Gianluca Scroccu
Oggi Giovedì 31 marzo dalle ore 16,00 presso l’aula magna della Facoltà di Lettere e Filosofia “B. R. Motzo”, II° Piano, la Fondazione “Solidarietà e Diritti- Luca Raggio” con la collaborazione del Dipartimento di studi storici, geografici e artistici dell’Università di Cagliari, organizzano la presentazione del libro di Marco Revelli “Poveri, noi” (Einaudi 2010). Oltre all’autore intervengono Francesco Atzeni, Direttore del Dipartimento, e Gianluca Scroccu, presidente della Fondazione Luca Raggio.
Ecco ora la presentazione di Gianluca Scroccu. Il libro era già stato presentato in questo blog nel gennaio scorso anche mediante un’intervista all’autore.
Non è un’Italia felice quella che viene fuori dall’ultimo libro di Marco Revelli “Poveri, noi” (Einaudi, pp. 128, euro 10). Tutt’altro: piuttosto precaria, divisa e frustrata. Con 19 milioni di persone che rischiano di essere messe in difficoltà da una spesa improvvisa. Cifre a dir poco drammatiche. L’autore, storico e sociologo, docente all’Università del Piemonte Orientale, conduce il lettore in un viaggio dentro i numeri che testimoniano tutta la fragilità del nostro tessuto economico, mettendo in evidenza la dissoluzione della classe media, oramai sfiduciata e con difficoltà nel chiudere il mese, ma soprattutto le vittime principali di questo Paese alla deriva: i giovani e le donne. Sono loro, infatti, a pagare maggiormente i costi di questa crisi senza soluzione, dove il dogma della flessibilità ha lasciato soltanto una consolidata precarietà che non riesce a dare una prospettiva per il futuro ad intere generazioni. Quello che appare chiaro è che questo quadro rappresenta il campo ideale per la proliferazione del populismo che consolida il suo consenso o quantomeno non lo perde sfruttando i rancori e l’incapacità di pensare ed agire in maniera collettiva di cittadini immersi nelle preoccupazioni quotidiane dettate dalle loro sofferenze economiche. Si rompono i vincoli di solidarietà, si rafforzano le chiusure nei confronti dei diversi e di coloro che vengono dall’estero: in una parola si dissolve la democrazia in un contesto dove la politica e i partiti, sempre più distanti e vittime della personalizzazione mediatica, non sanno dare risposte. Invertire la rotta è possibile? Certo, a patto che ci rendiamo davvero conto della situazione difficile in cui viviamo e capiamo che per cambiare le cose dobbiamo smettere di dare deleghe in bianco o ragionare secondo le logiche degli spot pubblicitari.
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