La borghesia “cambia di spalla il fucile”: forse vinciamo

27 Maggio 2011
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Amsicora

Perché il centrosinistra vince? Direte, perché è meglio del centrodestra. Perché ha migliori programmi e migliori candidati. Scusate, ma i programmi in cosa sono mutati dalle ultime elezioni e i candidati, non sono sempre della stessa qualità? Alcuni buoni dal mondo del lavoro,  della scuola e delle professioni, di solito non eletti, e tanti dal mondo inconcludente della politica, di solito eletti.
No, compagni e compagne, amici e amiche, la verità è un’altra. La borghesia - come si diceva tanto tempo fà - “cambia di spalla il fucile”. Berlusconi non va più bene. Bossi, col suo gretto provincialismo, ancor meno. Bisogna scaricarli. Del resto, la borghesia non è nuova a questi cambi. Lo ha smpre fatto. Lo ha fatto anche col Duce, prima incarcandolo poi scaricandolo.
Ne volete la prova? Leggete o sentite la relazione della Marcegaglia alla riunione annuale di Confindustria. Il Paese ha perso dieci anni ”in termini di minore competitivita’ e mancata crescita”, “le priorita’ della politica erano altre e diverse”. Poi la leader degli industriali, alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha chiesto ”uno scatto d’orgoglio di tutta la classe dirigente del Paese”, e che ‘’si abbassino i toni della polemica politica: che cessino attacchi e delegittimazioni reciproche”.
Insomma, la borghesia si è accorta finalmente che il Cavaliere fa gli affari suoi e che, ormai al crepuscolo della sua vita non solo politica, pensa anche e solo al cazzo suo.
E’ del tutto deresponsabilizzato rispetto al Paese. L’Italia ”ha gia’ vissuto il suo decennio perduto” in termini di ”minore competitivita”’ e di ”mancata crescita”. Ora ”dobbiamo muoverci in fretta. Il tempo e’ un fattore discriminante”. Questo il monito del presidente degli imprenditori. ”Temporeggiare o muoversi a piccoli passi e’ un lusso che non possiamo piu’ permetterci. I concorrenti non stanno li’ a guardare e le speranze dei giovani non aspettano”, aggiunge Marcegaglia.
Ma quali le richieste alla politica? ”Semplificazioni e liberalizzazioni subito. Infrastrutture subito. Riforma fiscale subito”. Tutte domande ricevibili dal centrosinistra che ha introiettato il liberismo meglio  del centrodestra nostrano, perché riesce a depurarlo, almeno nelle espressioni migliori (penso a Chiamparino e Fassino), dei pesi della mala amministrazione e della corruzione.
La presidente di Confindustria rilancia cosi’ il pressing per le riforme sul governo. E a ”poche ore” dai ballottaggi esprime ”un solo auspicio. Se il risultato elettorale finale convincera’ Governo e maggioranza di avere davanti a se ancora due anni di lavoro la loro agenda deve concentrarsi su un’unica priorita’: la crescita”. Argomentando a contrario, se Berlusconi perde, si faccia da parte e lasci. Ma questo, senza mezzi termini lo dice anche Romiti in una intervista di ieri a “Repubblca”, senza considerare la reccolta di firme e la presa di posizione ferma di Bassetti, noto imprenditore e primo predidente della Regione Lombardia, che ha lanciato l’appello dei 51 pro Pisapia, raccogliendo vasti consensi nel mondo universitario, delle professioni e dell’impresa. 
Ecco sta tutta qui la ragione del successo del centrosinistra, la borghesia scarica il Cavaliere, e insieme i ceti popolari avvertono che non si può affrontare la grave crisi produttiva e occupazionale con un governo che pensa ad altro, ai cavoli del suo leader, cioè con un esecutivo che non governa.
Oggi bene le vittorie del centrosinistra e domani? Emma Marcegaglia lancia un ”avviso finale” alla politica. ”Ma attenti”, avverte, ”in un momento cosi’ noi saremo pronti a a batterci per l’Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio”. Una discesa diretta in campo degli industriali? E per chi? Per un altro di lor signori? Per Luca Cordero di Montezemolo?
Incassiamoci allora la (probabile, incrociando le dita) vittoria di domenica e lunedì. Ma stiamo in campana! Nei sogni degli imprenditori non c’è certo Vendola, ma neppure il buon Bersani. C’è ancora uno di loro. Sta a noi rovinare i loro piani, con un progetto di alternativa nell’interesse dei ceti popolari e del Paese. Ma ce la faremo?

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