Domande sulla morte di Osama

3 Maggio 2011
2 Commenti


Amsicora

A sole 24 ore dalla morte di Osama bin Laden per mano americana, negli Stati Uniti comincia a farsi strada una vena di scetticismo. Si rincorrono le prime domande su come siano davvero andate le cose e soprattutto sulla questione dell’identità del ‘principe del terrore’. Dopo la falsa foto apparsa ieri subito dopo la diffusione della notizia, in molti siti e giornali ci si chiede come mai ancora non siano state fornite prove definitive e - nell’epoca dell’immagine - osservabili da tutti. “Dov’é la foto?” chiede sulla prima Drudge Report, domanda simile a quella, secca, di Abcnews: “Dov’é la prova?”, alla quale fa seguito il titolo sulle “Domande scettiche a proposito della morte di Bin Laden” e il cenno al fatto che “L’amministrazione Obama sta decidendo se fornire prove aggiuntive o meno”. La Cnn si chiede “Come mai è stato sepolto in mare”, mentre il Washington Post rileva che gli Usa restano “cauti sul rilascio delle prove” che effettivamente sia Bin Laden l’uomo ucciso a pochi km da Islamabad.
Quesiti pertinenti, dubbi giustificati. In queste vicende spesso i falsi sostituiscono il vero. Tanto più che qui c’è un interesse convergente a dire che Bin Laden è morto: dello stesso Osama che così non sarà più ricercato e potrà operare indisturbato e di Obama, che può far salire l’indice di gradimento in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Nessuno però parla di un’altra questione, non secondaria. Può uno Stato democratico compiere un’azione di polizia nel territorio di un altro Stato sovrano? E’ proprio di uno Stato di diritto uccidere una persona, quando poteva catturarla e portarla in giudizio?
Sul primo quesito è agevole ricordare che Reagan provò ad arrestare due palestinesi facendo circondare il loro aereo dai marines a Sigonella e Craxi (allora Presidente del Consiglio) fece circondare i militari americani dai carabinieri, costringendoli a desistere. In Italia - questo era il messaggio - arrestano solo le forze dell’ordine italiane sulla base delle leggi e degli ordini dei competenti organi italiani. In uno Stato sovrano questa è competenza degli organi statali. Non sono ammesse azioni di polizia di militari stranieri. In Pakistan però le cose sono andate diversamente, con buona pace della sovranità di quello Stato.
E poi perché non catturare Bin Laden? Perché non fare come si è fatto coi gerarchi nazisti a Norimberga o, più recentemente, con Milosevic? Un giusto processo davanti ad una Giuria internazionale, precostituita e competente per i crimini contro l’umanità, avrebbe consentito di far luce su una vicenda oscura, mai chiarita. Una vicenda che ha segnato la storia di questo inizio secolo. Ricordate? “Nulla sarà come prima” si disse dopo l’attentato alle torri gemelle. Eppure da molte parti sono state avanzate ricostruzioni contrastanti sulla “verità” ufficiale, con argomentazioni anche tecniche sul crollo delle Torri gemelle e sullo schianto inspiegabile e inspiegato di un terzo grattacielo vicino, non attaccato da alcuno. Ma evidentemente la verità vera non corrisponde a quella ostentata. Questa, spesso, in vicende importanti, è costruita da forze oscure ad uso della propaganda dei governi. E’ meglio che la vulgata che porta a Bin Laden viva e si rafforzi! C’è poi il capitolo dell’allenza USA-Osama ai tempi della guerra talebana contro il governo, sostenuto dai sovietici, in Afghanistan. Quante cose avrebbe potuto dirci su quella guerra il buon Bin Laden! E un processo - si sa - è un palcoscenico formidabile. Meglio evitarlo.
Insomma, la morte di Osama, mentre non risolve e forse aggrava lo scontro coi settori integralisti islamici irrobustendo le fila di Al Qaeda, costituisce un vulnus alla sovranità degli Stati e ai più elementari principi dello Stato di diritto. Getta ombre su Obama, che invece di questi principi si era fatto fermo assertore all’atto dell’ascesa alla Casa Bianca. Anch’egli, insomma, si è piegato alle esigenze dei sondaggi a costo di gettare alle ortiche alcune sue importanti affermazioni sulla lotta al terrorismo, e cioè il metodo democratico e il dialogo con i paesi islamici. Ma l’abbandono di principi giusti non ha mai dato nulla di buono.

2 commenti

  • 1 michele podda
    3 Maggio 2011 - 23:29

    Come, scetticismo negli USA? Ma se strombazzavano tutti come i sardi quando hanno conquistato lo scudetto con Gigi Riva! Quesiti pertinenti, dubbi? Prese per i fondelli direi, belle e buone. E siccome non è davvero la prima volta, e non sarà l’ultima, sappiamo, bisogna chiaramente MANDARLI A QUEL PAESE.

    Può uno Stato democratico compiere un’azione … uccidere una persona, quando poteva catturarla e trascinarla in giudizio? Ma quante volte hanno adottato questo sistema, direttamente o con la stella di Davide? Contro singoli e intere popolazioni (America latina, Medio Oriente, Europa …)? Sinceramente “Stato democratico” no; il loro modello non è Atene, ma Sparta.

    Gli spartani tuttavia non nascondevano affatto i loro sistemi e gli obiettivi che intendevano raggiungere; costoro invece convincono (non diciamo come) i sottomessi (mezzo mondo e più) a credere e a far credere che essi rappresentano e difendono la democrazia: roba da matti.

    Un giusto processo davanti ad una Giuria internazionale, certo; ma essi si riservano di farlo se e quando torna loro comodo.

    La mia delusione più profonda? La figura di Obama che incarnava lo SPETTRO DI BUSH FIGLIO, atteggiandosi a giustiziere universale secondo il volere di Dio, protettore degli americani.
    Altro che Papi!

  • 2 Manuela
    4 Maggio 2011 - 12:20

    Segnalo un bellissimo articolo di barbara Spinelli, su Repubblica.
    http://www.repubblica.it/esteri/2011/05/04/news/il_mostro_di_al_qaeda-15750755/?ref=HREA-1

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