica, pena il suicidio politico dell’opposizione. Del resto le elezioni amministrative e i referendum hanno reso chiaro che la disaffezione dell’elettorato dal voto è superabile a certe condizioni. Prima condizione candidature credibili. Seconda condizione un programma realmente alternativo, coraggioso, netto, superando definitivamente la rincorsa al centro che tanti danni ha fatto all’attuale opposizione politica.
La costruzione di una piattaforma politica alternativa non è più rinviabile. Del resto non a caso l’argomento principale di chi non vuole che cambi il quadro politico è che l’opposizione non è pronta, non ha una leadership e a questo proposito occorre evitare di continuare a cadere nella trappola della destra sulla presunta assenza di una candidatura forte dell’opposizione. Avere posizioni diverse, ricomposte in un programma che salda una coalizione alternativa, può essere un punto di forza non una debolezza.
Alla crisi della destra non corrisponde ancora un’alternativa credibile. Lo stato di necessità in realtà c’è già perché se le misure economiche di cui si parla diventeranno realtà le conseguenze sociali sranno pesantissime. Non può più esserci mera attesa del crollo dell’avversario politico, occorre crearne le condizioni. Ora.

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