Lo spezzatino della sanità

11 Aprile 2011
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Tonio Barracca

La regione Lombardia ha reso pubbliche, il 21 dicembre 2010, le 45 nuove nomine, dei direttori generali di 29 ospedali, delle 15 ASL e dell’Azienda regionale dell’emergenza e urgenza (Areu). Ma tutto ciò non segna di certo una svolta nei criteri della spartizione politica. Luciano Bresciani assessore leghista alla Sanità della Regione Lombardia con parole chiare e inequivocabili ha precisato che: “La nomina dei direttori generali di ASL e ospedali deve essere legata al peso del voto espresso dalla popolazione”. “Non si tratta, quindi, di lottizzazione, ma è semplicemente l’unico modo per rispettare il mandato degli elettori”. Gli elettori chiedono di avere un buon servizio sanitario e veniamo a sentire che ciò si può avere solo dando la direzione di un certo numero di ospedali alla Lega, di importanti ASL al PDL e quello che resta a qualche altro partito della coalizione. Sorprendente questa autarchia. Perché è evidente che dovremmo dare l’amministrazione della sanità a direttori generali autonomi dai partiti, ma fortemente capaci ed esperti. Ma almeno, anche se non condivisibile, è tutto chiaro. La Sardegna ha scelto la strada dello spezzatino della sanità, senza proclami. Sia la precedente giunta che quella attuale hanno deciso di gestire direttamente la sanità. I direttori generali, amministrativi e sanitari vengono nominati ciascuno come espressione della forza che le varie componenti politiche hanno all’interno della coalizione. Per poterli nominare e gestire così direttamente la sanità, si cambiano i criteri di selezione, si apre la strada a personaggi spesso senza alcuna esperienza e studio di management sanitario, si promuovono a direttori persino cittadini di paesi extraeuropei, si piegano gli interessi legittimi dei cittadini a mezzo per conservare il consenso elettorale. Un caos totale denunciato dalla stessa coalizione di governo. Chiunque governa usando questi mezzi distrugge il nostro del servizio sanitario regionale. Anche la nostra regione, come altre, deve avere una scuola di gestione e di valutazione della sanità che nasca dal contributo delle facoltà di economia, giurisprudenza e medicina. Una scuola che formi una classe di amministratori che avranno le loro idee politiche, ma che sapranno amministrare con competenza la nostra sanità. E chi saprà dare una buona sanità avrà un consenso elettorale vero, diverso da quello ottenuto finora.

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