Giacomo Meloni
La promulgazione in data 10 luglio 2008 della Legge Statutaria da parte del Presidente Soru nel testo approvato a suo tempo dal Consiglio Regionale,senza tener conto dell’esito del Referendum confermativo del 21 ottobre 2007,segna uno spartiacque e un discrimine politico tra coloro che,interpretando un falso modernismo e determinismo,vogliono un metodo di governo regionale autoritario,centralistico e verticistico e chi,invece,propone un metodo di governo democratico,partecipato,condiviso e solidale.Si apre,perciò,una fase di alleanze politiche programmatiche e di schiaramenti elettorali diversi dal passato,tenendo conto che le posizioni critiche su questa Statutaria sono politicamente trasversali.
Io stesso nel sito del Presidente Soru ero intervenuto in questi giorni, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che rinviava la decisione sulla validità del Referendum confermativo alla Corte d’Appello di Cagliari, suggerendo di non promulgare la Legge Statutaria,ma di rimetterla al Consiglio perchè venisse emendata degli articoli palesemente illegittimi ,modificata e migliorata nella ricerca di una possibile unità anche se difficile e in extremis.
La scelta del Presidente di promulgare “a prescindere “la Statutaria nel testo attuale con una formula diversa da quella prevista dall’art.12 della L.28 ottobre 2002,nr.21 che lo obbligava a riportare la dicitura “il Referendum, indetto in data 1 agosto 2007 e svoltosi il 21 ottobre 2007 ha dato risultato favorevole “, va contro la volontà espressa dagli elettori e perciò quorum o non quorum quella volontà doveva essere rispettata.
Male ha fatto il Presidente Soru con questo atto che interpretiamo come prevaricatore della volontà popolare. Né è accettabile che lo stesso Presidente ieri 10/7/2008 si sia presentato frettolosamente in Consiglio per fare un annuncio così grave ed importante e poi, giustificando altri impegni,abbia abbandonato l’aula, di fatto costringendo la sospensione dei lavori e la modifica dell’ordine del giorno .Dico questo perchè ero presente nelle tribune del pubblico e francamente ci sono rimasto malissimo e mi aspettavo una reazione più dura da parte dei Consiglieri che anche in questo atto avrebbero dovuto leggere una mancanza di stile e considerazione da parte del Presidente Soru nei confronti dell’intero Consiglio.
Mi hanno spiegato che l’impegno del Presidente era di primaria importanza. Capisco, ma un incontro per salvare nuovamente la Chimica Sarda che si aggiunge ad altri innumerevoli e spesso inconcludenti, sarà stato, mi chiedo, così urgente e indispensabile e più importante della discussione in aula di questa decisione del Presidente della promulgazione della Statutaria? Tutto finisce con l’essere più importante, ma per noi referendari, che conoscono bene questa Legge Statutaria e la pericolosità per le Istituzioni sarde del ritorno autoritario di alcune regole che sconvolgono il nostro assetto di governo regionale, valeva di più continuare il dibattito e non farlo scivolare al termine della serata e alla mattina seguente.
Ritornerò in un prossimo intervento sulla Statutaria, nondimeno voglio sottolineare di aver colto in alcuni volti di consiglieri, già decaduti dalla loro carica in seguito a pronunciamento del Tribunale, una manifesta soddisfazione e una ritrovata serenità ,alla faccia della legalità. Da oggi chiamerò questi Consiglieri ex articolo 38!
Sono convinto che la promulgazione di questa Statutaria segna un discrimine e forse già con essa si annuncia la fine del regno.
1 commento
1 angelo aquilino
18 Luglio 2008 - 15:05
Sardegna: quel pasticciaccio brutto della legge statutaria
Nei giorni scorsi (21 ottobre 2007) si è svolto qui in Sardegna un referendum popolare per la legge statutaria. In teoria avrebbe dovuto essere un referendum confermativo analogo a quello indetto per le modifiche costituzionali fatte dal governo di centrodestra di Berlusconi e bocciato a furor di popolo (italiano) nel 2006.
Ricorderanno gli Italiani che malgrado non fosse previsto un quorum per il referendum confermativo nazionale sulla nuova costituzione di Berlusconi, oltre il 50 % degli elettori si recò alle urne. La legge del nuovo statuto della regione autonoma della Sardegna era già stata votata ed approvata dal consiglio regionale nel marzo 2007 con una maggioranza inferiore ai due terzi. 19 (diciannove su 85 ) consiglieri regionali hanno chiesto il referendum confermativo previsto in base ad una legge regionale del 2002, ossia emessa da un consiglio regionale diverso da quello che aveva discusso ed approvato il nuovo statuto. Questa legge del 2002 prevedeva un quorum del 33%. Ossia il referendum sarebbe stato valido solo se un terzo esatto degli elettori fosse andato a votare. Due comitati uno per il sì e l’altro per il no si sono dati battaglia per molti mesi tra l’indifferenza del pubblico elettore.
· Il comitato per il no (centro destra e la sinistra estrema) sosteneva che il nuovo statuto dava troppi poteri al presidente della giunta regionale e lasciava tutto all’arbitrio di un presidente dispotico
· Il comitato per il sì negava tutto ciò ed indicava i pregi della legge. Ad esempio che per la prima volta in Italia qualcuno si era data la pena, seppure a livello locale, di definire (e regolamentare) il conflitto di interessi
La diatriba è andata avanti ad oltranza fino a quando il presidente della giunta dottor Soru (stanco di un referendum sulla sua persona) non ha deciso di sfilarsi ed appena sotto la data della votazione ha dichiarato che la legge statutaria era stata votata da consiglio regionale e non dal solo presidente Soru. (No al referendum pro o contro Soru)
In ogni caso il pubblico ha clamorosamente mancato di appassionarsi alla discussione ed ha disertato le urne. Il quorum, anche se assai basso, non è stato neppure avvicinato in quanto i votanti sono stati il 15,57% degli aventi diritto.
A questo punto è comparso un esercito di esperti di diritto che hanno continuato la discussione sul piano della comicità pura.
Lo scrivente di questo pezzo non è tra questi esperti di diritto, ma è uno che avrebbe tanta voglia di fare pagare a quei 19 consiglieri regionali le spese (pare 10 milioni di euro) di una operazione inutile, infantile ed impropria.
La corte d’appello di Cagliari è stata chiamata a decidere la validità del referendum invece s’è limitata ad inviare un quesito alla corte costituzionale per vedere se è legittimo il quorum posto per questo referendum. Come si legge sul pezzo di Giorgio Melis nel sito http://www.altravoce.net
Tutto alla Consulta, bocciato il Consiglio-pasticcio 2002,
non la Statutaria: contro-golpe sui referendari, Soru indenne
* Un primo aspetto comico sta nel fatto che a nessuno dei due comitati(forniti entrambi di una ricca pletora di costituzionalisti e di docenti universitari di diritto amministrativo) è venuto in mente di discutere questo punto prima di buttar via 10 milioni di euro
* Un secondo aspetto sta nel fatto che legge statutaria e modalità del referendum fanno parte di due distinte operazioni fatte da due consigli regionali diversi. Viene il sospetto che abbiano voluto rispettare l’insegnamento evangelico non sappia la tua destra quel che fa la tua sinistra
* l’iniziativa è infantile in quanto con il referendum s’è voluto ritardare l’approvazione della legge puntando i piedi come fanno i i bambini
* é impropria in quanto questo referendum è apparso ai più (compreso lo scrivente) come abrogativo di una legge votata a maggioranza semplice.
A nessuno, in consiglio regionale, è venuto in mente di rimboccarsi le maniche e di rifare la legge (stavolta con una maggioranza assai più alta che non dia adito a una ventina scarsa di stronzi * di buttar via i soldi del pubblico)? Anche perché questo stesso pubblico potrebbe chiedersi che cosa ci stanno a fare i consiglieri regionali ed a che titolo incassano i lauti stipendi che si sono attribuiti.
* Nota dell’autore: la parola esce spontaneamente dal cuore e non dal gusto del turpiloquio
Lascia un commento