Amsicora
Non m’intendo molto di diritto e tantomeno di penale. Un’idea però me la sono fatta. La durata della prescrizione è commisurata alla gravità del reato, non alla personalità del reo. Ergo, identico reato, identica prescrizione. L’articolo 3 del testo approvato ieri alla Camera, il “cuore” del provvedimento, invece accorcia i tempi della prescrizione per gli incensurati. Insomma, una prescrizione a forma di fisarmonica che si estende o si riduce a seconda della qualità delle persone: corta per gli incensurati, lunga per gli altri.
Ma, di grazia, se non traviso, le qualità del soggetto, l’incensuratezza o meno, non sono oggetto di valutazione al fine di stabilire la pena? Più tenue per i meno cattivi e più pesante per i cattivi.
E’ vero che - come diceva Bartolo da Sassoferrato - il diritto è elastico come la pelle dei rognoni, ma una logica pur ce l’ha. Ed è proprio la ragionevolezza che lo rende accettabile. In mancanza è puro arbitrio, negazione per definizione del diritto stesso.
Ma - si obietta - la legge è legge. E il voto finale a decidere. Ma qui, se non erro, viene in considerazione un quesito basilare del diritto: può il legislatore fare ciò che vuole? Può, ad esempio, dire che il rosso è nero? E se lo dice, il rosso è nero? La risposta, a rigor di logica, è negativa. E la logica risponde anche all’idea di giustizia. Non si può ex lege fare nero ciò che è rosso. E,dunque, non si può stabilire per uno stesso reato un diverso termine di prescrizione a seconda dell’imputato, dovendo le sue qualità rilevare al fine di graduare la pena.
A fronte di questi quesiti che investono nel profondo la folosofia del diritto e l’idea stessa di giustizia, sapete che fa il Guardasigilli? Angelino fa di conto, fa il ragioniere: a rischio solo lo 0,2% dei processi, dice. L’importante che nello 0,2, ci sia Berlusconi.
Certo che, nella patria di Giustiniano è dura da passare la nottata.
Ma non è solo il Ministro della Giustizia a sfidare la logica e il ridicolo globale, c’è anche il Ministro dell’Interno. Per Maroni i visti sono validi. Ma perfino il Belgio (a rischio d’implosione) gli dice no. La furbata da bar padano in Europa non passa. Nel vecchio continente non ci sono tifosi con camicia verde nè rincoglioniti all’uscita dei Palazzi di giustizia a plaudire all’imputato anziché lasciare che la giustizia faccia il suo corso. E così le furbizie poco intelligenti rimgono quel che sono: maldestri tentativi di violare lo spirito di Schengen.
E così nei bar padani ognuno spara cavolate in libertà. Castelli dice che contro la violenza (di chi?) è giusto usare il fucile, Per Speroni bisogna prendere la mira per salvare la nostra sovranità, come un tempo, quando Borghezio auspicava la caccia agli extracomunitari come la battuta al coniglio.
Le tragiche immagini dello sbarco a Pantelleria dovrebbero indurre alla serietà. Ma l’Italia ormai è in preda al delirio. Infinito e gobale. Fino a quando? A da passà ‘a nuttata?
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