Tonio Barracca
Le parole, le lacrime non bastano più. Soprattutto se, ogni volta che qualcuno muore sul lavoro, a causa del lavoro, lo sgomento del momento porta a dire che non dovrà più capitare. Ma ogni volta è cosi. Del resto questa stessa è la motivazione che spinge a denunciare la malasanità. Lo si fa perché non capiti più e non capiti ad altri. Ma agli altri continua a capitare. Allora, al di la delle lacrime, dobbiamo interrogarci su cosa possiamo fare per ridurre le morti sul lavoro. Ridurre vuol già dire che sarà molto difficile vincere questa battaglia. Da un lato perché le morti sono soprattutto in quei settori del lavoro nei quali la sindacalizzazione è molto bassa e il ricatto del lavoro, spesso in nero, non consente di rifiutare lavori pericolosi. Ma quello che ancora troppo spesso capita è che il rischio altissimo di incidenti sul lavoro è presente in lavorazioni industriali nelle quali i processi lavorativi, per la loro complessità, dovrebbero essere studiati in tutti i loro passaggi. E allora bisogna, usando le leggi e le forze in campo, porsi un obiettivo serio. Conoscere, avere un registro di tutti gli incidenti sul lavoro, al di la della loro gravità. Nominare un responsabile, con pieni poteri di ispezione dei luoghi di lavoro e di accesso alla documentazione anti infortunistica coadiuvato da un pool di persone esperte nei campi che ruotano attorno a ciò: diritto del lavoro, prevenzione, organizzazione del lavoro ed aziendale. Questo registro e questo pool deve analizzare ogni incidente, scoprire i punti deboli della lavorazione, le regole anti infortunistiche infrante, le carenze strutturali. Si deve arrivare, a partire dal registro, ad una mappa completa delle lavorazioni industriali e non dell’isola che portino a stilare tutti gli interventi necessari e le azioni da intraprendere perché il rischio di morte sia ridotto di una percentuale importante ogni anno. Dobbiamo ridurre nel giro di 5 anni il rischio di morte sul lavoro dell’90 %. Per ottenere questi risultati serve un coinvolgimento profondo di tutti i lavoratori. Ma serve molto più sindacato. Che vuol dire consapevolezza dei processi lavorativi e coinvolgimento nella gestione degli stessi. Un sindacato che rivendica diritti del lavoro nei confronti del “padrone” e che abdica a questo suo ruolo, lascia i lavoratori soli e impreparati ad affrontare le insidie di processi produttivi che continuano a mieter vittime innocenti.
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