Tonio Barracca
Una delle richieste più frequenti, anzi la sola richiesta che i medici e spesso anche i pazienti fanno è quella di poter disporre di risorse aggiuntive per gli investimenti in tecnologia. Ora è vero che essa pervade il mondo della salute e in un futuro non lontano saranno le macchine a curare gli uomini. Ma questa richiesta nasconde la grande fiducia nel “progresso tecnologico” e la poca capacità di vedere il merito e la debolezza di queste scelte. Anche nel nostro servizio sanitario regionale pur in mancanza di una visione di come il sistema si dovrà evolvere, la sirena della tecnologia si fa sentire. Il nostro sistema è a bassa tecnologia ed ogni passo per incrementarla deve essere valutato con attenzione. Ma nonostante ciò si sente parlare di tecnologia robotica come qualcosa che darebbe lustro alla nostra sanità. Questa tecnologia è in rapida espansione negli ultimi 4 anni in Europa e Stati Uniti. Le procedure robot assistite sono passate da 80mila a 210mila dal 2007. Il numero delle apparecchiature installate da 800 a 1500. Un’ampia varietà di procedure viene ora effettuata con la chirurgia robot-assistita anche se è necessario ricordare che molte di queste procedure venivano eseguite per via laparoscopica prima dell’era robotica. I sistemi di chirurgia robotica hanno costi fissi molto alti, da 1 a 2,5milioni per unità operativa (al Brotzu sono stati di 3.5 milioni di €). I chirurghi devono eseguire 150-250 procedure prima di essere giudicati adatti al loro uso. A ciò si aggiungono i costi di manutenzione e materiali di consumo. Inoltre i tempi degli interventi sono molto più lunghi di quelli dell’intervento tradizionale, anche se poi i tempi del post intervento sono più ridotti. I costi addizionali per ogni intervento robotizzato rispetto alla chirurgia tradizionale sono di 1600 euro. Ma, se si considerano i costi dell’ammortamento del robot, il costo aggiuntivo è di 3200 euro per intervento, il 13 % in più. E’improbabile che la chirurgia robotizzata rimpiazzi la chirurgia convenzionale, ma se questo avvenisse i costi per la sanità americana aumenterebbero di 25 miliardi di dollari. Gli studi comparativi di costo efficacia hanno fallito nel dimostrare che, nel lungo termine, i risultati della chirurgia robot assistita siano migliori della chirurgia tradizionale. Ed allora è necessario guardare con molta attenzione alle sirene della tecnologia medica.
1 commento
1 aldo lobina
28 Marzo 2011 - 08:19
Anche il viaggio sulla luna è stato il risultato di conquiste tecnologiche. E, per ora, i benefici sono stati più legati allo studio dei mezzi per riuscirci piuttosto che al fine. La tecnologia rischia di dominare il futuro, riducendo l’uomo a operatore di un mansionario di cui non riesce a dominare tutto l’articolato. Per questo è bene che l’uomo si adoperi sempre a stare un gradino più in alto.
Per rimanere in campo sanitario: ho iniziato a fare il chirurgo quando ancora non esistevano le suturatrici meccaniche. Ho imparato a “cucire” (suturare e anastomizzare) i visceri a mano. Oggi le suturatrici meccaniche di tante fogge servono alla bisogna. Se mi dovessero mancare riuscirei comunque nello scopo.
I giovani chirurghi italiani - ammesso che ce ne siano (ritornerò sull’argomento in un altro intervento) - hanno saltato la fase “manuale”. Loro e i pazienti insieme potrebbero risentirne.
Ma, costi a parte, starei attento a non demonizzare troppo le conquiste tecnologiche, purché sia l’uomo, il soggetto della storia e la tecnologia “il suo obbediente funzionario”.Ha ragione Galimberti. La sopravvivenza dell’uomo, povero di istinti animali, non potendo essere codificata da essi dipende dalla tecnica, che diventa uno dei luoghi più rappresentativi della sua libertà.
Bene anche il robot chirurgo quindi, ma non il chirurgo robot!
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