Michele Podda
Riceviamo questa lettera, che volentieri pubblichiamo che sintetizza il pensiero di molti democratici, cagliaritani e non.
Una cosa è certa, caro Direttore: finora immagini e messaggi delle gigantografie puntano più sulle parole che sui fatti. Mi pare che oggi come oggi ci vorrebbe altro, come:
1- TESTA, LISTE, CANDIDATI, come tu dici, anche se poi resta il problema di quanti cittadini elettori possano veramente conoscerli e siano in grado di valutarli;
2- PROGRAMMI, che finora sono assolutamente assenti o sconosciuti e che, in ogni caso, saranno come sempre un cumulo di slogans e luoghi comuni, in gran parte tanto roboanti quanto vuoti;
3- COMUNICAZIONE, quella che ancora è insufficiente se non scarsa, per cui il Grande Pubblico resta normalmente fuori da una informazione corretta e completa, che contribuisca a chiarire e a metterlo in condizioni di voler partecipare al voto e di poter scegliere davvero;
4- DIBATTITO, inteso più che altro nella capacità dei candidati tutti di SENTIRE, SOLLECITARE richieste e bisogni, e da lì muovere per predisporre programmi concreti e chiari.
Mancando tutto ciò, e in particolare quanto suggerito al terzo e quarto punto, quel rapporto cioè tra POLITICA e SOCIETA’ che sembra irrecuperabile, avverrà immancabilmente una ulteriore contrazione dei votanti, che si limiteranno agli attivisti dei partiti, agli abitudinari, ai nasiturati (dell’una e dell’altra parte) e ai contestatori con voto nullo o scheda bianca.
Forse quella possibilità di riunire le Associazioni di Cagliari, così numerose, poteva essere un primo passo per dar voce ai cittadini; anche questo però è facile a dirsi…
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