Amsicora

Volete una conferma del fatto che il Regno d’Italia nasce dal regno di Sardegna? Una conferma forte, letta tanti tanti anni fà in un manuale di diritto costituzionale? Dopo il 1861 Vittorio Emanuele II rimase Vittorio Emanuele II e non volle imporsi il nome di Vittorio Emanuele I, quale avrebbe dovuto chiamarsi se, spezzata la continuità formale col Regno di Sardegna, avesse voluto dare avvio ad un nuovo inizio. E poi sarebbe stata mutata la Carta fondamentale del Regno, lo Statuto Albertino concessa da Carlo Alberto nel 1848, che invece continuò a vigere fino alla costituzione provvisoria del 1946.
Tutto vero, dunque, anche se poco originale, quanto ha scritto sulla prima pagina de L’Unione Sarda di ieri Francesco Cesare Casula, seguito da un proclama “storico” e “in punto di diritto”, a tutta pagina e a pagamento, di Cappellacci. Omette però, l’amico Casula (e con lui Cappellacci), un particolare piccolo piccolo. La corona del nostro Regno di Sardegna passò di mano in mano, anzi di testa in testa, ancor meglio di capo in capo ma mai finì, che so io, in capo al Marchese di Villahermosa o a quello di Quirra. A cingerla alfine fu un duca di Savoia, che non solo non parlava sardo, ma neppure italiano. Ed ebbe la Sardegna e divenne re non per volontà dei sardi, ma delle superpotenze (1719). Stava per divenire re di Sicilia, ma l’Austria pensò ch’era troppo per lui. Dunque, se è vero che sul piano formale, per puro caso, Garibaldi e Mazzini, fino al 1861, condanne a morte permettendo, avevano passaporto sardo, è anche vero che sostanzialmente erano sudditi del sovrano sabaudo non di quello villahermosano o quirrese.
La storia - si sa - non si fa con i se e i ma. Ma avete mai pensato cosa sarebbe accaduto se, nel 215 a.C., Asdrubale il calvo non fosse stato fermato alle Baleari dalla tempesta e se io Amsicora non fossi stato, conseguentemente. battuto a Cornus e mio figlio Josto mi fosse sopravvissuto? Avrei certamente instaurato una dinastia. Voi direte, anche questa non sarda, punica. Ma non è esatto. In realtà è vero che i miei avi paterni venivano da Cartagine, ma io in quel posto non c’ero mai passato ed ero immigrato di quarta generazione. Non avevo nel Nord Africa ormai neppure zii e cugini. E sapevo parlare il sardo, quello vero, non il vostro, imbastardito da latino e dallo spagnolo più che dall’italiano e dall’inglese. Allora, dicevo, se Asdrubale il calvo fosse arrivato in tempo, se io avessi battuto Manlio e Josto mi fosse succeduto e Annibale avesse vinto a Canne e Cartagine avesse distrutto Roma, io sarei stato certamente il capostipite di una dinastia e il Regno di Sardegna si sarebbe chiamato Regno di Icnhusa e avrebbe avuto un Re sardo di nome e di lingua, e in onore del capostipite si sarebbe chiamato, ne sono certo, Amsicora I. E noi sardi avremmo potuto estendere i nostri territori nella penisola ai danni di tanti principi di origine africana ivi regnanti su altrettanti staterelli. Ed i miei successori, unita la penisola all’Isola, ormai radicati in Ichnusa da due millenni, mai e poi mai avrebbero mutato il nome del Regno di Icnhusa in Regno d’Italia. E così oggi in Italia non ci sarebbe stata la repubblica, ma ancora il Regno di Ichnusa. E se, malauguratamente, fosse sopravvenuta la repubblica, sarebbe stata pur sempre la Repubblica di Icnhusa. Mentre invece a noi, in concreto, di Ichnusa c’è rimasta solo la birra.