Guglielmo Ragozzino - Il Manifesto
Oggi SABATO 26 MARZO a CAGLIARI
MANIFESTAZIONE ANTINUCLEARE
con Partenza da piazza Giovanni - raduno h15
e Arrivo in piazza Garibaldi
Percorso: p.zza Giovanni, via Cavaro, via S.Benedetto, p.zza S.Benedetto, via Dante, p.zza Repubblica, via Alghero, p.zza Garibaldi
Organizza il Comitato SI No.Nucleare
Sull’argomento ecco un articolo di Guglielmo Ragozzino . Il Manifesto
Sotto elezioni, Angela Merkel, cancelliera di Germania, ritorna sul tema dell’energia nucleare e si spiega con sei parole: «Prima ne usciamo e meglio sarà». Sotto referendum, anche il governo di Silvio Berlusconi, presidente del consiglio italiano, torna sull’argomento, ma ci gira intorno annunciando «un’opportuna moratoria di almeno un anno così da pervenire a decisioni ponderate e serene e non condizionate dall’emotività del momento». In risposta al dramma del Giappone e di Fukushima, c’è dunque chi sceglie di parlar franco; e chi usa una lingua che i sioux chiamerebbero «biforcuta».
Un esempio tipico tra i tanti è dato dal sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia, quindi un membro del governo: «…anche se non è corretto sul piano istituzionale credo che il Pdl dovrebbe dire di non andare a votare». Nella stessa linea di pensiero, quella di evitare soprattutto che la popolazione decida, il governo indica definitivamente la data del referendum; con poca sorpresa è proprio il 12 giugno, la data meno favorevole, un disperato tentativo di dare il massimo vantaggio alle intenzioni astensionistiche di Saglia e di quelli come lui.
L’«opportuna moratoria» decisa dal governo è un estrema manovra di confusione. Non si accetta la sconfitta, con coraggio, come Merkel; ammettere che il tardivo percorso nucleare italiano non ha prospettive, vorrebbe dire che Berlusconi ha avuto torto, almeno una volta. Un abominio, nella religione della maggioranza, nel culto del capo. Così il piano è prendere tempo, non entrare in rotta di collisione con le Regioni infuriate, allontanare il tempo delle scelte, dissimulare, vantare tranquillo buon senso, serenità e ponderazione. Non deve esserci neppure il sospetto che gli altri, «i comunisti» possano avere ragione.
E’ un vero e proprio bluff quello del governo. Sa di non avere niente in mano, sa di avere perduto. Gioca la carta di minimizzare il referendum. Assicura che il governo è sensibile ai problemi, c’è il rinvio, la moratoria: il voto è inutile, il problema non c’è più. Se ne riparlerà chissà quando, con i reattori di quarta generazione; o di quinta, forse. Così, mentre tutta Europa cerca il modo di cambiare il paradigma energetico, uscendo dall’«approccio nucleare centralizzato» per scegliere la «strategia decentrata efficienza + rinnovabili» (Green European Foundation) e si sforza di uscire dal modello delle grandi centrali, pesanti e rigide, due paesi - uno è l’Italia, l’altro è l’Austria - sarebbero più avanti su questo percorso, perché hanno rinunciato alle centrali atomiche. Uno dei due, però, da qualche anno rifiuta il suo vantaggio, innesta la marcia indietro, rinnega la propria storia. Potrebbe guidare tutti gli altri paesi, esportare scienza e tecnologia, modelli di risparmio e di buona vita, ma il suo governo fa la scelta opposta e si vuole mettere in coda a tutti, per paura o per opportunistica imitazione; o per corruzione. E sceglie invece di colpire la nascente industria dell’energia rinnovabile, ostacola il decentramento, non premia l’efficienza.
Dire no al nucleare non è una questione secondaria. E’ una prova decisiva, è la scelta del nostro futuro. Il governo mente, ma abbiamo capito bene il profondo significato del triplice disastro giapponese: terremoto, tsunami, e poi il vulcano nucleare.
Sabato, a Roma, con la manifestazione dei due sì per l’acqua bene comune e contro il nucleare, andremo, insieme, a vedere il bluff del governo.
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