Gianni Fresu a domanda risponde
Stavolta il vento del cambiamento si sente proprio. C’è una voglia di svolta nell’aria ed è evidente un nuovo protagonismo giovanile, che finalmente sembra rompere una routine di potere a destra, al centro e a sinistra. Anche qui a Cagliari. La sconfitta di Cabras alle primarie ne è stato il primo segno. Ma ancor più lo è la prevalenza, seppure di un soffio, di Zedda su Fantola al primo turno. Una situazione inedita, inaspettata e quantomai interessante, Ne parliamo con Gianni Fresu, doppiamente competenete, come storico e come esponente di punta della nuova sinistra sarda, avendo diretto a livello regionale Rifondazione comunista fino a poco tempo fà.
Gianni, cosa non va nel governo della destra a Cagliari?
Da troppo tempo Cagliari è una Città a uso e consumo esclusivo di poche famiglie che di generazione in generazione si trasmettono oligarchicamente ruolo, funzioni e privilegi connessi all’esserne la classe dirigente.
Di fronte a questa situazione, in certo senso premoderna, che fare?
Occorre un cambio di passo, di regime oserei dire, mettere al centro dell’agenda politica comunale le grandi questioni del lavoro, del disagio sociale, della marginalità nella quale è costretta la stragrande maggioranza dei cagliaritani. Non essere inseriti nelle ramificate trame del consenso di chi governa equivale spesso all’invisibilità sociale, ad un ruolo di cittadini di serie B, cui è preclusa la possibilità di accedere alle grandi opportunità che questa città offrirebbe.
Quali potenzialità vedi per Cagliari?
Cagliari è un centro stupendo, con un immenso patrimonio culturale, artistico, ambientale troppo spesso sacrificato sull’altare degli interessi economici dei pochi soliti noti.
L’ambiente naturale, le risorse storico-archeologiche sono sovente intese dalla destra come impaccio…
Sì un impaccio che impedisce un’immediata monetizzazione economica, “meglio coprirle con una bella colata di cemento prima che qualche vincolo normativo anteponga l’interesse collettivo al profitto di pochi”. Per quanto possa apparire grottesco, questo è in sintesi il ragionamento che ha guidato l’idea malsana di sviluppo fin qui perseguita. In realtà si tratta di una concezione miope, egoista, di corto respiro.
Mortificare questo patrimonio significa però depauperarlo anche economicamente. Non pensi?
L’idea di una sua valorizzazione rispettosa e conservativa, sebbene faccia orrore a chi ha in testa solo il suo profitto individuale, è la strada da percorrere per rendere questo bene pubblico socialmente proficuo, anche sul piano economico produttivo. Recuperare e rendere pienamente fruibile, abitabile, il centro storico, piuttosto che continuare a costruire orrendi quartieri dormitorio o eleganti residence recintati per le classi dirigenti. Combattere la speculazione, che spinge a tenere vuote tantissime case per non deprimere il mercato immobiliare, punire severamente abusivismo e affitti in nero, sono concrete possibilità da percorrere.
Ce la farà il centrosinistra?
Possiamo restituire democraticamente le chiavi della Città ai suoi veri protagonisti, strappandole di mano a costruttori e speculatori di ogni risma, rendenderla al contempo più bella, vivibile e accessibile per tutti, siano essi residenti storici, immigrati, lavoratori pendolari, studenti fuori sede, turisti.
Ma con quali forze? Cagliari è rappresentata da sempre come salottino buono di una borghesia conservatrice e bigotta…
In realtà esiste anche una Cagliari popolare viva e orgogliosa delle sue radici, purtroppo negli ultimi anni occupata militarmente dalla logica perversa del clientelismo che sfrutta il disagio e la miseria a fini elettorali. Ma non basta pagare una bolletta per dare cittadinanza a quella parte della città fino ad oggi volutamente mantenuta nella sua subalternità, occorre farla irrompere nel governo reale delle scelte.
Ma ci sono - a tuo parere - le condizioni concrete per imprimere una svolta epocale nella storia della nostra Città? Pensi che al ballottaggio sia possibile per la prima volta eleggere un sindaco di sinistra?
Sì le condizioni ci sono e sono evidenti. Occorre però impegnarsi allo spasimo, perché gli interessi a cui ci si contrappone sono fortissimi e determinati a non farsi ridimensionare.
E allora? Come si diceva nel buon tempo andato: tutti al lavoro e alla lotta!
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