Il diritto restituito (al referendum sul nucleare)

5 Giugno 2011
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Stefano Rodotà

C’è una nuova trincea dalla quale compattere per la Coatituzione e per i diritti inviolabili: sono i referendum del 12-13 giugno. E’ una battaglia difficile per via del quorum (50% + 1), che in tempi di forte astensionismo come i nostri, non è facile da raggiungere. E’ necessaria, dunque, una mobilitazione capillare per il voto. In proposito occorre spiegare che il referendum sardo del maggio scorso era soltanto consultivo mentre quello nazionale, abrogando la disciplina che si propone di reintrodurre le centrali nucleari in Italia, è decisivo. E lo è anzitutto per la Sardegna, regione che per la sua insularità e la sua stabilità sismica, è individuata da molti come la sede ideale delle centrali. Per noi, dunque, c’è un doppio stimolo al voto.
Ecco ora un articolo di S. Rodotà, apparso su La Repubblica del 2 scorso, dopo la decisione della Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione ha fatto la sua parte, con intelligenza giuridica e senso delle istituzioni. Gli effetti della decisione di far tenere il referendum sul nucleare sono evidenti, viene sventato il colpo di mano di un governo prepotente e incompetente. Viene impedita una frode del legislatore a danno degli elettori. Viene restaurata la legalità costituzionale. Disprezzata da chi pensava che con uno sgangherato tratto di penna potesse esser fatta tacere la voce dei cittadini. Viene così disinnescata la trappola congegnata con l´apparenza dell´abrogazione delle norme sulla costruzione delle centrali nucleari e con la sostanza di un governo che pretendeva di tenersi le mani libere per far ripartire a suo piacimento il programma nucleare. Un espediente misero, un´evidente legge truffa, che violava il principio secondo il quale il referendum non si tiene solo se la nuova legge va esattamente nella direzione voluta dai suoi promotori. La Cassazione ha colto la malafede governativa (implacabilmente documentata dalla memoria presentata da Alessandro Pace) e ha trasferito il referendum proprio sulla parte truffaldina della nuova norma. La morale di ieri è limpida. E ancora possibile sottrarre libertà e diritti all´aggressione di cui sono continuamente oggetto. La sconfitta politica del governo e della maggioranza non poteva essere più chiara. Da tempo, infatti, eravamo costretti a fare i conti con una linea governativa sempre più pericolosa, avventurosa, costosa. Una linea, però, che ormai incontra resistenze sempre più decise, che hanno cominciato a demolirla e che, insieme, stanno facendo emergere le vere questioni nelle quali si riconoscono i cittadini. E non trascuriamo la decisione presa nella stessa giornata di ieri dall´Agcom, che ha dato indicazioni alla Rai perché sia assicurata una effettiva informazione sui referendum, dopo la vergogna dei silenzi, delle trasmissioni semiclandestine, degli spot “informativi” che sembravano fatti apposta per togliere ai cittadini ogni voglia di andare a votare. Questa strategia antireferendaria è fallita. Fuggita dal referendum, la maggioranza si trova ora a fare i conti con un nuovo smacco. Chi sarà indicato come responsabile? Qualche povero amanuense? Gli eterni giudici comunisti? E deve soprattutto fare i conti con quei cittadini “emotivi” ai quali si è cercato di negare il diritto di voto. Che, però, sono ora in buona compagnia, con l´emotiva Angela Merkel che ha decretato la fine del programma nucleare tedesco. Riportati nella loro interezza sulla scena istituzionale, i quesiti referendari sono destinati a caratterizzare ulteriormente e ad accelerare le dinamiche politiche appena avviate. Le elezioni amministrative hanno visto la comparsa di nuovi soggetti, non solo i nuovi sindaci, ma tutto quel mondo di donne, giovani, studenti, lavoratori, indignati di ogni età che, nei mesi passati hanno rivitalizzato la politica e che più d´uno aveva liquidato con un´alzata di spalle. I referendum, da parte loro, segnalano ora la comparsa di una nuova agenda politica, costruita intorno a temi forti, che parlano del futuro di tutti. Di un punto di unione tra queste due vicende, le elezioni amministrative e i referendum, e che si trova proprio nelle forze in campo, perché il miracolo del milione e quattrocentomila firme per i referendum sull´acqua “bene comune”, record assoluto per la materia referendaria, nasce proprio dalla mobilitazione di persone che poi sono state protagoniste nel tempo delle elezioni e che, a maggior ragione tornano ad esserlo in queste giornate. Beni comuni, appunto. Questo è il tratto unificante dei quesiti referendari. Il bene comune dell´acqua sottratto alle pretese speculative. Il bene comune della salute e dell´ambiente sottratto al rischio nucleare. Il bene comune della legalità sottratta ad una giustizia a due velocità prodotta dal legittimo impedimento. Il caso o l´astuzia della ragione o la Provvidenza hanno fatto sì che si producesse una congiunzione così significativa. In un colpo solo possiamo dare alla vita, ai bisogni, all´eguaglianza, al futuro un senso che sembrava perduto. Molti sono sconcertati continuano a giudicare i referendum sull´acqua in particolare con criteri di convenienza economica e non colgono le dimensioni di un vero passaggio d´epoca che non può essere affrontato con le categorie del passato. Forse stiamo entrando davvero in un mondo tutto nuovo, e questo può far tirare un respiro di sollievo. Ma servono molta fede e molto impegno. La prova è vicina, il 12 e 13 di giugno.

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