Torino, Milano, Cagliari

18 Maggio 2011
3 Commenti


Andrea Pubusa

Sono stato nei giorni scorsi a Torino. Un salto alla Fiera del Libro a tuffarmi fra le case editrici piccole e grandi, e poi, la sera, il comizio (lì si fanno ancora) in Piazza Palazzo con Chiamparino, Fassino e Bersani. Ho capito subito che avrebbero vinto alla grande. Chiamparino con concretezza ha detto cosa ha fatto la sua amministrazione. Tanta semplice buona amministrazione: pulizia della città, ordine e salvaguardia del decoro urbano. E non è poco. I torinesi, tutti, dal tassista, alla titolare di un negozio di musica al collega dell’Università, tutti fanno la comparazione con Milano e, con orgoglio, concludono che Torino è una città grande ma vivibile. Ed è vero. Chiamparino ha ereditato da altri ottimi sindaci e poi non ha fatto solo buona amministrazione, ha anche avviato una difficile conversione: trasformare Torino da città-Fiat, solo industria, in una città anche d’arte, capace di richiamo per le sue molte attrazioni, musei e siti storici, e per le sue iniziative culturali a partire dalla Fiera del Libro. Da questo punto di vista anche il 150° dell’Unità è un grande evento che a Torino si respira nell’aria.
Fassino accetta e rilancia questa eredità. Bersani estende questa ispirazione al campo nazionale: di fronte alla crisi occorre capacità di innovazione, di trasformazione delle città come del Paese. Fermarsi “a su connottu” genera stagnazione, passività e accentua la crisi.
Milano è un’altra cosa. Mal amministrata, senza un’idea forza per il futuro, la capitale economica d’Italia perde pezzi consistenti nell’industria, ma non li sostituisce con altro. La città vive un futuro incerto, ma l’amministrazione non dà risposte. E’ tanto assente sulle cose piccole e grandi, quanto arrogante. Milano è la culla del berlusconismo, la città del capo e si vince “a prescindere”: a prescindere dalla cattiva amministrazione, dagli sprechi (ricordate i consulenti dell’amministrazione comunale?), a prescindere dagli scandali (arresti e condanne per tangenti) e dal puttanaio in cui il capo l’ha trasformata, a sua immagine.
Cagliari è simile. La destra è convinta di vincere senza far nulla per meritarsi il consenso: cattiva amministrazione e nessuna prospettiva per affrontare la crisi che morde le famiglie anche del ceto medio. Lontananza dai problemi veri della città e dei cittadini. Affari. Questo è stata l’amministrazione Floris, questa è la giunta Cappellacci.
Di fronte a tanta arroganza e inettitudine Milano risponde con la grande sostanza di Pisapia. Grande avvocato, figlio di uno dei maestri del diritto penale italiano, uno dei padri del codice di procedura penale. Famiglia, dunque, di grande affidabilità democratica e di forte credibilità anche fra i ceti moderati milanesi. Questa solidità ha reso ancor più inaccettabile agli occhi dei milanesi il goffo attacco della Moratti, un boomerang, frutto anch’esso della crisi di risultati e di idee del sindaco uscente. A questo si aggiunga una duplice incompatibilità Moratti/Lega: la sindaca, borghese disinteressata alle sorti della gente comune; la Lega, rozza ed espressione di un populismo primitivo. La contraddizione esplode come le angurie cinesi e le dà voce Radio Padania.
A Cagliari è diverso non c’è la sostanza di Pisapia, ma c’è il giovanilismo di Zedda. Non enuclea grandi idee alternative, va più per slogan, ma incarna l’immagine o il desiderio dl nuovo. Il messaggio? Semplice: basta con le vecchie gerontocrazie, fine delle arroganze inconcludenti e dannose, stop agli affari. Poche idee? No problem: sarà l’entusiasmo giovanile, finalmente liberato e al potere, a trovare le soluzioni. Si può storcere il naso. Ma anche questa è una forza. Può fare il miracolo di disarcionare la destra, che dice di aver già la maggioranza in Consiglio, dalla prima carica cittadina, anche se poi il resto è tutto da costruire. E’ una spinta che va assecondata e irrobustita, semmai accompagnata dallo sforzo di creare il progetto. Cagliari non è da tempo città militare, piazzaforte sul mediterraneo, perde pezzi della sua realtà industriale e produttiva, viene ridimensionata come centro commerciale. Cosa dev’essere? Questo è il punto. Qui bisogna scavare. La destra pensa agli affari suoi. La nuova Cagliari può essere pensata solo dal centrosinistra. Vincere il ballottaggio è un primo passo, ma è fondamentale.

3 commenti

  • 1 Niccolò
    18 Maggio 2011 - 10:40

    Professor Pubusa, Lei scrive che la destra ha già la maggioranza in consiglio comunale. Dunque è confermata la possibilità che si presenti un caso di anatra zoppa? O ha ragione il senatore del Pd Francesco Sanna a richiamare la sentenza del Consiglio di Stato 1269/2011 per dimostrare che, laddove Zedda vincesse il ballottaggio, scatterebbe comunque il premio di maggioranza del 60%? Mi farebbe molto piacere sapere la sua posizione che riterrei totalmente affidabile in materia.

  • 2 nato
    18 Maggio 2011 - 13:23

    Professor Pubusa leggo spesso i suoi commenti su questo blog e ricordo che in passato la scelta di Zedda non le era proprio piaciuta..ricordo bene che avrebbe preferito Cabras più vicino alla sua generazione o al limite Fantola professore universitario come lei.
    Devo ammettere che io pure sono incerto chi scegliere tra i due, domenica ho votato disgiunto ed al sindaco ho dato la preferenza alla giovane grillina Corda.
    A questo punto non saprei che fare di Zedda sono stato collega all’università ..anche se a dir. amministrativo penso non sia mai arrivato..vabbeh capita..però mi piace l’idea di mettere un giovane come me al posto di Floris. Allo stesso tempo Fantola ha sicuramente le idee più concrete e non è nemmeno un berlusconiano!
    Professore che faccio? voto uno dei 2 o me ne vado al mare?
    Con affetto da un suo allievo.

  • 3 admin
    18 Maggio 2011 - 17:51

    Da Andrea Pubusa a Nato e a Niccolò

    Caro Nato,

    non ho mai pensato di votare Cabras, che non ha mai avuto il mio voto nè in Consiglio regionale nè nel Partito. Non è questione anagrafica, c’è incompatibilità nel sentire la politica.
    Fantola è una persona molto cortese, un signore, ma è di destra.
    Zedda è il candidato del centrosinistra, penso che in questo momento non possiamo votare altri.
    Ciò non mi impedisce di pensare e di dire che la mia frequentazione quotidiana,, all’Università e nel Foro, di tanti giovani studenti, laureati e avvocati mi offre un ampio campionario di persone eccezionali per applicazione, impegno e intelligenza. Personalmente affiderei il mio futuro più volentieri ai tanti giovani che hanno questo approccio impegnato alla vita. Ma per questi oggi le vie della politica sono spesso precluse a favore di un professionismo che, presto o tardi, allontana dai cittadini e dai loro problemi.
    La spinta giovanile che mi pare di cogliere intorno a Zedda è comunque un fatto positivo.

    Ringrazio Niccolò per aver segnalaro una mia leggerezza: non aver controllato la giurisprudenza sul premio di maggioranza. In effetti, il centrodestra richiama un orientamento giurisprudenziale del Consiglio di Stato (di cui anch’io avevo memoria), che però è stato recentemente contrastato, proprio dalla decisione citata da Niccolò, e di cui pubblico uno stralcio a parte. Essendo l’orientamentoi più recente è anche quello più attendibile, anche se poi alla fine, se Zedda vincerà, qualunque cosa decida la Commissione elettorale, si finirà davanti al Giudice amministrativo su ricorso dell’uno o dell’altro schieramento. Adesso però gli elettori devono votare senza tener conto della c.d. “anatra zoppa”, poiché al momento l’animale è integro e vivace.

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