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Non è che il cavallo vincente del centrosinistra sia alla fin fine Bersani? Paziente, pragmatico, bonario, uomo qualunque, tranquillo. Aperto a sinistra, convinto che, per battere Belusconi, occorre una grande alleanza. Il contrario di Veltroni, per capirci, che ha fatto tutto ciò ch’era gradito al Cavaliere, come presentarsi presuntuosamente da solo.
Ora Bersani, mostra anche nella vittoria moderazione: “Lancio un appello estremo a Berlusconi ed al centrodestra: riflettano e non impediscano una nuova fase politica”. Così il segretario del Pd, in conferenza stampa, aggiungendo che “da queste elezioni emerge che il centrodestra non ha più la maggioranza nel Paese”. Ed ha ragione quando ha precisato che l’esito delle amministrative “é stata una riscossa civile e morale alla quale il Pd si è messo al servizio”.
Ecco mi piace questo “mettersi al servizio”. Non la boria inconcludente da grande partito, ma il capire che l’area democratica è articolata ed esistono situazioni diverse e risosrse varie: Torino e Bologna dove il PD ha ben amministrato, e Napoli, dove De Magistris è stato una doppia alternativa alla destra e al PD. Milano dove andava bene Pisapia di SEL e poi tante altre situazioni, Cagliari compresa, dove le candidature di vecchi notabili, alla Cabras, avrebbero portato probabilmente alla sconfitta.
Bersani chiede le dimissioni dell’esecutivo. Ma lo fa senza tracotanza, con pacatezza: “Una nuova fase politica si apre con le dimissioni del governo e dopo le dimissioni la strada maestra sono le elezioni. Noi però siamo pronti a considerare percorsi per fare una nuova legge elettorale con la quale sarebbe meglio andare al voto”. Quindi nessuna intenzione di lucrare su una legge elettorale iniqua.
Cosa volete di più: non accende i nostri sogni, ma dice cose di buon senso col tono giusto. E buon senso e tono giusto sono le merci più rare sul mercato politico. Forse sono le due armi vincenti. Non vi pare?