Pasquale Alfano
Il 30 maggio 2011 Cagliari ha eletto a Sindaco un giovane di 35 anni. E’ una vera e propria rivoluzione generazionale, una nuova primavera. Una data indimenticabile.
Un esponente della sinistra alla guida della città: gioia e stupore, un sogno diventato realtà.
Personalmente aspettavo questo evento da 40 anni, cioè da quando sono arrivato a Cagliari per la prima volta, nel lontano 1971, e decisi, successivamente, che questa sarebbe stata la mia nuova terra dove avrei deciso di vivere con la mia famiglia.
Tante emozioni e molte suggestioni si affollano nella mente. Ho vissuto e partecipato a tante competizioni elettorali come militante e dirigente del PCI e della sinistra. Ho condiviso momenti di gioia nelle vittorie e tristezza nelle sconfitte. Ma il 30 di maggio sono stato ripagato.
Ciò che non ha potuto fare la mia generazione lo fa la generazione dei nostri figli.
Questa vittoria dice tante cose e tra queste anche quella che investire nel futuro non è impossibile.
A partire da questo momento il volto di questa città non sarà più lo stesso. E’ giusto, è corretto che il nuovo volto della città sia disegnato, cesellato, modellato da questa nuova generazione perché il futuro è per loro. A quelli della mia generazione resta il compito di sostenere, incentivare, incoraggiare questo sforzo mettendo a disposizione un bagaglio di esperienza maturata nel tempo.
Al nuovo Sindaco, a cui va tutto il mio sostegno e la mia simpatia, suggerisco di essere determinato, coraggioso nelle scelte e consapevole di trovarsi di fronte ad una sfida che dovrà essere vinta non solo per lui ma per tutti i cagliaritani.
E Cagliari potrà davvero diventare una capitale nel Mediterraneo se tutti saranno capaci di dare un originale contributo in direzione del cambiamento.
Ci sono nella città enormi e varie potenzialità che dovranno svolgere un ruolo di protagonismo e di animazione nel tessuto urbano. Ne cito solo una di queste: quella del mondo del volontariato e dell’associazionismo, oltre mille le realtà presenti.
E ci sono i quartieri, quelli popolari e non, che dovranno essere valorizzati. Nel momento in cui il governo nazionale azzera le loro rappresentanze, la nuova amministrazione cittadina dovrà cercare nuove forme del loro coinvolgimento per associarli, in un percorso democratico, alle scelte di programmazione e sviluppo poiché è impensabile costruire o consolidare il consenso e la partecipazione senza creare le condizioni che favoriscano tutto ciò.
Così come c’è da fare uno sforzo per ridurre la frammentazione sociale. E’ urgente un’opera di riunificazione del tessuto sociale per abbattere o, quantomeno, ridurre le differenze, ma realizzare questo occorre pensare ad eliminare certe brutture che ricordano molto la segregazione sociale. Ci vuole coraggio e determinazione.
Insomma, il lavoro non manca e l’impegno dev’essere pari se non maggiore del livello della sfida.
Giorgio Amendola, caro ed indimenticato dirigente comunista, dopo una vittoria elettorale diceva sempre : “….ed ora, compagne e compagni, al lavoro ed alla lotta”. Buon lavoro Sindaco.
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