La destra succede alla destra?

2 Aprile 2011
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Red

Dopo Casini e Fini e con loro, una parte della destra italiana prova a succedere a se stessa, all’altra parte di sè. Una destra costituzionale contro una destra anticostituzionale e sfascista come quella berlusco-bossiana. Una destra in sintonia con le destre europee, antioperaie e antiegalitarie, ma modernizzanti contro una destra cialtrona e parolaia.
Che sia questa l’alternativa al Cavaliere in Italia? E’ presto per dirlo. Certo, passo passo, questa nuova destra sta ingrossando i suoi ranghi ed anche irrobustendo i suoi discorsi con l’evidente tentativo d’intercettare gli umori antipartito di una buona fetta degli italiani. Ed anche una disaffezione da Berlusconi di settori moderati che vogliono istituzioni decorose e funzionanti e un rilancio della moralità pubblica e privata. In più il degrado economico è tale da indurre fette d’imprenditoria a staccarsi dalle fanfaronate del Cavaliere che creano solo macerie industriali. Insomma, c’è un vento di rivolta contro i rais, che investe anche il nostro Paese e quello speciale rais occidentale-orientale che è Berlusconi.
Ecco in sintesi il manifesto di questa destra che si candida a succedere al Caimano, cioè a se stessa.
“Stiamo assistendo ad un indecoroso e inaccettabile disfacimento del senso delle istituzioni e della responsabilità pubblica”. Lo ha detto il presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, intervenendo a Napoli al settimo congresso nazionale del Siap. “Ciò - ha proseguito Montezemolo - è accompagnato dal silenzio assordante della società civile, delle associazioni di rappresentanza e della classe dirigente del paese che rischia di diventare complice di questo degrado. L’unico argine che tiene é la Presidenza della Repubblica, a cui mai come ora dobbiamo essere tutti grati”. Per Montezemolo la professione che più di tutte negli ultimi 17 anni ha goduto di una rendita di posizione è la politica: “in Italia - ha detto - la politica e ormai da anni la prima azienda del Paese e la società è infettata da una presenza malsana dei partiti, in una miriade di settori che non gli competono. Ma la perdita del senso del pudore non risulta solo dall’abuso di privilegi ingiusti, ma anche da quella che io chiamo la sindrome del marziano. Politici - ha spiegato - che sono sulla scena da vent’anno e che parlano come se fossero arrivati ieri da Marte”.
”Ce’ bisogno - ha sottolineato Montezemolo - di una leadership che dica la verita’, che abbia il coraggio di decidere, di rianimare l’Italia, di aiutarla a riannodare il filo della sua storia e di ritrovare la sua identita’ e la fiducia in se stessa. Credo che l’Italia sia come una Ferrari - ha concluso - una macchina straordinaria fatta per correre, per competere e per vincere. Non possiamo piu’ permetterci di tenerla ferma ai box per paura di una sconfitta, dobbiamo rimetterla in moto. Tutti insieme”.

1 commento

  • 1 aldo lobina
    2 Aprile 2011 - 07:47

    Altro che Ferrari! Il paragone con la Ferrari non calza. E’ pura propaganda appunto di una destra venusiana e snob . Dov’è che Montezemolo ha visto in Italia strade percorribili da Ferrari in corsa? Nell’autostrada del Sole? Nella Carlo inFelice? O nei circuiti sportivi? Mi accontenterei di un buon fuori strada e, per ora, anche solo di un trattore. Unici mezzi per aiutarci a tracciare sentieri di lavoro e di libertà dalla fame e dalla dipendenza.
    Sostituire la destra ad personam ,geneticamente impresentabile del nostro bananeto repubblicano, con una altra destra costituzionale, democratica ed europea è al momento utopico in Italia. Ma fa bene chi ci crede a tentarci. Sarebbe un passo avanti. A molti Italiani piacciono i discorsi semplificati, con pochi distinguo. Gli slogan e le battute dei celoduristi sono il linguaggio adottato e accettato di una classe politica istintiva. Che crea fanatismo. Che alligna dove muore l’informazione, la istruzione pubblica, la cultura. Bisogna che anche Montezemolo sappia che comunque non si tratta di vincere e basta.
    Prima bisogna convincere. Per mutare il disinteresse e l’astensionismo di molti in impegno civile ci vuole altro. Qui non si tratta di fabbricare e vendere automobili. Prima bisogna costruire percorsi praticabili. senza quelle grosse sperequazioni contro le quali dubito che Montezemolo combatterebbe, tagliando per esempio i suoi guadagni o quelli di una classe di ben pasciuti signori, politici e non, che parlano e straparlano, mentre c’è chi ha difficoltà reali a sbarcare il lunario.

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