Scusi, Presidente, io pareri pro veritate non ne rendo

11 Luglio 2008
2 Commenti


Andrea Pubusa

C’era un vecchio avvocato cagliaritano, un vero principe del Foro, anche se aveva l’aspetto e la modestia del contadino, il quale diceva: “Pareri pro veritate? Io non ne rendo”. E di fronte alla sorpresa di noi giovani avvocati, rispondeva, con ironia: “se dico la verità, come m’impone il nome pomposo del parere e l’etica professionale, corro il rischio che il cliente mi paghi di mala voglia, lo cestini e ne chieda un altro, anch’esso pro veritate, che dice esattamente il contrario e ovviamente gli dà ragione”. E concludeva “No, io di queste cose non ne faccio. Pareri pro veritate non ne rendo”. Era principe del Foro, ma anzitutto un galantuomo. Noi non sappiamo se il Presidente Soru abbia chiesto altri pareri, certo è che in queste prestazioni a pagamento la veritas sta sempre dalla parte del committente. Mai che chi paga ne esibisca uno che gli dà torto! Ed allora non me ne voglia Valerio Onida (tralascio gli altri), ma perché non ha fatto come l’avvocato-contadino cagliaritano? Perché ha consigliato una promulgazione palesemente extra ordinem, fuori dalla legge, in contrasto delle indicazioni fornite dalla stessa Corte costituzionale, ch’egli pure ha presieduto con onore? Perché ha detto che il Presidente non può interpretare la legge in sede di promulgazione, e poi gliene suggerisce una che - per sua stessa ammissione – non rispetta la formula dettata dall’art. 12? E come fa poi a firmare appelli contro le leggi ad personam? Come fa ad indignarsi per le forzature del quadro normativo del cavaliere? Come fa a spaventarsi per il lento scivolare del nostro Paese alla civiltà giuridica dello Stato delle Bananas? Ha letto la disciplina sul conflitto d’interessi della statutaria (costata 100.000,00,euro per la semplice traduzione di alcune norme dall’inglese e dal francese del Canada, dove questa disciplina era stata introdotta a tutela di un primo ministro-magnate)? Ed ha letto l’art,. 38 “salvaincompatibili”? Frutto di un mercimonio indecoroso, che investe perfino la legislazione paracostituzionale, come la Statutaria. E cosa trova di diverso nella corsa alla monocrazia di Soru rispetto a quella del Cavaliere?
Altro che domande complesse! Altro che affilate analisi sociologiche! Ecco qui abbiamo la risposta al perché dello sfaldamento del centrosinistra e del PD, che è innanzitutto cedimento morale, adattamento alla contingenza senza più alcun parametro interpretativo e di guida. Senza principi, per cui è male ciò che fa l’avversario, ma è un bene se la stessa cosa la fa qualcuno della mia parte. Che credibilità ha in Sardegna la lotta alla legge salvaberlusconi condotta da Veltroni? Come si può pretendere di tenere unito uno schieramento che deve avere alla sua base il rispetto rigoroso della legalità repubblicana, quando se ne consiglia la forzatura da parte di eminenti esponenti del fronte democratico e la forzatura si compie ad opera di un presidente del centrosinistra? E basta mettersi a posto, dal punto di vista professionale, preavvisando che quanto suggerito legittima il ricorso alla Corte costituzionale? E a che serve ammonire che il Giudice delle leggi ben può annullare la Statutaria per vizi proprio connessi alla disciplina che, senza forzature, poteva ben rispettarsi accantonando una legge, che il corpo elettorale non ha approvato?
Per fortuna, c’è ancora un giudice a Berlino! Sarà investito della questione, e ne attenderemo con pazienza il giudizio. E solo allora, qualunque, esso sarà, avremo pace, sapendo di aver fatto fin in fondo il nostro dovere di democratici e di normali cittadini liberi. A ben vedere, è quanto insegnava il vecchio avvocato-contadino, uomo modesto, ma anzitutto uomo, che sicuramente in questo caso avrebbe detto a Soru: “Chiedo scusa, Presidente, io pareri pro veritate non ne rendo”, Rinunciava così a laute parcelle, ma ha salvato la sua dignità.

2 commenti

  • 1 Marcello Vignolo
    11 Luglio 2008 - 11:41

    Anche a me è venuta la tentazione di chiedere al Presidente Onida se conoscesse il testo della legge, con le sue perle sul conflitto di interessi, sul “salvaincompatibili”, sul presidenzialismo esasperato. Ma se chiedessimo ad Onida di esprimersi sulla legittimità della promulgazione in ragione della sua adesione o meno allo spirito della statutaria, finiremmo per chiedergli di far propria la disonestà intellettuale di chi confonde il principio di legalità con quello della convenienza. Se il referendum avesse dato esito positivo, se quindi la maggioranza dei votanti avesse detto sì, avrei certamente ritenuto doverosa la promulgazione della legge, ancorché a me non gradita affatto, e non mi sarei mai sognato di rendere pareri di sorta finalizzati ad impedire il rispetto di quel dovere. Allo stesso modo troverei scandaloso un ripensamento sulla promulgabilità della legge, conseguente ad una valutazione negativa del suo contenuto da parte dell’Illustre Studioso. Si limiti dunque Onida a spiegarci le contraddizioni del suo parere, ci aiuti a fugare il sospetto che sia diventato normale, anche per chi ha partecipato in prima fila a tante battaglie di civiltà, che abbiamo con entusiasmo condiviso, rinunziare alla propria scienza e coscienza per compiacere ad una maggioranza od al suo capo.

  • 2 antonio leoni jr.
    11 Luglio 2008 - 13:40

    Siamo in un’era nella quale molti esaltano il progresso costituito dalla digitalizzazione delle procedure, sia nella pubblica amministrazione sia nei servizi offeri dai privati. Questo progresso viene spesso contrapposto ai vetusti formalismi burocratici imperanti nell’era del documento cartaceo. E’ capitato persino, di recente, che il Presidente della Regione Sardegna, di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale che semplicemente ricordava il divieto posto dall’articolo 81 della Costituzione di inserire nel bilancio annuale entrate che potrebbero maturare solo in anni futuri a copertura di spese che invece si intenda fare nell’anno corrente, abbia stigmatizzato che la Corte appaia ispirata a criteri di formazione dei bilanci vecchi, inadeguati all’era in cui “i bilanci si fanno col computer”. Ora, io credo che a tutti sia capitato di dover compilare modulari online, vuoi per ottenere un passaporto, vuoi per ottenere un contributo regionale, vuoi per pagare l’ICI, vuoi per avere una SIM della TIM o di Vodafone eccetera. Se tentate di usare una formula diversa da quella imposta dal sistema del fornitore (pubblico o privato) semplicemente non siete nemmeno ammessi a proseguire nella procedura. Il presidente emerito Onida ha superato sia gli ostacoli della vecchia impostazione sia quelli ancor più rigidi della nuova era digitale, suggerendo al Presidnte della Regione di inventarsi una formula di promulgazione che non è prevista (nè autorizzata) da nessuna legge. E lo ha fatto subito dopo aver detto che il Presidente, nel decidere se promulgare o meno, non ha alcuna discrezionalità, dovendo rigorosamente applicare le leggi vigenti. Così va l’Italia: a destra, anche nel centrosinistra, che infatti, come area culturale ed etica capace di influire sulle coscienze e sui comportamenti, non esiste più. Dopo il Lodo Schifani, in fondo, ci sta in pieno ancheil piccolo Lodo Onida.

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