Siam consci delle difficoltà, per questo vogliamo partecipare

21 Marzo 2011
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Tonio Barracca

So bene che, in tutti i tempi, con tutti i sistemi politici, chi ha il governo del paese ha nelle sue mani il potere. Quello che differenzia il tempo che viviamo dai tempi passati è la pretesa dei governanti attuali di ritenersi padroni di tutto. Gli unici padroni possibili. Gli unici depositari di un progetto, di un’idea di società e perciò stesso di una investitura data dal popolo e perciò sacra. Ma questa investitura sacra ha determinato che qualsiasi idea, critica, suggerimento sia disprezzato perché chiunque la osi proporre non ha titoli perché non ha questa investitura popolare. Ora amministrare la cosa pubblica comporta avere molte doti: competenza, onestà, senso di responsabilità verso i cittadini, ambizione correlata all’impegno di cambiare in meglio la società e disponibilità a farsi da parte quando queste capacità non sono più presenti. In questi ultimi anni abbiamo visto presentarsi sulla scena politica locale molti cittadini e anch’essi dopo la prima elezione diventare ”politici” di lungo corso. La Sardegna però non ha visto che peggiorare i vari indici di benessere, occupazione, nuove attività, coesione sociale. Non c’è stata un’idea, se non agli inizi della passata legislatura, che abbia creato aspettative, coinvolgimento dei cittadini, desiderio di crescere e di cambiare assieme la storia della nostra isola. Noi cittadini siamo consci della difficoltà dei “politici” ad affrontare, a capire i bisogni della nostra regione ed a mettere in campo idee e progetti di lungo respiro per dare una svolta al nostro sottosviluppo. Proprio per questo è necessario coinvolgere, confrontarsi con i cittadini, discutere dei problemi e cercare assieme nuove vie di sviluppo. Ricordo ancora il primo giorno in cui varcai la soglia della Clinica medica. In alto sovrastante il portone era riportata sul marmo una scritta : “la vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione fuggevole, l’esperimento pericoloso, il giudizio difficile”. Era una parte del giuramento di Ippocrate che in seguito avrei letto anch’io. La vita è breve se essa viene sprecata. L’arte, il suo apprendimento richiede molta applicazione. Bisogna saper cogliere l’occasione. L’esperimento va eseguito correttamente perché è pericoloso. Ed infine il giudizio è molto difficile se non si è capaci di giudicare se stessi. Ippocrate dal lontano 400 a.C ci spinge ad osare, a studiare, a sperimentare. A cercare il cambiamento.

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