Andrea Raggio
Il ballottaggio si avvicina. Proseguiamo la riflessione sul “che fare?” per il centrosinistra, con un contributo di Andrea Raggio.
Nel ballottaggio del 29-30 maggio sono in gioco visioni alternative del governo della città. Massimo Fantola propugna il modello di città impresa, Massimo Zedda quello di città partecipata. Nel primo caso il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini è quello tradizionale bipolare, gerarchico e conflittuale. Da un lato gli amministratori soggetti attivi, dall’altro gli amministrati soggetti passivi. Nel secondo caso il rapporto tende a essere paritario e relazionale, in quanto gli amministrati sono sollecitati e messi in condizione di concorrere alla formazione delle decisioni della pubblica amministrazione. Il governo della città, insomma, mira a coinvolgere e responsabilizzare tutti i cittadini e ciò richiede maggiore capacità politica e sensibilità democratica degli amministratori, richiede un diverso agire della politica. Questa è la prospettiva aperta dal diritto comunitario e dalla Costituzione.
La svolta verso la città partecipata è, peraltro, un’inderogabile necessità. La vita pubblica cittadina è sempre più mortificata dai gruppi di potere affaristici e clientelari e lo scambio protezione clientelare - fedeltà politica, punto di forza del centrodestra, ha allargato il suo campo d’azione coinvolgendo anche settori della sinistra. La classe dirigente locale appare sempre più debole e subalterna, inadeguata a promuovere il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e la partecipazione della città capitale alla vita della Regione. L’esperienza negativa delle giunte di centrodestra, soprattutto degli ultimi dieci anni, è sotto gli occhi di tutti. Gravi sono le responsabilità del sindaco e della maggioranza uscenti. Non v’è dubbio, però, che il declino della vita pubblica sia stato accentuato dal persistere del modello bipolare - potere pubblico preminente sui cittadini ridotti a meri utenti – che ha favorito la formazione di un potere politico sempre più ristretto e sempre più lontano dal sentire della gente.
La svolta verso la città partecipata, inoltre, consente di sviluppare un modello di amministrazione più adeguato alla complessità dei problemi attuali e comunque ben diverso da quello dell’amministrazione separata, segreta, centralizzata e gerarchica. Massimo Fantola, invece, propugna la continuazione di questo modello, illudendosi di potervi operare un restyling. Operazione non solo inadeguata alle esigenze e alla domanda di cambiamento ma impossibile nell’ambito della politica di centrodestra di stretta osservanza berlusconiana.
Realizzare un governo partecipato della città è impresa complessa ma necessaria e possibile. Sono indubbiamente importanti i programmi e occorrono nuovi strumenti, ma decisivo sarà l’agire politico, vale a dire il comportamento dei responsabili politici nelle istituzioni e nella società. Massimo Zedda ha avuto il coraggio di cimentarsi nell’impresa e dimostra di potercela fare. Questo è il comportamento giusto. E’ troppo giovane? No, è la classe dirigente locale che è vecchia. Zedda ha dimostrato capacità di ascolto e di dialogo con tutti, soprattutto con i giovani. E’ la grande carta a suo favore, apprezzata da parte consistente degli elettori. La svolta nel governo della città capitale della Regione è, dunque, oggi realizzabile. Non perdiamo questa importante occasione.
4 commenti
1 michele podda
24 Maggio 2011 - 16:32
Tante volte ho dato il mio voto e il mio impegno, negli anni ‘70 e ‘80, a un certo Andrea Raggio “minatore”, dicevamo in Barbagia, orgogliosi di mandare a rappresentarci alla Regione o in Europa un operaio.
Oggi, con la saggezza dell’età e dell’esperienza, egli afferma:
“il rapporto tra amministratori e amministrati tende a essere paritario e relazionale, in quanto gli amministrati sono sollecitati e messi in condizione di concorrere alla formazione delle decisioni della pubblica amministrazione…
Realizzare un governo partecipato della città è impresa complessa ma necessaria e possibile”.
Qualche volta sono intervenuto in questo blog affermando le stesse cose, come altri. Ritengo che tale questione sia della massima importanza e che votare la “persona giusta” non abbia senso se non è sollecitata e ottenuta la partecipazione dei cittadini alle decisioni dell’Amministrazione.
Non mi piace l’ambiguità della tua conclusione, in cui sembra di capire che Zedda si sia impegnato “chiaramente, concretamente” in tal senso. O lo deduci forse dalla sua giovane età? O dalla sua appartenenza politica? Non basta, caro mio; un Presidente di Giunta Regionale, sostenitore di Zedda, si è comprtato ben altrimenti.
Per contro il Psdaz (ma non solo) ha richiesto un preciso impegno di Fantola per la PARTECIPAZIONE, e nel suo Programma è scritto a chiare lettere quanto segue:
“Ai Cittadini chiediamo un pieno coinvolgimento nel momento elettorale di scelta e nella fase successiva di attuazione del programma, così che possano sentirsi responsabili in ogni momento del destino della loro comunità. Questa affermazione ha un preciso significato politico: gli spazi della democrazia devono essere ampliati…
Partecipazione, conoscenza delle problematiche, trasparenza degli atti, sono tutti requisiti che devono essere ricercati attraverso politiche che migliorino gli interventi sulle tematiche pertinenti il territorio: la storia, la cultura, l’evoluzione urbanistica, le problematiche sociali, i piani di sviluppo.
In molte realtà urbane europee, comprese alcuni casi di eccellenza in Italia (ad esempio Bologna), alcuni di questi compiti sono svolti da un’istituzione denominata “Urban Center” (Centro)”.
Tutti possono fare bene e meglio una volta eletti (l’esperienza però ci dice che non c’è da illudersi), ma Fantola lo ha scritto e firmato, e chi lo conosce afferma che è persona seria e anche di parola.
2 andrea raggio
24 Maggio 2011 - 19:24
L’espresssione “città - impresa” non è mia ma di Fantola..
3 Massimo
24 Maggio 2011 - 22:31
@ Michele Podda
Mi fa piacere che lei e il PSd’Az vi fidiate della parola di fantola. Spero che non dobbiate ricredervi come avete fatto con cappellacci. Ma credo che i cagliaritani, domenica e lunedì, non vi daranno la possibilità di dovervi ricredere. Come potreste poi orientare in senso “partecipativo” l’azione di fantola se non siete riusciti a eleggere (oltretutto con una lista raccogliticcia e con candidati che di sardismo nulla sanno) che un solo candidato, il quale, peraltro, è tutt’altro che sradista, legato com’è al centralismo democratico della Dc di Pizza? La vostra acredine nei confronti di Soru vi fa veramente sragionare.
4 michele podda
25 Maggio 2011 - 10:59
Impresa = lavoro, si dice.
Che il Psdaz non nuoti in ottime acque, lo sanno benissimo proprio gli stessi sardisti, prima degli altri. Ma un fatto è certo: secondo me questo glorioso e storico Partito rimane l’unico vero baluardo per tutti i sardi, i quali dovranno essi stessi concorrere a migliorarlo e gestirlo in modo nuovo ed efficace.
L’acredine? Mi pare che siamo tutti un po’ incattiviti, stanchi di sbattere il muso da tutte le parti. E proprio la partecipazione potrebbe cambiare qualcosa, se riusciamo a CONQUISTARLA con Fantola, o con Zedda, o con altri.
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