Il Risorgimento come processo di liberazione

17 Marzo 2011
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Gianna Lai

Oggì ricorre il 150° dell’Unità d’Italia. Si confrontano sul processo risorgimenale tante posizioni, che in realtà riflettono le diverse opzioni sulle questioni attuali. Ecco in questo articolo, in estrema sintesi, l’indicazione delle due anime del processo unitario, quella moderata e quella progressista, che si confrontano ancora oggi. Ai nostri giorni riaffiorano anche umori scissionistici che propugnano un falso federalismo reazionario. Riprendono, tuttavia, voce istanze federalistiche democratiche che trovano le loro basi nei filoni democratici del processo unitario ed ebbero, nel Novecento, due grandi interpreti in due grandi sardi: Gramsci e Lussu.    

Ci sono molti modi di intendere patria e patriottismo, perlomeno questo ci insegna una lettura critica del nostro Risorgimento nel contesto europeo delle grandi trasformazioni tra fine Ottocento e primi Novecento.
Garibaldi e i Mille con spirito rivoluzionario e internazionalista ci hanno tramandato l’idea di una patria, quella italiana, che si unifica e si costruisce attraverso il processo di liberazione dallo straniero, impero austriaco, monarchia spagnola, stato pontificio. Ma anche quella greca dall’impero ottomano e quelle dell’America latina dalla colonizzazione europea, i luoghi dove vicendevolmente i patrioti si spostavano per darsi reciprocamente aiuto.
Di pari passo avanzava invece un altro processo di unificazione ben più inquietante, quello tedesco promosso dal militarismo prussiano fra gli Stati già potenti che caratterizzavano il territorio della Germania. Finalizzato al rafforzamento dello Stato, secondo un’idea di patria forte che per essere tale deve sottomettere i più deboli, attraverso politiche coloniali nel mondo, si attrezzava a divenire egemone in Europa, a spese dei grandi competitori del tempo, Francia e Inghilterra.
Dunque, due idee e due  modi d’intendere l’unificazione: la nazione che si fonda su un processo di liberazione e che combatte per la libertà di tutti i paesi dallo straniero; la nazione che si erge a padrona dell’Europa e del mondo.
Il primo è ispirato dalla poesia e dalla letteratura dei grandi, Foscolo, Leopardi, Manzoni, e ha alimentato il nostro Risorgimento negli ideali di libertà fraternità e uguaglianza. E non serve a svilirlo la politica della Destra ma, di più, della Sinistra storica col colonialismo crispino, che aderisce al modello tedesco preparando la strada alla Patria muscolosa del Fascismo.
Il secondo processo darà origine a imperialismo, guerre mondiali e Nazismo, e poichè è il contesto storico che ci aiuta a formulare domande e dare risposte, non dimentichiamo che l’Italia monarchica, crispina e coloniale di fine Ottocento è passata dall’alleanza con Francia e Inghilterra, gli artefici della sua unità, alla Triplice alleanza con Austria e Germania, i suoi recenti nemici.
E’ l’idea e l’origine democratica e solidale di patria che disturba i leghisti vecchi e nuovi. Sono le nuove scelleratezze sull’identità dentro i luoghi ristretti della propria provenienza a preconizzare scenari di rotture territoriali fondate esclusivamente sulla distribuzione iniqua delle ricchezze. Il contraltare della politica dei respingimenti e del rifiuto dell’altro, in un mondo che si trasforma è sempre quello spirito libertario e internazionalista che stava alla base del pensiero e della lotta del nostro patriottismo democratico nel Risorgimento e nella Resistenza.
Come simbolo di lotta per la libertà, al pari di quella fancese, la bandiera tricolore è sempre la più bella.

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