Alfiero Grandi
Il nucleare ha assunto un ruolo di traino per tutti i referendum in calendario per il 2/13 giugno.
Hanno pesato in questo sia un’opinione pubblica italiana già prevalentemente contraria al nucleare a cui si è sommata l’emozione che si è diffusa dopo il gravissimo incidente di Fukushima, in Giappone.
Che l’opinione pubblica italiana non fosse convinta del ritorno al nucleare anche prima di Fukushima lo conferma la posizione contraria all’insediamento di centrali nel loro territorio assunta da tutti i candidati Presidenti delle Regioni, compresi quelli di centro-destra. Tanto è vero che Berlusconi si era pubblicamente impegnato ad entrare in campo per convincere gli italiani sulla bontà del nucleare, proprio per tentare di superare queste resistenze.
L’incidente di Fukushima senza dubbio ha rafforzato la contrarietà al nucleare. Secondo un sondaggio 3 italiani su 4 sono contrari al ritorno dell’Italia al nucleare.
Il Governo si è convinto che il rischio di perdere il referendum sul nucleare è reale e che il quorum in questo referendum avrebbe trascinato anche gli altri, compreso quello sul legittimo impedimento, che è forse quello più temuto da Berlusconi, per ovvie ragioni.
Di qui la mossa improvvisa del Governo di cancellare le norme legislative sul nucleare che pure erano state approvate con la forzatura del voto di fiducia. Norme su cui si è concentrato il quesito referendario.
La retromarcia del Governo è clamorosa e non sarebbe mai avvenuta senza il terrore di perdere il referendum. Questo va detto con forza.
In effetti l’emendamento proposto dal Governo al decreto legge, che è in corso di conversione alla Camera, è ritagliato esattamente sui quesiti referendari. Quindi verrebbe da pensare che, su queste basi, il referendum non ci sarà perché il suo obiettivo è stato superato dall’abrogazione delle norme legislative che l’hanno generato.
Ma questo è un Governo di imbroglioni e per di più di pasticcioni.
Lo conferma che il Governo accanto alla cancellazione delle norme oggetto di referendum non ha trovato di meglio che inserire altre norme che fanno ritenere che in realtà il referendum sul nucleare potrebbe tenersi comunque. Forse il referendum potrebbe svolgersi non sul quesito originario, ma sulle norme ambigue e pasticciate che il Governo ha voluto inserire in sovrappiù nel testo, perché fanno sorgere il sospetto che il Governo stia cercando di imbrogliare gli elettori, non facendoli votare, e i promotori del referendum, tentando di rendere di fatto inutile la raccolta delle firme.
Naturalmente spetta alla Cassazione la decisione definitiva sull’effettuazione del referendum, essendo chiaro che potrà farlo solo quando avrà in mano il testo definitivo della legge, pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale.
Infatti finchè la modifica al decreto legge originario non diventa definitivamente legge non può essere presa in considerazione dalla Cassazione. Quindi fino al giudizio della Corte di Cassazione non c’è ragione di interrompere la campagna elettorale referendaria perché l’iter della legge è tuttaltro che sicuro e le sue conseguenze finali lo sono ancora meno. Per di più il giudizio della Cassazione potrebbe arrivare solo a pochi giorni dal voto e non possiamo certo correre il rischio di trovarci al voto senza avere fatto la campagna elettorale.
Quindi se l’iniziativa del Governo aveva l’obiettivo di smontare la campagna referendaria deve trovare una clamorosa smentita.
Di chiacchiere a sproposito questo Governo ne ha fatte veramente tante, comprese le dichiarazioni di Berlusconi al vertice con Sarkozy, che hanno reso esplicito che la cancellazione delle norme oggetto di referendum ha come unico obiettivo evitare il pronunciamento referendario sul nucleare e sugli altri quesiti. Nessuna riflessione su quanto avvenuto, né tantomeno l’adozione del principio di precauzione.
Il Governo ha perfino mostrato una preoccupante vena velleitaria, come quando ha affermato che l’argomento nucleare verrà ripreso più avanti, quando l’emozione causata da Fukushima sarà passata. Da un lato questa posizione sottovaluta pesantemente la gravità dell’incidente di Fukushima le cui conseguenze sono destinate, purtroppo, a durare per anni. Dall’altro sembra dimenticare che per riprendere il progetto nucleare il Governo dovrebbe fare riapprovare le norme di cui ha proposto la cancellazione per poterlo attuare. Senza quelle norme il nucleare in pratica non potrebbe riprendere il suo cammino.
Perché il Governo ha creato questo pasticcio ? Lo ha fatto perché se da un lato ha un forte timore del pronunciamento degli elettori e quindi vuole evitare il referendum sul nucleare, dall’altro deve rassicurare le varie lobbies che sono interessate al mega affare della costruzione delle centrali nucleari. Tra questi interessi ovviamente c’è anche la Francia che punta a venderci le sue centrali nucleari. Quindi nessuna chiarezza da parte del Governo e invece molte furbate.
Per questo se alla fine la Cassazione dovesse decidere di fare votare comunque sul nucleare il 12/13 giugno (sul vecchio quesito o su un nuovo quesito referendario) non sarà un male, anzi.
Ciò che conta è non farsi trovare impreparati al voto referendario. Per questo la campagna elettorale per abrogare il nucleare deve continuare fino all’ultimo secondo utile.
A questo proposito va anche ricordato che la maggioranza di destra sta ritardando l’approvazione delle norme sulla propaganda radiotelevisiva in commissione di vigilanza e questo ritarda in modo preoccupante la campagna elettorale sui referendum.
Di questo lavoro di mobilitazione potranno in ogni caso beneficiare gli altri referendum e anche questo è un bene.
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