Amsicora
Confesso di non averci capito molto. La sentenza del Consiglio di stato dell’altro giorno è complessa e ancor di più lo sono le altre, quelle a favore di Cualbu. Ammetto, son convinto ne capiscano di più tutti quelli che esultano per Tuvixeddu. E come dubitare della loro consapevolezza? Sono tanti a dire che Tuvixeddu è salva. Non solo Legambiente e Italia nostra, ora c’è anche Massimo Zedda, il sindaco in pectore (e se gioisce lui…). E Cualbu? Paonazzo in volto e incazzato nero? No, gioisce anche lui!
Va bene, il carnevale impazza, ma questa generale baldoria mi confonde.
Ma - a ben vedere - tutti hanno motivo d’esser contenti. Da quel poco che ho capito è proprio la data, ante 2004, dell’Accordo di programma e della Convenzione, quella che per Zedda mina le autorizzazioni a Cualbu, a far gioire anche lui. E’ per questa ragione che il decreto del 2008, col quale la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Sardegna ha annullato l’autorizzazione paesaggistica a Coimpresa, è stato a sua volta annullato dal Tar Sardegna con la sentenza n. 541/2009, provocando la revivescenza del nulla osta. Insomma, proprio per ragioni di data, il Tar ha annullato …l’annullamento …del nulla osta a Coimpresa, facendolo così rivivere.
Ed allora, sò di essere blasfemo, ma non era Gramsci a dire che la verità è rivoluzionaria? E la verità è che le ruspe di Cualbu, ahinoi!, rimarranno accese nonostante la decisione del Consiglio di Stato. L’autorizzazione paesaggistica a Coimpresa è salva, per il dictum passato in giudicato del Tar. Tant’è che Cualbu non era neppure parte nel giudizio di primo grado fra Regione e Comune; comunque fosse andata davanti al Consiglio di Stato per lui sarebbe stato uguale. Che se la causa lo avesse riguardato, lui come cotrointeressato avrebbe dovuto essere chiamato in giudizio, pena l’inammissibilità del ricorso; errore da avvocaticchi di provincia, non certo possibile per i grandi avvocatoni continentali scelti dall’allora presidente Soru per difendere la Sardegna. Coimpresa è intervenuta solo in appello ad opponendum rispetto alla Regione, così come Italia nostra e Sardegna democratica ad adiuvandum, una partecipazione simbolica, non necessaria proceduralmentre, e senza reale incidenza.
Ed allora? Allora, da quel poco che ho capito, i palazzi di Coimpresa, già assentiti, sorgeranno, una barriera immonda, fatta salva proprio dal PPR di Soru (art. 15, comma 2), che però non poteva non salvaguardare gli interventi già approvati prima di una certa data. La Costituzione, che tanto difendiamo, ahinoi!, tutela anche libertà d’impresa e proprietà privata. Solo il Socialismo (di cui peraltro non parliamo più) potrà ridarci Tuvixeddu libero, visibile dal mare e dal Quadrifoglio!
Ma l’opera di ripristino dei compagni del Sol dell’Avvenire sarà agevolata dalla decisione del Consiglio di Stato, che ha ritenuto legittima l’estensione dell vincolo paesaggistico voluta dal PPR. Cualbu è salvo, ma sarà l’ultimo a mettere mattoni dalle parti di Tuvixeddu-Tuvumannu. D’ora innanzi le aree senza edifici (son poche, ma preziose) saranno libere per sempre fino a via Cadello, ad eccezione della sopraelevata che la avvicina a S. Gilla, saltando Tuvixeddu, dopo aver buttato giù due scuole. Ma - si sà - per le scuole di questi tempi non tira aria buona. Contano di più gli insediamenti verso S. Gilla e i palazzi verso via Is Maglias. Ecco perchè ai nostri nipoti. - raccontando questa storia - si dirà alla fine il fatidico … e vissero tutti felici e contenti. E’ proprio così. Esultano gli ambientalisti per lo stop ai progetti post 2004, gioisce Coimpresa perché i suoi piani di costruzione sono salvi, sono soddisfatti tutti gli interessati alla sopraelevata (Tiscali compresa, in questo convergente, guarda un po’!, con Coimpresa) perché lo stradone sul colle non darà sbocco solo a chi costruisce sopra, in via Is Maglias, ma anche a chi ha costruito sotto, a S. Gilla e dintorni. Ed allora, allegria! E’ carnevale. Godiamoci questo momento di gioia tripartisan, anzi, di tripudio generale!
18 commenti
1 A. Gregorini
9 Marzo 2011 - 10:53
A quel che mi risulta il progetto della strada che prevede la demolizione del Siotto non é più nei piani delle amministrazioni.
Sull’eccessivo impatto di questa soluzione non v’é stata sin qui alcuna polemica. Per cui tutti speriamo che il viadotto e l’abbattimento delle scuole non si realizzino.
2 admin
9 Marzo 2011 - 13:06
Da Amsicora a Gregorini
In realtà, la polemica c’è stata qualche anno fà con raccolta di firme. Un comitato di cittadini ne parlò anche con l’allora assessore regionale Tonino Dessì. Il progetto era stato approvato (addirittura senza VIA!). Al momento non risultano provvedimenti formali di ritiro.
Ah! Se i ns. consiglieri comunali, sopratutto quelli candidati a sindaco, ci informassero!
3 T.D.
9 Marzo 2011 - 14:01
Per la precisione: il progetto della strada era stato approvato senza VIA prima che Tonino Dessì diventasse assessore. La strada, che per lunghezza e larghezza rientrava nell’elenco delle opere da sottoporre obbligatoriamente a VIA, venne, in corso di procedura, dichiarata “strada comunale” con un’apposita deliberazione del Consiglio comunale di Cagliari, Tale classificazione e la presentazione del progetto in due tronconi come se fossero due diverse opere consentì di evitare la VIA. Questa anomalia fu debitamente segnalata dal medesimo assessore, il quale era convinto che proprio quel difetto (chiamiamolo così) fosse una delle chiavi di volta per far saltare tutta l’operazione. Gli strumenti formali che la Regione adottò successivamente per contrastare la realizzazione dell’accordo di programma non tennero tuttavia mai conto di questo aspetto, anche perchè in Giunta prevalse, su tutta la materia del governo del territorio, la convinzione che il ricorso alla strumentazione normativa in materia di paesaggio fosse più efficace del ricorso alle norme in materia di tutela ambientale. T.D.
4 admin
9 Marzo 2011 - 14:35
Amsicora
Molto preziosa la testimonianza di T.D., nella quale ribadisce un convincimento ch’egli espresse tempestivamente e in tempi non sospetti. Vien da chiedersi perché il Presidente Soru non utilizzò tutti gli strumenti a sua disposizione per contrastare la sopraelevata. Ma tant’è. Comunque, la divisione della strada in due tronconi per “saltare” la VIA è un artifizio che meriterebbe un riesame da parte degli organi amministrativi in vista dell’esercizio dei poteri di autotutela. Ha ragione Gregorini la sopraelevata non s’ha da fare! Speriamo che qualche amministratore ci tranquillizzi con notizie più attuali.
5 A. Gregorini
9 Marzo 2011 - 20:46
Non sono un amministratore e ho usato il verbo sperare al posto del verbo credere che sarebbe stato più corretto.
In tutti questi anni sono sempre stato convinto che la sopraelevata non si debba fare e che non si debba altresì fare la quattro corsie.
Già lo dissi anni fa ma mi ripeto visto il coinvolgimento, spesso mediatico ed emotivo, che ho assunto nella vicenda:
fosse per me cercherei un accordo, secondo le leggi in materia di esproprio sui suoli e s.m.i., di scambio e indennizzo, un accordo bonario, con il privato. Cercherei di acquisire quanto più possibile fra Is Maglias e la necropoli e lascerei costruire a Tuvumannu. Sono convinto che nessuna amministrazione possa accollarsi l’acquisizione di tutte le aree sino a Is Mirrionis ma anche che questo non sarebbe un buon affare per questa comunità cittadina o isolana.
Anche Soru avvio questa trattativa ma poi, a un certo punto, inopinatamente, scartò per altre vie. E mal ce ne incolse!
6 accasioneri
10 Marzo 2011 - 16:01
non se ne rammarichi gentile signor Gregorini.
sicuramente fantola, ossia il nuovo che avanza sul capo di sotto, saprà senz’altro far meglio.
gli amministratori sono così, lo diceva pure machiavelli: devono essere molto elastici per leggere e mutare la realtà.
7 bustianeddu
10 Marzo 2011 - 16:14
Ma L’Unione non disse che aveva vinto Cualbu e Cualbu era felice? e’ felice pure ora?
8 pirari
11 Marzo 2011 - 11:52
Tranquillo Gregorini! lei è preoccupato, teme che CUALBU si possa arrabbiare… ora CAPPELLACCI troverà una soluzione, stia sereno e saluti CUALBU;
Dica a CUALBU che si dovrà accontentare e tutti si dovranno accontentare di conseguenza - mal comune mezzo affare, non crede gregorini. Però insista, qualcosa gli dovranno fare costruire a CUA, ne parli con la figlia di SANTONI che una idea l’avrà, non crede avvocato?
* * * * *
Commento “al commento” di A.P.
Non capisco queste mail che non aiutano il dibattito e non sono fondate sulla lettura degli atti. Dalle carte risulta che all’Ing. Cualbu i problemi li ha risolti il PPR (art. 15, comma 2), che ha fatti salvi gli accordi di programma e le convenzioni ante 2004. Questo è già stato accertato con la sentenza n. 541/2009, già passata in giudicato (v. link nell’articolo). Rimane il problema della sopraelevata su cui daremo notizie nei prossimi giorni.
9 Salvatore Tedde
11 Marzo 2011 - 12:24
chiedo scusa: tornerei un attimo indietro di qualche giorno, quando all’indomani della Sentenza del Consiglio di Stato del 3/3/ u.s. - sul post scritto di primo acchitto dal Prof. Pubusa, e sulla base di precedenti considerazioni ed auspici espressi dal medesimo sul tema “Tuvixeddu”; ecco il link:
ponevo la domanda che, da semplice cittadino che vorrebbe farsi una idea il più possibile “oggettiva” sul caso, mi pareva utile porre: chiedevo al Prof. Pubusa se, a suo parere, ciò che a lui (per sua esplicita ammissione) ed a noi “interessava”, e cioè la salvaguardia e tutela della Necropoli e dell’area limitrofa, fosse, oggi, più vicina e concreta.
Su quel post non c’è stata risposta ma, conoscendo la sensibilità del padrone di casa, tuttavia, non credo ciò sia avvenuto per scortesia o disinteresse al quesito; ritengo che il Prof. Pubusa abbia ritenuto di rispondere, con i due successivi post sempre dedicati all’analisi più approfondita del reale impatto (sotto il profilo più strettamente giuridico), della sentenza del Consiglio di Stato.
In tali successivi interventi, scritti a seguito di una più compiuta valutazione sugli aspetti “tecnici” e, dunque, sul reale impatto e sui probabili esiti in divenire del pronunciamento del Consiglio di Stato, colgo - magari è solo una mia impressione - parecchio scetticismo e una massiccia dose di riserve (facili da cogliere anche per il tono - a tratti - tra l’ironico e il sarcastico) che, tuttavia mi pare abbiano fornito, a me, la risposta alla domanda originaria: il Prof. Pubusa NON ritiene evidentemente che oggi, dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 3 Marzo 2011, il “bene Tuvixeddu” (semplifico…), potrà avere un futuro migliore.
Ed a questa conclusione, mi avrebbero portato non gli umori e le passioni del cittadino nonchè blogger Prof. Pubusa, ma, diversamente, le sue convinzioni, valutazioni ed argomentazioni in veste di Professore di Diritto, esperto professionista ed avvocato, conoscitore della vicenda nonchè, osservatore sul posto giusto nei momenti giusti.
Se non chè, oggi, nella quotidiana ma doverosa e bella fatica di informarmi, trovo sul Sito della Associazione “Sardegna Democratica” il secondo intervento del Dott. Carlo Mannoni (ex Assessore ai LL.PP. della Giunta Soru e parte, diciamo “abbastanza” interessata e certamente informata sulla vicenda…) che analizzando proprio gli elementi di tipo tecnico-giuridico che al Prof. Pubusa fanno ritenere quasi ininfluente sul futuro di Tuvixeddu il pronunciamento del Consiglio di Stato del 3/3, ribadisce in maniera difficilmente confutabile, quanto tale Sentenza, metta al 99% la classica pietra sopra ad ogni e qualsiasi intervento edilizio ed infrastrutturale viario che possa, in misura “importante”, interessare l’area sottoposta a tutela dagli strumenti urbanistici Nazionali e Regionali.
Sarà che sono un fan di Antoneddu Gramsci ma, mi sia consentito di dire che, a questo punto, al pessimismo del Giurista… preferisco la volontà dell’Assessore!
Iscusàde su distùrbu e buon proseguimento.
S. Tedde
10 admin
11 Marzo 2011 - 13:50
(da Andrea Pubusa),
Caro Tedde,
nei giorni prossini torneremo sulla sopraelevata, che era anch’essa nell’accordo di programma del 2000 fra Comune-Regioni-Coimpresa ed altri, quindi fatta salva dall’art. 15, co. 2, PPR. Sulla questione ci sono però sviluppi, anche perché si tratta di un’opera devastante, molto osteggiata dai cittadini.
Quanto al resto che dire? Abbiamo pubblicato i link delle sentenze. Ognuo può leggerle. La mia opinione - peraltro già espessa - è che la sentenza del Consiglio di Stato è importante in quanto fà salvo il vincolo paesaggistico allargato. Dunque, non si potrà più costruire, ma non incide su accordi di programma e convenzioni ante 2004, quali sono quelli sottoscritti da Coimpresa come dice una sentenza passata in giudicato del Tar Sardegna (n. 541/2009). Quindi, salve altre intese, quantomai auspicabili, mi pare che il quadro sia nelle linee essenziali definito: è salvo l’intervento di Coimpresa, ma non si può più intervenire sull’area su cui si estende il vincolo paesaggistico del PPR, fatto salvo dal Consiglio di Stato.
Personalmente sarei per abbattere il già costruito…ma sò che è una favola, ed allora come cittadino e come responsabile del blog cerco di capire e far capire come stanno le cose. Con obiettività nell’esame delle carte e libertà nei giudizi. Ovviamente con possibilità di errore, di cui chiedo anticipatamente venia e sempre pronto ad accettare altre “verità”.
11 Marco
12 Marzo 2011 - 04:00
Gentili Amsicora e prof. Pubusa,
mi perdonino, ma faceva notare Carlo Mannoni nel suo intervento su Sardegna Democratica che la sentenza del Tar alla quale Loro fanno rifermento è stata ribaltata dal Consiglio di Stato ( sentenza n. 538 del 5 febbraio 2010)
http://www.sardegnademocratica.it/ambiente/qualche-precisazione-su-tuvixeddu-1.18605
12 admin
12 Marzo 2011 - 07:04
A Marco da Andrea Pubusa
Caro Marco,
effettivamente il Tar ha pronunciato due sentenze nel 2009 sulla vicenda di Tuvixeddu, la n. 541 e la 542
Le sentenza n. 542 ha annullato il decreto 12 settembre 2008, in virtù del quale il Soprintendente Arch. Fausto Martino della Soprintendenza ha annullato il provvedimento 25 agosto 2008, n. 839/PT, prot. 89798, con cui il Comune di Cagliari ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica per il progetto “del quartiere giardino unità insediativa E3, prossimità via Is Maglias, ambito P12 del PUC, relativo alle particelle n. 1450, 1470, 1460, 1471, 1468, 1461, 1447, 1465, 1457 parte, 1466, 1466, 1467, 1464, 1482, 1481, 1473, 1507, 1506 del Foglio 9, compresa nell’areale di Tuvixeddu - Tuvumannu, interessato dal “Progetto di Riqualificazione Urbana ed Ambientale dei Colli di San Avendrace”, oggetto di due accordi di programma (stipulati tra la Regione, il Comune ed i privati interessati), di un “Progetto Norma” e di uno strumento urbanistico attuativo e della relativa convenzione.
La sentenza n. 541 ha annullato invece il decreto 12 settembre 2008, in virtù del quale il Soprintendente Arch. Fausto Martino della Soprintendenza ha annullato il provvedimento 25 agosto 2008, n. 842/PT, prot. 89786, con cui il Comune di Cagliari ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica per il progetto “dell’unità residenziale comparto F1, in prossimità di via Codroipo, ambito P12 del PUC”, ubicata nelle particelle n. 1514 e n. 1518 del Foglio 9, compresa nell’areale di Tuvixeddu - Tuvumannu, interessato dal “Progetto di Riqualificazione Urbana ed Ambientale dei Colli di San Avendrace”, oggetto di due accordi di programma (stipulati tra la Regione, il Comune ed i privati interessati), di un “Progetto Norma” e di uno strumento urbanistico attuativo e della relativa convenzione.
Solo la prima decisione è stata impugnata e riformata dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 538/2010 - come dice correttamente l’ex assessore Carlo Mannoni (che però non parla della portata della 541) - mentre è passata in giudicato la sentenza del Tar n. 541, con la conseguente salvezza dell’intervento in essa previsto. Ed è a questa che ci siamo riferiti più volte nel blog, senza mai dire - contrariamente a quanto afferma Mannoni - che anche la sent. 542 sia passata in giudicato. Anzi della sent. n. 542 non abbiamo parlato perché non esiste più, essendo stata annullata dal Giudice d’appello. Faccio però notare che, ad un sommario esame, nella sentenza n. 538 il Consiglio di Stato censura solo l’insufficienza della motivazione posta a base dell’autorizzazione paesaggistica del Comune, ma non entra nel merito. Il che non esclude la riedizione del provvedimento con adeguata motivazione (se possibile). Dunque, sembra la vittoria di una battaglia importante, ma non della guerra verso ll devastante intervento di Coimpresa. Ma la questione và approfondita. Sul piano politico stimola ad una vigilanza stretta sull’operato del Comune anzitutto da parte dei nostri rappresentanti.
Ciò posto, senza polemiche, si tratta ora di individuare l’entità dell’intervento ammesso dall 541 per capire quanto Coimpresa possa fare, anche se il titolare Ing. Cualbu sembra soddisfatto della situazione così come definita dall’insieme delle sentenze. Comunque appare evidennte che la questione, più che indurre i tifosi dell’una e dell’altra parte all’entusiasmo, merita ulteriore approfondimento. Si tratta, ad esempio, di vedere se l’ultima sentenza del Consiglio di Stato consente di riaprire il discorso sull’insieme dell’intervento di Coimpresa. Ovviamente in questo sforzo di comprensione tutti i contributi meritano attenzione, innanzitutto quelli di coloro che - come l’ex ass. Mannoni - conoscono dall’interno le procedure.
Perciò torneremo nei prossimi giorni sulla vicenda, anche perché pare si stia muovendo qualcosa sul piano politico-amministrativo. E si sà Comune e Regione di centrodestra vanno controllati, anche perché sono i responsabili primi di questa indecente vicenda. Potrebbero i nostri rappresentanti in Consiglio Regionale e comunale informarci? Tanto più che Zedda e Zuncheddu sono in ambedue le istituzioni (e ci vogliono rimanere!).
13 Marco
12 Marzo 2011 - 13:42
La ringrazio Professore per la cortese ed esauriente risposta.
La vicenda è complessa e implica uno sforzo di approfondimento. La cautela è d’obbligo.
Cordiali saluti
14 Maria Paola Morittu - Italia Nostra
12 Marzo 2011 - 14:56
Gentile Professor Pubusa, mi permetto di dissentire dalle Sue affermazioni.
L’articolo 15, terzo comma, NTA del PPR, infatti, non è una disposizione di carattere generale applicabile ad ogni norma di tutela prevista dal Piano Paesaggistico Regionale. E’ una deroga specifica alla sola disciplina d’ambito dettata dai commi precedenti dello stesso articolo 15. Oltre ai due livelli di salvaguardia relativi alla normativa d’ambito e ai singoli beni paesaggistici sui quali si fonda il PPR - indipendenti l’uno dall’altro - lo mostra inequivocabilmente il fatto che tale deroga, per essere applicabile anche alla fascia costiera - bene paesaggistico d’insieme - ha avuto bisogno di un richiamo specifico (articolo 20, quarto comma, NTA del PPR). L’articolo 49, primo comma lett. b) NTA del PPR - che dichiara l’inedificabilità dell’area dei colli fino all’adeguamento del PUC al PPR e in seguito impone la predisposizione di un’area di tutela integrale, per effetto della recentissima sentenza del Consiglio di Stato n. 1366/2011, di certo superiore a 22 ettari (ora sono appena 11) - non prevede alcuna eccezione. La sentenza citata conferma queste conclusioni e non lascia adito a dubbi. L’impresa aveva richiamato - deducendolo in giudizio come specifico motivo del loro intervento - l’applicazione della “deroga” prevista dall’articolo 15 e aveva eccepito la sottrazione dell’area oggetto degli accordi di programma alla salvaguardia imposta dall’articolo 49. L’impresa, insomma, in giudizio ha sostenuto posizioni identiche alle Sue. Il Consiglio di Stato ha risposto con la conferma del vincolo paesaggistico apposto sull’area dei colli, ribadendo che questo gode di “efficacia di sovraordinazione rispetto agli strumenti urbanistici (art. 145 del Codice, che prevede la generale cogenza e l’immediata prevalenza della pianificazione paesaggistica su quella urbanistica)”. In altre parole, il Consiglio di Stato ha dichiarato che il vincolo apposto dal PPR nel maggio 2006, in aderenza all’articolo 145, terzo comma, del Codice Urbani, prevale su tutti gli strumenti urbanistici di contenuto contrario. Accordo di programma compreso. Mi permetto anche di segnalarLe che nemmeno gli interventi oggetto della sentenza n. 541/2009 del Tar Sardegna da Lei citata potranno essere realizzati perché anche questa - come la n. 542/2009 da Lei stesso ricordata - è stata annullata dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 1491/2010.
Abbiamo ottimi motivi per ritenere di avere vinto la guerra contro l’edificazione dei colli e non solo una delle tante battaglie.
Un cordiale saluto
Maria Paola Morittu
15 giovanni r.
12 Marzo 2011 - 15:25
Ecco
16 admin
12 Marzo 2011 - 19:03
Da Amsicora e A. Pubusa a M.P. Morittu
Prendiamo atto che a essere felice e contenta dev’essere solo la parte buona della vicenda, ossia chi difende il Colle. Anche noi ci annoveriamo fra questi. In effetti, contrariamente alle informazioni forniteci da uno dei legali che ha seguito il contenzioso anche la sent. n. 541 è stata impugnata e annullata dal Giudice d’appello (ma può darsi che siamo noi ad aver capito male quanto riferitoci).
Rimane l’acc. di programma e la convenzione ante 2004, la sent. n. 84 e l’art. 15, comma 3, su cui Coimpresa sembra fondare le proprie ragioni. Si tratta poi di valutare gli effetti delle sentenze di annullamento della 541 e 542, giacché i giudici di Palazzo Spada si limitano a censurare l’insufficienza della motivazione delle autorizzazioni comunali a Coimpresa. Si tratta di atti suscettibili di riedizione con congrua motivazione?
In ogni caso, noi abbiamo cercato di capire le ragioni della gioia (o dell’ostentata indifferenza) di Cualbu rispetto alla recente sentenza del Consiglio di Stato, e, proprio per questo, abbiamo riportato le argomentazioni che avanza la sua difesa legale. Siccome ci pare improbabile che questo atteggiamento di Coimpresa sia solo tattico e si fondi sul nulla, cercheremo di capirne di più…ma a partire da lunedì. Grazie, comunque, dei preziosi contributi, che hanno consentito di mettere meglio a fuoco la questione.
17 Bioccu
12 Marzo 2011 - 19:32
Buffo che un prof di diritto si basi sull’umore di una parte per farsi un’idea di come stanno le cose. Ma pure buffo che lei sostenga le tesi del collegio difesa di Cualbu
18 admin
12 Marzo 2011 - 19:58
Da Pubusa a Brocco
Per capire la gioia di Cualbu non posso che chiederne conto alla sua difesa, che è formata da valorosi avvocati. E a loro chiederò ulteriormente conto della posizione di Coimpresa. I giuristi sanno che per capire e orientarsi occorre il contraddittorio. Ed è quanto stiamo cercando di attivare. Se poi a qualcuno piace il pensiero unico deve rivolgersi altrove. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, anche a manca.
Lascia un commento