A cena a parlare dei Massimi (non sistemi, ma Zedda e Fantola)

1 Aprile 2011
1 Commento


Andrea Pubusa

Gira gira a cena si finisce sempre lì, sì a parlare di Berlusconi o dei Massimi, non dei massimi sistemi, ma di Massimo Zedda e Massimo Fantola. Ma mentre sull’horror sconsolato, che accompagna le chiacchiere sul Cavaliere, si è tutti d’accordo, e di lui nessuno ride più, sui Massimi è diverso. O meglio anche qui tutti d’accordo: il Massimo bianco è persona rispettabile, all’altezza, è professore universitario, l’altro è uno che esibisce la sua faccia giovanile nei manifesti giganti. “Sì ma è il candidato del centrosinistra e dobbiamo votarlo senza se e senza ma”,  dice decisa  Cristina. La pensa così, astrattamente parlando anche Asor Rosa, in trattoria dopo la presentazione del suo libro. Dello stesso parere è Luciano, per il quale l’importante è battere il candidato del centro destra. E dire che però qualche mese fà qualcuno nel PD parlava bene di Fantola tanto bene che lo avrebbe voluto candidato del centrosinistra.  Un’operazione di allargamento delle alleanze per vincere, si diceva. Boh! Allora, per la proprietà transitiva, se vince Fantola, abbiamo vinto anche noi!? Delle due l’una: o sono confuso io (cosa sempre più frequente di questi tempi) oppure lo è qualche settore del PD. Mi viene un sospetto atroce: non è che per certi dirigenti del PD è intelligente tutto ciò che sa di destra, come le candidature di Veltroni. Ricordate? Metteva in lista personaggi bell’e pronti a passare, armi e bagagli, col Cavaliere alla prima occasione.
Gianna dice invece che per vincere bisogna volerlo e per volerlo occorre dire cose di sinistra e prepare le candidature, nomi che suscitino entusiasmo, e se questo è pretendere troppo, almeno un diffuso consenso. Andrea è più netto. “Se vogliono il mio voto devono conquistarselo. Non con manifesti giganti, come fa la destra e ora anche la sinistra radicale, ma con candidature all’altezza e programmi seri”. “Con questi rigorismi perdiamo sempre!”, sbotta, contrariata, Cristina. “Ma questo vuol dire che ormai a sinistra dobbiamo acconciarci a candidarure qualsiasi”, replica Andrea. Asor osserva che ogni pezzetto di terreno tolto a Berlusconi è sempre sacrosanto.
La pensano così tutti i nostri intelocutori esterni, continentali in visita in città. Così diceva qualche giorno fà a casa di amici anche Luciana Castellina, pure lei a Cagliari per la presentazione del suo ultimo libro. Ma Marco replicava che ormai l’astensione non è più diserzione, ma legittima difesa contro le candidature provocatorie. “Ci tolgono anche il gusto del voto”, rincara Francesco. E, stranamente, Annamaria annuisce.
Ma non sono solo i vecchi della sinistra a pensarla così. Anche Luca e Manu, due giovani brillanti della nuova sinistra cagliaritana non sono teneri. “Giovani sì, ma impegnati nel lavoro o nelle profesioni o nella ricerca del lavoro”. “Obiettano che critichiamo Massimo il rosso perché non è laureato” - osserva Carlo,  avvocato trentenne. “Ma non è così. Vanno bene anche le candidature di lavoratori o precari impegnati nel sindacato o nei luoghi di lavoro, come si usava un tempo. Anzi ce ne fossero in lista!”. Tonio, compagno dai tempi dell’università. medico da poco in pensione, una vita in corsia al servizio dei malati, è deciso, astensione senza se e senza ma.  La moglie, anche lei medico, è più possibilista: “Vediamo le liste. Non ci metteranno qualcuno che ci trascini al seggio?”. Ecco, le candidature. Sono importanti, perché molti a sinistra cercano qualsiasi pretesto pur di votare. Non ci vuole molto. Basta una candidatura presentabile. Ed allora un appello: compagni di ogni bandiera e di ogni fazione, suvvia!, accontetateci. L’istanza è ragionevolissima. In un cantuccio nella lista metteteci non solo una bella faccia, ma anche una bella testa. Almeno una.

1 commento

  • 1 Angelo
    5 Aprile 2011 - 20:03

    Stimato Professore, la vera novità di queste elezioni è la presenza di due candidate donne indipendentiste con un programma valido. Magari non vinceranno, però le si può votare senza sofferenze per l’animo.

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