Pietro Maurandi
dal Coordinatore regionale di S.D. riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Il dibattito politico sulla fine della legislatura e sulle elezioni regionali del 2009 sembra infilarsi sempre più in una sorta di referendum pro Soru o contro Soru. Il vizio più grave di questo dibattito è che i suoi protagonisti più accesi hanno quasi sempre in mente giudizi contrastanti sull’operato della Giunta e del Presidente che provengono dai gruppi dirigenti delle forze di centrosinistra. Sembra sfuggire ai più che la controversia investe direttamente l’elettorato di centrosinistra, che esprime giudizi assai radicali, si divide fra chi vorrebbe “santificare” Soru e chi vorrebbe “crocifiggerlo”.
La distinzione è importante perché se si trattasse di una diatriba tutta interna al personale politico la si potrebbe risolvere attraverso accordi (di bassa o di alta lega è un altro discorso) fra gruppi dirigenti. Invece lo scontro riguarda gli elettori ed è così aspro che essi sono pronti a mantenere i propri giudizi e ad esprimerli, qualunque cosa pensino i gruppi dirigenti dei partiti di riferimento.
Non è questa la sede per analizzare le origini e le responsabilità di questa situazione, per spiegare perché l’azione di governo in questi quattro anni invece di consolidare il consenso sembra averlo dissipato e ridotto. Dirò solo che le responsabilità appartengono a molti e che – senza criminalizzare nessuno – si può sperare almeno in un ravvedimento operoso, riconoscendo gli errori e lavorando per correggerli.
Ci sono due modi per consentire alle due parti di esprimersi. Il primo è continuare così e lasciare che gli elettori di centrosinistra critici e insoddisfatti lo facciano nelle elezioni del 2009 non andando a votare, col risultato di riconsegnare il governo della Sardegna al centrodestra.
Il secondo modo è consentire alle due parti di esprimersi nelle elezioni primarie, con un confronto vero, sui programmi, sulla concezione del governo e sul modo di interpretarla.
Per queste ragioni come Sinistra Democratica abbiamo proposto il ricorso alle primarie di coalizione, in cui tutte le posizioni trovino diritto di cittadinanza e riescano ad esprimersi compiutamente. Abbiamo parlato di primarie vere e senza rete, senza sfide fra partiti o pezzi di partiti, in cui sulla piattaforma programmatica della coalizione si confrontino idee e uomini, che con la loro personalità, sensibilità e cultura di governo si incaricano di interpretarla.
Naturalmente il presupposto di questi ragionamenti è che alla ricostruzione e al rilancio dell’alleanza di centrosinistra si creda davvero, abbandonando le suggestioni dell’andare da soli o peggio del fare un’alleanza con la pretesa di assoggettare alla propria logica gli alleati minori.
C’è anche un altro presupposto, che il terreno di confronto delle primarie e delle elezioni regionali non sia solo la conta fra opposte tifoserie, ma il progetto che una classe dirigente consapevole intende portare avanti per aprire una prospettiva alla Sardegna emarginata e ripiegata su se stessa di questi anni.
Il Partito Democratico – che aveva cominciato con l’intenzione di risolvere al proprio interno ogni problema per poi coinvolgere gli eventuali alleati – sembra avere abbandonato quella posizione per entrare nella logica propria di una coalizione, in cui non ci sono capitani e gregari, non solo perché ciascuno difende la sua dignità ma perché – con l’aria che tira – siamo tutti determinanti per il risultato finale.
E tuttavia né il Presidente della Regione né il suo partito sembrano avere abbandonato del tutto la tentazione di andare da soli. O meglio, se a livello di enunciazione l’autosufficienza sembra tramontata, nei comportamenti concreti tentazioni contrastanti e confusione di linguaggi regnano sovrani.
La cosa più grave è che contraddizioni e incertezze del Partito Democratico si riverberano pesantemente sull’attività del Consiglio Regionale, dove una maggioranza in affanno stenta a trovare il passo e la coesione giusti per concludere positivamente la legislatura e presentarsi con le carte in regola agli elettori. Si veda quello che accade per esempio sulla legge di riforma dei consorzi industriali e sulla legge urbanistica, due provvedimenti di riforma che dovrebbero qualificare il lavoro della legislatura. Ma su entrambe le leggi il Partito Democratico tenta inutilmente di risolvere le proprie contraddizioni e di imporre le proprie scelte agli alleati; e siccome non ci riesce il risultato è la paralisi, l’inconcludenza, la fretta e la sottovalutazione di proposte ragionevoli ed equilibrate provenienti da varie parti della società sarda.
Anche sul versante della legge statutaria non ci sono buone notizie. Al di là delle dispute giuridiche, mi pare evidente che la sua promulgazione ha lasciato aperto e inasprito il contenzioso e ha peggiorato le condizioni della maggioranza. Non solo, con questa soluzione restiamo attardati intorno alla discussione su una legge statutaria che ovviamente si muove nell’ambito dello Statuto esistente, mentre sforzi e intelligenze dovrebbero concentrarsi sulla sua riforma.
E’ troppo chiedere che la maggioranza ritrovi coesione ed efficacia nell’azione di governo? E’ troppo chiedere che il Presidente della Regione in prima persona assuma iniziative e lanci segnali con atti e comportamenti tali da promuovere la coesione?
A noi Sinistra Democratica non interessa partecipare alle tifoserie pro o contro Soru, non lo faremo comunque. Vorremmo cercare di vincere le prossime elezioni, non mettere nel conto di averle già perse, magari per cogliere l’occasione per regolare conti interni o situazioni personali. Ma per vincere è necessario prima di tutto farsi comprendere dagli elettori e cercare di convincerli. Io resto della vecchia opinione che c’è un solo modo per farlo: essere credibili nell’affrontare i problemi della società sarda con gli strumenti che si hanno a disposizione e nel prospettare un progetto di governo per la prossima legislatura.
7 commenti
1 A.P.
15 Luglio 2008 - 10:04
Maurandi ha ragione su un punto: le primarie, se vere, implicano che nessuno abbia una legittimazione ex se ad essere candidato. Accettare questo concetto significherebbe già rimettere i piedi per terra, se è vero com’è vero, che i soriani ritengono “lesa maestà” soltanto il pensare che Soru debba avere una legittimazione alla candidatura dal popolo del centrosinistra.
Detto questo, le altre osservazioni in sé corrette, fanno a pugni con una realtà ben triste. Intanto chi sarebbero i competitori di Soru? Al più un notabile PD, con la conseguenza che le primarie si trasformerebbero in un regolamento di conti fra le oligarchie di questo partito. Chi di noi sarebbe affascinato da questo confronto e sarebbe disposto a legittimarlo recandosi all’urna?
Pensare ad una candidatura esterna al PD non di bandiera è poco credibile: l’ex Arcobaleno in tutte le sue componenti è stata così servile verso Soru (spesso in cambio di qualche piccolo posto di sottogoverno) da rendere del tutto inverosimile un confronto fra un candidato della sinistra e Soru. E poi c’è qualcuno in quest’area disposto a farlo? La sensazione è che, invece, con l’aria di sconfitta che tira, i resti del notabiliato della sinistra puntino a buscarsi qualche minuscola riconferma nell’Assemblea regionale all’ombra di Soru.
L’alternativa andava costruita per tempo, ma esigeva un’autonomia dal governo regionale che non c’è stata (e non c’è). Con un diverso atteggiamento forse si sarebbe potuto costruire un polo entro il centrosinistra alternativo al PD e al Presidente sui temi della democrazia, della legalità e delle politche sociali e del lavoro. Si poteva dialogare con sardisti e socialisti e con una parte del PD fuori dai giochi oligarchici. Ora, è tardi, e del resto questa disponibilità non è in campo. Comunque, meglio tardi che mai. Se a sinistra c’è qualcuno disponibile batta un colpo. Maurandi, al di là della sua apprezzabile buona volontà, può mettere in campo un pò di forze?
2 G.M.
15 Luglio 2008 - 12:01
Il dibattito si incentra sul pro o contro solo perchè il sanlurese anzichè unire divide, di qualsiasi argomento si discuta.
Il consenso si consolida se si lavora “per”.., se invece si lavora sempre e comunque “contro” in modo arrogante e prevaricatore è ineluttabile il dissipamento.
Ravvedimento operoso…non è un pò tardi per ravvedersi? Concordo pienamente con la analisi del Sig. A.P. riguardo al servilismo.
Dopo aver smantellato senza aver peraltro costruito in precedenza e contribuito a gettare ancora più scompiglio con provvedimenti in alcuni casi raffazzonati e in dubbio di legalità, la sensazione è che in molti casi si sia buttato il bambino assieme all’acqua sporca, solo ed esclusivamente per vendetta, ci si nasconde dietro i numeri di un ipotetico risparmio, tutto da dimostrare, dimenticandosi, cosa molto grave per un esecutivo di sinistra, che dietro i numeri, nel settore pubblico, e non solo, ci sono persone con i loro problemi e che molte di queste percepiscono, forse, in un anno o più, l’emolumento mensile riservato al governatore. Primarie, ma davvero qualcuno crede che cambiando, a questo punto, il candidato, la situazione cambi davvero? Come non ritenere tutta la maggioranza “colpevole” di questo stato di cose?
Pensate davvero che io, da 30 anni, elettore di sinistra, 50 enne con famiglia a carico, che a causa di leggi approssimative e quasi sicuramente illegali emesse da questo governo regionale, rimasto disoccupato senza indennità possa fare distinzioni di lana caprina o filosofeggiare?
Probabilmente non a destra ma,
Mai più con questa sinistra!!
3 Sergio Ravaioli
15 Luglio 2008 - 17:13
Caro Maurandi,
accetto la tua diagnosi: metà degli elettori di centrosinistra santificano Soru (io avrei detto di meno), metà lo crocifiggono. Siccome nel centrodestra nessuno lo santifica, i giochi son fatti e elezioni sono perse.
Amen!
Inutile girarci intorno! Inutile cercare redenzioni quando si è ad un passo dal patibolo.
Piuttosto cerchiamo di fare in modo che la sconfitta del PD non travolga tutto il centrosinistra.
Studiamo bene la legge elettorale regionale (confesso di non averlo fatto), che non coincide con la schifezza nazionale, e vediamo se ci sono spazi per un terzo polo o comunque per una presenza in Consiglio regionale abbastanza forte da garantire che non vengano replicate le negative esperienze sia di Soru che di Pili-Masala.
E possibilmente rimediare a situazioni come quelle descritte nel bello, e sofferto, intervento di G.M. prima di me.
4 Enea Dessì
15 Luglio 2008 - 21:47
Scusa Maurandi, ma davvero credi di poter vincere le elezioni parlando di centrosinistra? Ma quale centrosinistra? Sii realista. Bisogna ritornare alla democrazia e non volermene se tra i democratici annovero tantissime persone che votano PDL; ma sono democratici a differenza di certuni dirigenti del centrosinistra che badano al loro solo e personale interesse manifestando spesso comportamenti che a definirli di regime è troppo poco. Dico ancora UNITA’ DI TUTTI I DEMOCRATICI, destri o sinistri che siano.
5 GIORGIO COSSU
16 Luglio 2008 - 00:09
La divisione si è andata accentuando tra partigiani, non per questo tra idee coerenti, non tra giacobini e frondisti, il conflitto si supera non con accordi di mediazione tra pochi ma con idee innovative, il cul de sac ha un’unica via d’uscita un confronto serio aperto su un progetto di governo e sui metodi, che significa istituzioni e pluralismo, quindi riforma dello Statuto in funzione dello sviluppo e della partecipazione. Fin qui d’accordo. Allora le primarie di coalizione vere, sulle idee e gli uomini, sul progetto e sui modi di governo paiono in bilico tra l’idea semplificata che passa, della conta sulla notorietà e presa elettorale di un candidato, contro un altro, e l’altra idea, colta ma non praticata, di una apertura ad una discussione di rinnovamento culturale e poltico da cui emerga una linea, un disegno coerente ed un metodo di governo e di partecipazione politica insieme ad una classe dirigente credibile ed a livello dei problemi di sviluppo dell’intera regione. QUESTE DUE IDEE NON appaiono ancora definite o garantite nella proposta, e senza questa articolazione, che era propria anche dei grandi partiti, consulte, conferenze, le primarie diventano la piramide rovesciata, instabile in cui un singolo si scrive il rpogramma e poi lo impone in forza di un consenso-conta nella logica del meno peggio, caricatura usuale della democrazia e quindi continua fonte di debolezza e conflitti. E’ certo tardi ma si può sempre fare, per una partecipazione aperta e progettuale basta una etica politica pluralista che dovrebbe essere alla base di ogni politica riformistica.
6 GIORGIO COSSU
17 Luglio 2008 - 17:16
LA PROPOSTA di primarie di coalizione vere arriva in uno stagno politico incerto e inquieto. DEVE aprire un dibattito sulle idee, che non sono scontate, aprendo infine un dibattito comune sempre mancato.
1- Riprendo la questione dei conflitti estesi alla base, perchè questa radicalità dipende dal populismo moralistico basato su identità e rigore disattento alla crescita e mirato a poche direzioni nuove, tutto con metodi centralistici e autoritari, con eccessi e unilateralità degli atti di Soru, in parte già iscritti in un programma di cultura regressiva, tutto giocato contro. Dall’altro lato dalle incertezze e assenza di alternative e disegni dei gruppi chiusi della maggioranza. Quindi l’assenza di un confronto programmatico e la usuale violazione del metodo democratico e la debolezza di disegno, hanno aperto un vaso di Pandora antipolitico, suscitato idee di conflitto e regolamento di conti. Conflitti indotti dall’assenza di idee pragmatiche e di metodi di partecipazione aperti. Questo qualunquismo moralistico da resa dei conti rischia di travolgere col sorismo quel che resta della credibilità dello spazio progressista.
2- Secondo, esiste in parte dentro e ai margini del PD e della sinistra una ruling class, competenze ed esperienze, che per ruoli, cultura ed etica possono contribuire alla costruzione di un progetto di riforme che produca risultati di crescita del sistema economico - finora oggetto di promesse e vincoli ma privo di governo- e non illusorie forme di benessere fondate su attività e servizi e non sulla sola conservazione.
3- In questo quadro tutto ciò che consente di aprire in uno spazio comune il confronto, richiama le forze disperse e deluse ad un contributo per la costruzione di un disegno di sviluppo, vanno colte senza frapporre obiezioni astratte, facendo in modo che le primarie siano l’occasione di confronto di idee e metodi di governo, legate ad un gruppo esteso di dirigenza inserita nella società e non cooptata.
Credo che una Consulta che porti ad una Conferenza programmatica possa in tre settimane costituire la base di un tavolo di selezione democratico, se esiste il rispetto proprio delle culture popolari mirate a effettivi mutamenti sociali, basate su un progetto di società realizzabile, e su un metodo di partecipazione attiva e di responsabilità condivisa, e non di delega non verificata.
Tavoli di confronto positivo che consentono la correzione spesso invocata dallo stesso C.S. ma di cui non si trovano tracce.
Ad Andrea - Una politica di sviluppo che manca non si improvvisa, con una qualche politica del lavoro, finora declinata come assistenza con due crisi aperte da Soru e finite con 780 milioni di cui si sospetta un effetto palliativo, simile ai 700 milioni dei progetti integrati. Occorre riattivare interventi per la produttività del tessuto reale di imprese e per la competitività del sistema con sostegni innovativi, politiche territoriali attente all’economia e alla società pur nel rispetto ambientale. 300.000 senza lavoro ed un sistema fermo non consentono di gingillarsi con le grandi opere, fuori da regole e il cui impatto economico resta incerto, l’industria ed il sistema reale sono restati fuori dall’ottica tutta mirata a ambiente e ricerca biomedica e ICT,
e ad una logica di nicchia, priva di una visione di sistema. Il fallimento è dato dalla mancanza di una linea di intervento pubblico fondato su progetti condivisi, sul concorso di competenze e sulla selezione, su istituzioni pluralistiche e cooperative, per far ricorso ad un misto di eccesso di vincoli PPR, PRTS, insieme all’assenza di interventi per la innovazione e produttività delle imprese, e alla competitività del sistema, e con una serie di misure regressive albergo diffuso, identità, sardo, promozione o di salti in avanti frammentari ICT, biomedicina, M&B, secondo una logica iperselettiva e provinciale, e interventi privi di disegno, progettazione integrata, grandi opere, manifestazioni, ed usando accentramento e indebolimento della PA, e con un sistema di cooptazioni, secondo una costante improvvisazione, un misto di liberismo e di centralismo ideologico, con assenza di liberalesimo e selezione sul campo più difficile e delicato delle scelte pubbliche dei piani di sviluppo, della strategia ampia e di lungo periodo, sostituita da una visione semplificata e personale del ritorno ad un’economia di nicchie, contadina e insieme ICT senza equilibri.
7 angelo aquilino
19 Luglio 2008 - 07:52
se facciamo le primarie come eviteremo che a scegliere il nostro candidato non siano quelli della destra? alle primarie per il leader del Pd in Sardegna hanno votato esponenti e militanti del centro-destra.Non vorrei che succedesse ancora.
angelo aquilino
Lascia un commento