Centrosinistra sardo: inizia il principato

18 Luglio 2008
8 Commenti


Red

Ha ragione Francesco Cocco. Soru ha vinto la battaglia ed è ormai padrone del PD, non solo in senso politico, ma anche dal punto di vista finanziario. Da che mondo è mondo la resistenza di ogni capo-oligarca, ha un presupposto elementare, e cioè che i compagni di cordata siano solidali. Se in più d’uno mollano, o peggio passano dall’altra parte l’aspirante al principato ha partita vinta. Ed infatti Cabras ha lasciato quando gli Emanuele Sanna, i Tore Ladu, i Tore Cherchi sono passati armi e bagagli dalla parte di Soru, unendosi ai Dadea, ai Soro, ai Marroccu, ai Pirisi che lo avevano già fatto. A quel punto l’uscita di scena è d’obbligo. Un tempo lo sconfitto si suicidava o andava in esilio. Oggi Cabras, più comodamente; si rifugia nel suo seggio romano, avendo visto assottigliarsi progressivamente il fronte che, seppure di misura, lo aveva fatto prevalere per la segreteria nell’ottobre scorso. Del resto, allora l’ex segretario regionale aveva il sostegno di parti importanti della dirigenza nazionale, che ancora ritenevano di dover mantenere un equilibrio nel partito sardo. Ma ora, dopo l’acquisto dell’Unità, e la grave situazione debitoria dell’ex DS, ora PD, è evidente che la posizione di Mister Tiscali diventa dominante a Cagliari e a Roma. In realtà, solo Soru ha la forza economica di finanziare una campagna elettorale, che ormai costa molti milioni di euro. Ed allora che senso ha far primarie se un eventuale candidato alternativo al Presidente non ha danari da mettere in campo? Con quali mezzi un eventuale candidato alternativo avrebbe potuto affrontare la competizione col leader del centrodestra? Dove li avrebbe cercati Cabras i danari? A Roma? Non scherziamo, la finanza centrale è in rosso. Con la sottoscrizione popolare? Se ne è persa memoria! Del resto non c’è neppure più uno stato amico a metter mano alla cassa, come ai bei tempi che furono. Ed allora, bisogna mettersi nelle mani di quei finanziatori che, per una ragione o per l’altra, non stanno col Cavaliere. E in questo contesto Soru ha un peso non solo personale (vedi l’affare Unità), ma soprattutto può mettere insieme un po’ di finanziatori anzitutto a livello nazionale. In Sardegna, poi, può fare in proprio. In questa situazione Cabras ha fatto fin troppo. Bisogna perfino riconoscergli di essersi messo da parte con dignità, cosa che non si può dire degli oligarchi ex PCI-PDS-DS, che lui aveva già messo sotto, pur potendo contare solo su una piccola pattuglia di socialisti quando è entrato nei DS: Si erano squagliati allora che avevano una forza prevaricante, immaginiamoci oggi che si tratta di contrastare un potente aspirante monocrate. D’altra parte, i primi ad essere conquistati sono stati proprio coloro che invece avrebbero dovuto costituire l’alternativa a questa deriva del PD, ossia Rifondazione e, in misura minore, i comunisti italiani. Per loro è bastata qualche briciola: un assessorato e, qua e là, piccoli posticini di sottogoverno. In fondo un acquisto “a straccu barattu” più che una compravendita. Il mercimomio del PRC sulla statutaria in cambio della cancellazione di un’ineleggibilità è sancito nell’art. 38 della legge Statutaria ed è attestato perfino negli atti giudiziari di una causa per incompatibilità di un consigliere regionale che si svolge in Corte d’appello.
Cosa ci riservi il futuro è difficile prevedere. Certo, con la resa di Cabras il quadro è tutto cambiato. Inizia una nuova era. I due campi hanno ciascuno più che un leader un padrone. Ed usano gli stessi mezzi e gli stessi metodi: la borsa, le relazioni con gruppi finanziari poco raccomandabili per comprare o gestire direttamente partiti e istituzioni, la violazione delle leggi, la forzatura del quadro normativo e costituzionale. In questo contesto è difficile ipotizzare una resistenza larga come quella degli anni scorsi in difesa della Costituzione. Nell’Isola lo abbiamo visto sulla Statutaria. E’ più probabile che il fronte democratico si sfrangi ulteriormente. Se si pensa che ampi settori della sinistra sono ormai i più convinti difensori o propugnatori di queste pratiche. O non le contrastano con la dovuta fermezza. Perfino il Manifestosardo, sempre combattivo e reattivo, sbanda e da aperture di credito a Soru. Quanto agli altri, come si può essere per la democrazia a Roma e per la monocrazia a Cagliari, Napoli, Firenze e in tanti comuni d’Italia? Noi abbiamo chiamato questo blog “democraziaoggi” proprio perché abbiamo intuito che la democrazia è diventata ormai da qualche anno la vera posta in gioco di questa fase storica. Le vicende nazionali ci indicano quanto questa previsione fosse drammaticamente vera. La cronaca locale, se volete, induce ad ancor maggiori preoccupazioni, perché attesta che il PD è ormai, in ampi suoi strati, una variante, e neppure la migliore, del berlusconismo. Non a caso, per le manette in terra d’Abruzzo (anche per Del Turco, ovviamente, vale la presunzione di non colpevolezza), il Cavaliere si è eretto a difensore anche dei notabili del centrosinistra contro i giudici. Capo più che di una parte, di una filosofia che attraversa e accomuna ormai i due schieramenti. Un segnale simbolico inequivocabile e grave, che dovrebbe indurre ad un sussulto di indignazione e di orgoglio, presupposto di ogni mobilitazione. Ma con quali forze? E’ dura. Ma nel PD rimangono e sorgeranno importanti sacche di resistenza. Anche nell’ex Arcobaleno non tutti hanno indossato collare e guinzaglio; e lo stesso deve dirsi per l’area sardista, sempre che riesca a sfuggire al pericolo di un semplice accomodamento col centrodestra. C’è poi la società, il mondo del lavoro, i sindacati, che qualche risposta devono darla ad una situazione gravissima, che rimette al centro i bisogni primari dei ceti popolari ed anche mediobassi. Insomma, è dura, ma c’è da lavorare. In fin dei conti anche nel  recente passato si è visto perfino di peggio, ma ciò non ha impedito il successo a chi ha avuto il coraggio di resistere. Bisogna riprovarci.

8 commenti

  • 1 angelo aquilino
    18 Luglio 2008 - 11:17

    cabras ha fatto bene a dimettersi. era segretario con i voti che la destra gli aveva dato infiltrandosi nelle primarie. noi di sinistra faremmo bene a non fare regali alla destra.ad esempio Soru e’ meglio che stia con noi anzicchè con berlusconi. desidero far capire che nella vita esiste anche il meno peggio.
    saluti
    angelo aquilino

  • 2 G.M.
    18 Luglio 2008 - 21:09

    Vi prego, basta con questa storia del meno peggio, abbiamo espresso il nostro voto, per troppe volte ormai, turandoci il naso e ingoiando subito dopo vagonate di escrementi, il sanlurese , per me, è meglio che se ne vada, oggi è meglio di domani, e che si porti appresso tutti i suo servitori che rappresentano in modo ignobile la sinistra attualmente al governo della regione.
    Sig Aquilino, legga,per cortesia, ove le fosse sfuggito, i commenti dei Sigg. S. Ravaioli e G. Cossu, relativi al post del 7.luglio 2008, Allarme compagni! Nel centro sinistra qualcuno vuol perdere! di Cristina Lavinio, in quei commenti troverà,se vuole,una risposta alla politica del meno peggio.

  • 3 angelo aquilino
    19 Luglio 2008 - 07:25

    signor g.m.
    grazie a quelli come lei prodi è caduto ed è tornato il caimano. faccia la cortesia si firmi invece di mandare lettere anonime o quasi
    aquilino

  • 4 Enea Dessì
    19 Luglio 2008 - 07:47

    In una riunione del comitato per il no alla statutaria mi ero permesso di proporre che si procedesse verso una scelta dichiaratamente politica e che da li potesse nascere una proposta e un programma per le elezioni regionali del 2009. Il NO fu secco su tutti i fronti. Ebbene, credo più che mai in quella proposta: I democratici sardi riuniti in una unica bandiera contro derive autocratiche e pericolose, destri o sinistri che siano ma autenticamente democratici. Sono convinto anch’io sulla necessità di una grande lista civica per la Sardegna e lavorerò per costruirla, con impegno e convinzione. Non è tempo di nomi forti e altisonanti candidati a rappresentarci, non è tempo di schieramenti contrapposti tra berlusconiani e veltroniani; è tempo di ritornare alla democrazia.

  • 5 G.M.
    19 Luglio 2008 - 11:49

    Sig. A. Aquilino
    Non ho nessuna intenzione polemizzare con Lei, ho espresso un parere e formulato un invito, credo di non essere stato aggressivo.
    Il governo prodi è caduto per problemi interni, liti continue e perdita della maggioranza a causa dell’abbandono di mastella, poi, il pd ha scelto di andare alle elezioni da solo e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Preferisco non rispondere alla sua accusa, non voglio alimentare sterili polemiche, in rispetto al sito che ospita i nostri commenti.
    Il motivo per cui non “firmo per esteso” i miei commenti, è, ci crederà o meno, un istintivo pudore, sono un sig.nessuno e tra tante persone, titolate e più o meno importanti per incarichi e meriti mi sento, come dire, inadeguato, inoltre avendo perso l’impiego, a causa di alcune decisioni prese da questo governo regionale, che anche per questo, non posso certamente definire in modo positivo, non vorrei che qualcuno pensasse che scrivo per un recondito tornaconto personale.

  • 6 antonioleonijr
    20 Luglio 2008 - 09:24

    Davvero basta con questa storia del meno peggio! Ma è possibile che una persona di sinistra o anche vagamente democratica non si renda conto che non è vivibile un partito nel quale un tycoon ha la proprietà persino dei mezzi attraverso i quali si svolge l’attività politica di quello stesso partito? La risposta del signor Aquilino, purtroppo, credo, condivisa da una buona metà di quel che resta dell’area ex-ds ed ex-margherita, dimostra senza remissioni che non esiste più nel Paese e in Sardegna alcuna opposizione vera al modello berlusconiano di comando che anche il PD ha introiettato al suo interno. Questa gente è di destra forse persino di più della destra politica cui dice di volersi opporre. Con una differenza: che l’elettorato li trova meno attraenti della destra ufficiale e non li vota.

  • 7 Carlo Dore jr.
    21 Luglio 2008 - 09:19

    Entro in punta di piedi in una discussione (quella tra “soriani” e “antisoriani”) che davvero mi appassiona poco, in quanto indicativa dell’eterna tendenza dei progressisti a farsi del male trasformando ogni discussione in una disputa tra tifoserie (con un Paese allo sfascio, ben altre questioni meriterebbero la nostra attenzione). Tuttavia, mi preme porre una domanda a tutti i frequentanti di questo blog: premesso che le critiche mosse a Soru in questa ed in altre sedi sono in linea di massima fondate, mi chiedo e vi chiedo se le riserve nei confronti del governatore sono così stringenti da giustificare il concorso (seppure per omissione) di una parte dell’elettorato progressista alla vittoria del centro-destra. In altre parole: l’avversione a Soru è a tal punto radicale da rendere preferibile il ritorno al potere di quanti definiscono il CSM come una cloaca, i PM come una metastasi della democrazia e la bandiera tricolore come un rotolo di carta igienica alla rielezione di Mr. Tiscali? Si può definire “di sinistra” chi, pur di archiviare l’esperienza - Soru, è disposto a sopportare cinque anni di governo del primo Mauro Pili inviato da Arcore per presidiare il nuraghe di Villa Devoto? A questi interrogativi vorrei avere risposte nette (basta anche un sì o un no): almeno, avremo le idee un pò più chiare sul futuro che ci aspetta.

  • 8 speranza zero
    21 Luglio 2008 - 13:24

    dalla torre ci butto entrambi, magari cadesse anche la torre… in testa a tutti noi! amen

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