La CGIL con la Camusso rilancia il lavoro e i diritti

11 Marzo 2011
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Gianna Lai

Accompagnato dalle note di Bella ciao, un lungo e caloroso applauso accoglie Susanna Camusso nel Salone della Fiera di Cagliari  stracolma di gente: con affetto delegati e quadri sindacali, semplici iscritti e cittadini, salutano la nuova Segretaria della CGIL, che non si è fatta troppo attendere in Sardegna dopo l’elezione, forse consapevole dei gravi problemi che angosciano l’isola. E che vengono subito posti al centro del dibattito fin dal primo intervento di Laura Fois sulle lotte degli studenti, contro la privatizzazione della scuola e dell’Università. Il precariato dei giovani e delle donne diviene il tema centrale di tutti gli interventi, nel nome di una pretesa modernità che pretende di porre il lavoro in alternativa ai diritti, alle tutele, alla rappresentanza sindacale. Così nell’intervento della docente precaria di Oschiri, il destino di migliaia di docenti ancora, dopo vent’anni di anzianità, assunti a settembre e licenziati a giugno, in una scuola che resta il baluardo centrale della democrazia. E’ il segretario regionale della CGIL Enzo Costa ad aprire, sui problemi di politica internazionale, con la denuncia delle violenze e della repressione in Libia, mentre il governo italiano, che ha sostenuto i despoti, continua semplicemente a preoccuparsi degli approvvigionamenti di petrolio. Partire dai più deboli nel mondo e in Italia, dal paese reale che ha espresso la sua opposizione nelle recenti manifestazioni contro il governo Berluscni, dai 50 mila posti di lavoro persi in Sardegna negli ultimi anni, dall’aumento delle diseguaglianze contro cui la CGIL oppone il Piano per il lavoro: al Centro del discorso la solidarietà in un paese ingessato nella stratificazione, nell’individualismo, nella competizione. Come i recenti attacchi alla contrattazione dimostrano: in particolare gli ultimi accordi separati sul Terziario, firmati da CISL e UIL, fanno arretrarre diritti e potere contrattuale perciò, dopo la grande manifestazione dei metalmeccanici è necessaria una nuova mobilitazione, il 6 maggio, contro il precariato e per riconquistare un modello contrattuale unitario.
Sono gli interventi degli operai a caratterizzare tutta la parte centrale del dibattito, quello di Francesco Garau dell’Erallumina di Portovesme, la fabbrica degli accordi sindacali per tradizione, luogo di garanzie e di diritti contro il precariato e lo sfruttamento delle aziende d’appalto, che oggi mette tutti in cassa integrazione, mentre si attende il riavvio degli impianti per i 350 dipendenti e gli oltre 5-600 dipendenti delle imprese. E l’intervento di Romano Chessa, da un anno all’Asinara con gli altri lavoratori della Vinils, essendo ormai segnata la fine della Chimica in Sardegna. E di Fabio Deidda, precario della Forestale dal 1999, per 12 mila euro l’anno. E poi Ketty, operatrice sociosanitaria che viene dalla Georgia, ed è precaria in una cooperativa di Villacidro, dove i tagli ai Comuni hanno voluto dire crisi dell’assistenza ai più deboli, e Ines, che viene dalla Russia e denuncia lo sfruttamento degli stranieri ad opera di imprese senza scrupolo, connivente lo Stato italiano e le sue leggi sugli immigrati. E Assunta Melis, pensionata ma ancora lavoratrice in agricoltura, che sollecita le donne a ribellarsi a questo governo per non essere rigettate nella miseria, per impedire la chiusura delle scuole, per difendere il lavoro.
Susanna Camusso sa riprendere con passione i temi dell’assemblea, partendo da un’Italia che deve diventare il paese dell’accoglienza per chi fugge dalla fame e dalle persecuzioni, che deve combattere divisioni e paure ideologicamente costruite da questo governo, amico dei dittatori e insieme zimbello del mondo. Una politica autorevole, un futuro da progettare ripartendo da lavoro e fisco. Contro il precariato e gli accordi separati, per la difesa della stabilità del lavoro, della contrattazione e della rappresentanza. Contro i provvedimenti che fanno pagare al lavoro gli esiti di questa crisi anche in termini di tasse, per ricostruire una giustizia sociale sulla base della tassazione progressiva, combattendo il federalismo fiscale che mantiene al nord la concentrazione della ricchezza, anche se è con i soldi destinati al sud che si è pagata in questi anni la cassa integrazione. Tassare le rendite, e combattere l’evasione, che ammonta a 120 miliardi, e la corruzione, per 60 miliardi. Queste saranno le parole d’ordine dell sciopero di maggio, per la democrazia, il lavoro, la rappresemtanza, la libertà, la cultura, l’istruzione, i giovani.

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