L’ANPI a congresso per rafforzare l’antifascismo e la Costituzione

31 Marzo 2011
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Antonello Murgia

Dal 24 al 27 marzo si è tenuto a Torino il 15° congresso nazionale dell’ANPI dal titolo “Più forza all’antifascismo, più futuro per la democrazia”. Sta crescendo la nuova ANPI che ha aperto ai giovani, che si propone come casa comune degli antifascisti e che sta dotandosi, come ha fatto notare, fra gli altri, Antonio Pizzinato nel suo intervento, degli strumenti per soddisfare questo compito, per essere coscienza critica che mette in guardia dalle proposte avventuriste di modifiche costituzionali. I dati relativi alle iscrizioni documentano la crescita di interesse: dai 105.000 del 2010, nel 2011 siamo già a 120.000.
L’apertura del congresso si è svolta nella suggestiva cornice del Teatro Carignano ed ha visto interventi molto stimolanti come quello della segretaria nazionale della CGIL Susanna Camusso, che nel portare il saluto e l’impegno del sindacato nella battaglia comune, ha ricordato il ruolo decisivo della scuola pubblica come luogo di formazione del cittadino e ambito cruciale per l’acquisizione della capacità di esigere i diritti fondamentali. Ma l’intervento più ricco di spunti importanti per la riflessione comune è stato la lectio magistralis, e raramente questo termine mi è apparso cosi’ appropriato, di Gustavo Zagrebelsky. Il presidente emerito della Corte Costituzionale ha spiegato col suo tono pacato e privo di retorica come la crescita delle disuguaglianze realizzata dall’attuale maggioranza parlamentare non sia solo una conseguenza dolorosa di una politica ingiusta, ma la condizione necessaria per mantenere e perpetuare questo sistema. Ci ha parlato di quelli che ha chiamato “giri”, luoghi di gestione dei privilegi ai quali puoi accedere solamente garantendo la fedeltà a chi ti coopta e nei quali si esercita la sudditanza verso chi sta nei gradini soprastanti e l’arroganza verso chi sta in quelli sottostanti o al di fuori del giro. Presto la prolusione di Zagrebelsky dovrebbe essere postata nel sito dell’ANPI nazionale.
La presidenza del congresso ha dovuto contingentare gli interventi perché già nella prima giornata c’erano 120 richieste, segno dell’interesse e dell’intensità della partecipazione. Tema molto dibattuto e’ stato quello del passaggio di testimone dalla generazione dei partigiani a quella dei giovani: un ruolo importante in questo senso, secondo Carlo Smuraglia, ce l’ha quella generazione di mezzo, numericamente la più consistente in questo momento, che ha il compito di garantire quel rinnovamento nella continuità cui tutti hanno dichiarato di aspirare. Significativa la presenza di giovani con interventi appassionati anche se orientati più a ribadire enunciati generali che a proporre strade praticabili per i compiti che l’ANPI si è assunta. Non poteva mancare un richiamo a Piero Calamandrei, Padre costituente dal pensiero sempre attuale: “La Costituzione non è l’epilogo di una rivoluzione già fatta, ma l’inizio di una rivoluzione da fare”. E cioè’ la Costituzione ha bisogno di essere applicata, va portato a compimento il suo progetto di democrazia, non sono necessari, in questo momento, balzi in avanti teorici e tanto meno fasi neocostituenti.
E’ stato fatto notare che nel congresso del 2006 era stata deliberata la creazione dei dipartimenti, poi rimasti lettera morta. E’ necessario attivarli e farne uno strumento di elaborazione partecipata dei programmi, con un collegamento non burocratico fra Comitato nazionale e Comitati provinciali (o, meglio ancora, sezioni).
Una giovane ha fatto presente che i nuovi fascismi si combattono anche interagendo con i migranti e aiutandoli a prendere consapevolezza dei loro diritti. Diversi anche gli interventi preoccupati per la guerra libica e per il predominio della ragione delle armi sulle armi della ragione; così pure rispetto alla necessità di garantire uno sviluppo ecocompatibile e alla necessità di abbandonare programmi nucleari che in Giappone stanno dimostrando tutto il loro potere devastante.
Venendo agli aspetti un po’ carenti, forse c’è stato un po’ di timore reverenziale nei confronti dei partiti, si è preferito non “marcarli stretti” su temi che sono certo di loro competenza (legge elettorale, blindatura dell’art. 138, etc.), ma la cui soluzione è di importanza fondamentale anche per le ragioni che stanno alla base dell’esistenza dell’ANPI. Un limite è stato anche la scarsa preparazione delle decisioni congressuali, come ad esempio il bilanciamento di genere mediante l’integrazione del Consiglio nazionale con 40 donne, cosa che è stata effettuata senza la consultazione delle sezioni e dei Comitati provinciali. Ma si è trattato di difetti modesti, comprensibili nel passaggio da una conduzione fra compagni che da oltre 60 anni hanno un rapporto molto stretto ad un’organizzazione complessa e da governare in modo aperto e trasparente. Certo, dalla capacità di superare questi limiti dipenderà il risultato del compito che l’ANPI si è data: superare completamente la dimensione nostalgica e rafforzare il ruolo di difesa della Costituzione e del progetto di democrazia in essa contenuto.

1 commento

  • 1 alessandro conti
    20 Aprile 2011 - 11:06

    Non ero presente al congresso e ne ho ricevuto finora notizie incomplete e, in particolare sul Consiglio Nazionale femminile, piuttosto confuse. Perciò il mio commento è piuttosto una domanda: e’ opera delle donne o c’entrano anche i maschietti? E fino a che punto? Non vorrei che fosse una domanda retorica.

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