Gelmini: il ministro ignora gli atti del governo!

23 Aprile 2011
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Rosa Maria Maggio - Presidente CIDI Cagliari

E’ sconcertante come il Ministro dell’Istruzione di fronte alle contestazioni dell’On. Letta alla trasmissione Ballarò, abbia apertamento ammesso di non conoscere il Documento di Economia e Finanza approvato dal Governo (di cui fa parte!!) e presentato all’Europa.
La contesa si è sviluppata attorno ad alcuni dati riportati nel D.E.F. e precisamente a quanto riportato a pagina 32 del Programma di stabilità: “dalla riorganizzazione della scuola e dell’università si attendono risparmi di spesa, al netto del Fondo di cui all’art. 64 co. 9 del dl 112/2008: in particolare nelle relazioni tecniche alla l. 244/2007 e al dl 112/2008 sono previste economie di spesa per il personale pari a oltre 1.293 milioni per il 2009, 2.809 milioni per il 2010, 3.911 nel 2011 e 4.561 milioni a decorrere dal 2012”. La discussione che ne è derivata circa il concetto di risparmio di spesa o tagli è stata penosa.
Mi sono chiesta che cosa i cittadini potessero capire di quella discussione ed anche che cosa può voler sapere il cittadino in relazione al documento che programma l’azione economico-finanziaria del governo per i prossimi anni.
Quel che è venuto fuori è un tentativo di depistaggio e cioè di non far capire come stanno le cose. Mentre è tutto molto chiaro .
E’ chiaro, ad esempio, che la spesa per istruzione (tavola V.1 del Programma di stabilità) dal 4,2 % del Pil nel 2010, passerà al 3,7% nel 2015 e al 3,5% nel 2020. E le ragioni di questa riduzione è spiegata appunto come effetto della misura di conteniemento della spesa per il personale (pag .51 del Progr. di stabilità).
Quindi non c’è nessuna novità se non la conferma che in base ai nuovi parametri nel rapporto studenti/docenti, alla riduzione del tempo pieno, all’abolizione del modulo con l’introduzione del maestro unico, la riduzione del tempo scuola nelle scuole medie e superiori, l’accorpamento di alcune discpline, il personale è stato e sarà ulteriormente ridotto nei prossimi anni.
E di conseguenza sarà ridotta la spesa pubblica per istruzione.
Nessuna innovazione potrà venire da questo programma per quanto il paragrafo si intitoli “Innovazione e capitale umano”.
Neanche Adam Smith nel suo Indagine sulla ricchezza delle nazioni ha dubbi sull’importanza dell’istruzione (1776) e quindi della spesa per istruzione:”Anche se lo Stato non dovesse trarre alcun vantaggio dall’istruzione dei ceti inferiori del popolo, dovrebbe ugualmente aver cura che non fossero del tutto privi di istruzione: tuttavia lo Stato trae dalla loro istruzione vantaggi non trascurabili. Quanto più tali ceti sono istruiti, tanto meno sono soggetti alle illusioni del fanatismo e della superstizione, che tra i popolo ignoranti danno spesso luogo ai più terribili disordini”.
Forse era un comunista anche A.Smith!!!
Ma la spesa pubblica non è l’insieme dei mezzi monetari che lo Stato eroga per il raggiungimento di un fine pubblico, in questo caso l’istruzione ?
Diminuire la spesa per istruzione significa diminuire queste erogazioni, significa tagliare la spesa. Io non so a che cosa pensasse il direttore del Tempo, Mario Sechi, quando apostrofava Enrico Letta circa la differenza tra il concetto di minore spesa e di taglio di spesa.
Tecnicamente è corretto parlare di minore spesa ma la sostanza non cambia.
Il modo in cui questo Governo ha deciso di ridurre la spesa per istruzione non è legato ad una diminuzione della popolazione scolastica, che anzi è in crescita anche per l’aumento dei flussi migratori, bensì’ ai i motivi che abbiamo precedentemente indicato ed anche a causa di modifiche unilaterali nel rapporto di lavoro degli insegnanti il cui rinnovo contrattuale è bloccato ed i cui scatti retributivi sono stati congelati per tre anni.
Si tratta di una scelta ideologica, fortemente punitiva di una categoria, quella degli insegnanti, destinatari dei continui attacchi anche del Premier, diretti a demolirne l’autorevolezza, insinuare nei cittadini il dubbio circa la faziosità del loro insegnare, smantellare il sistema della istruzione pubblica per tutti e per ciascuno.

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