Tuvixeddu: il Consiglio di Stato vieta, Cualbu …costruisce

5 Marzo 2011
4 Commenti


Andrea Pubusa

Il Consiglio di stato ha dichiarato valido il vincolo paesaggistico imposto dalla giunta Soru col Piano paesaggistico. Gli ambientalisti cantano vittoria, Cualbu dice che la decisione non lo riguarda e che andrà avanti.
Vediamo di capirne di più. Anzitutto cerchiamo di individuare in estrema sintesi i perché del Consiglio di Stato (mentre rinviamo chi volesse saperne di più alla lettura della decisione del Consiglio di stato sul relativo link ).
Davanti al Tar Sardegna il Comune di Cagliari aveva lamentato, in relazione al colle di Tuvixeddu-Tuvumannu, che il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) avrebbe classificato l’intera estensione di circa 50 ettari, interessata da accordi di programma (stipulati con la Regione e imprese costruttrici), come “aree funerarie dal preistorico all’alto medioevo”, mentre l’area avente tali caratteristiche sarebbe in realtà limitata a un perimetro di circa 10 ettari e solo a questa si sarebbe dovuto applicare il vincolo, con il conseguente obbligo di sottostare alla prescrizioni di salvaguardia del PPR . In conseguenza, l’estensione stabilita comporterebbe l’applicazione di queste prescrizioni limitative anche ad aree non aventi la natura di bene paesaggistico.
Il Tar accolse sostanzialmente questa impostazione.
Il Consiglio di Stato, invece, fa un altro ragionamento, partendo dalla condivisione della valutazione del Tar per cui “è indubbio che la Regione, attraverso il PPR, abbia il potere, dopo avere evidenziato determinate caratteristiche di valore paesaggistico e storico culturale, di imporre ad un’area una specifica disciplina di tutela…”.
Muovendo da questa premessa, il piano paesaggistico poteva, secondo il Consiglio di Stato, direttamente qualificare come beni paesaggistici, tipizzandole e sottoponendole a specifiche misure di salvaguardia, aree – ulteriori rispetto a quelle dichiarate tali in via amministrativa o ex lege - il cui valore specifico da tutelare è dato da caratteri simili, o di analogo fondamento.
La Regione, in questa attività ricognitiva, secondo i giudici di Palazzo Spada, ben può infatti considerare l’interrelazione tra l’ambiente naturale e l’inserzione stratificata dell’apporto della storia umana, nel ripartire l’area in ambiti omogenei (qui rileva l’Ambito n. 1 - Golfo di Cagliari), e in ulteriori aree (come quella in questione) in tali ambiti, con contestuale sottoposizione a congrue prescrizioni di tutela. Si tratta infatti di ricognizione che corrisponde alla ratio del Codice, per cui il bene paesaggistico, in quanto espressione qualificata del patrimonio culturale, viene dichiarato tale o per la particolare connotazione naturalistica, o come particolare testimonianza della storia umana: in quest’ultimo genere rientra la ricognizione e la qualificazione del compendio di Tuvixeddu.
Tale qualificazione, in quanto afferente alla dimensione paesaggistica del patrimonio culturale, presuppone una valutazione specifica, diversa da quella alla base di un vincolo di bene culturale, qual è un vincolo archeologico. Si tratta di una valutazione afferente la qualità dell’ambito paesaggistico archeologicamente contrassegnato, e non dei singoli beni archeologici. Si può, dunque, prevedere che siano comunque da qualificare come di interesse paesaggistico le zone di interesse archeologico. E in questo contesto è irrilevante se ci sia o meno un vincolo arecheologico o se questo sia stato legittimamente imposto.
La qualificazione fatta in concreto dal piano paesistico non si identifica con il vincolo archeologico. Questo è naturalmente di superficie più ristretta perché, essendo finalizzato alla protezione non del paesaggio ma delle testimonianze materiali dell’antichità, postula la loro emergenza o la ragionevole certezza della loro esistenza, ancorché non ancora portate alla luce. La qualificazione paesaggistica si fonda piuttosto sulla qualità di paesaggio da proteggere quale contesto storico dell’area di emergenza archeologica, e dunque ben può essere, per sua natura, di ampiezza superiore a quella. Il che nel caso di Tuvixeddu-Tuvumannu è avvalorato non solo dall’indiscussa presenza di quella specifica area, ma anche da ulteriori ritrovamenti (pacifici per 22 ettari).
Insomma, riducendo all’osso, e scusando la grossolanità giuridica, il Consiglio di Stato considera legittima l’imposizione del vincolo paesaggistico e ritiene che in esso possono essere inserite anche le aree oggetto di ritrovamenti, che tuttavia  sono inserite non tanto per il loro valore archeologico ma per costituire, con la restante area, un insieme paesaggistico.
Ma qual’è l’impatto di questa sentenza? Sui piani di Coimpresa per intenderci? Sui questi progetti la sentenza pare non incidere. Il legale di Cualbu mi ha spiegato che è proprio il PPR (all’art. 15 delle Norme di Attuazione) a far salvi gli interventi previsti in accordi di programma e relative convenzioni  stipulati prima del 31 agosto 2004. Ora, l’accordo di programma Comune-Coimpresa risale al  2000, mentre la convenzione  è stata firmata nel 2003. Fra l’altro sulla questione il Tar si sarebbe già pronunciato con ben due sentenze  (n. 84 e n. 541 del 2009), già passate in giudicato e, dunque, non più appellabili. Coimpresa, dunque, sembra tranquilla e decisa a proseguire il suo intervento edilizio.
La classica vittoria di Pirro, dunque? Non proprio. La decisione del Consiglio di Stato se non incide ante 2004, blocca tutti gli interventi deliberati successivamente, e sopratutto preclude nuove autorizzazioni. Insomma, salve novità, Cualbu sarà l’ultimo Attila a passare a Tuvixeddu e dintorni.

4 commenti

  • 1 A. Gregorini
    5 Marzo 2011 - 16:03

    In un mondo rumoroso, fatto di varie affermazioni non riscontrabili du fatti e “post” di internet, trovo molto pprezzabile il suo sforzo, di persona competente e certamente qualificata, di fare chiarezza. Per quanto io non sia in grado di dire alcunché sulle argomentazioni giuridiche, pongo alcune altre questioni:
    - Che ne sarà di tutto il contenzioso pregresso, in particolare riguardo al debito del comune, precedente all’accordo di programma?
    - Che ne sarà del parco, frutto di cessioni del privato a favore del pubblico basati suil più ampio articolato dell’accordo di programma?
    - Se Tuvumannu é vincolato, così come sembra, cosa farà la politica per dare seguito alle nuove esigenze di tutela?

    Ci sarebbero diverse altre situazioni DE QUIBUS ma già avere una risposta su queste tre sarebbe tanto.

    Immaginando però la difficoltà di dare risposta ai quesiti mi domando quando e come la comunità potrà fruire di questi beni. Forse i miei figli, o i figli dei figli.

    Una buona politica deve dare risposte in tal senso.
    Grazie

  • 2 Andrea Nurcis
    10 Marzo 2011 - 02:03

    E’ davvero consolante sapere che Cualbu sarà l’ultimo Attila a passare a Tuvixeddu e dintorni, mi riempie di gioia e di speranze per il futuro del colle! Mi chiedo come sia possibile accettare tutto questo e chi mai potrà ripagare questo immondo errore; perchè ormai i lavori di Cualbu hanno già stravolto una buona parte del colle e trasformato per le sue esigenze edilizie la morfologia della necropoli. Tutti voi legislatori vi impegnate per capire quale può essere la soluzione per risarcire mr. Cualbu, io da umile cittadino mi chiedo invece chi potrà risarcire tutti noi per lo scempio che è stato già fatto e che pare, nella soddisfazione di tutti i codicilli, articoli, e normative varie, abbia pure il diritto di continuare. Penso semplicemente che tutto questo sia una enorme schifezza e che magari, voi che siete esperti di leggi e diritto, dovreste concentrarvi anche per vedere se esistono articoli, codici, normative o quant’altro che riguardano i diritti relativi alla cultura, all’ambiente e a tutti i cittadini, non solo quelli che riguardano un potente palazzinaro

  • 3 admin
    10 Marzo 2011 - 09:43

    Da A.P. a Nurcis

    Caro Nurcis,
    in questo caso la stoltezza e la stortura non stà nelle leggi, ma nella disastrosa politica delle amministrazioni di centrodestra di Cagliari e della Regione. Sono loro ad aver firmato nel 2000 l’accordo di programma che dà a Cualbu i titoli per costruire. Noi cittadini un’arma di difesa la possediamo, il voto. Ma i cagliaritani proprio col voto scelgono amministratori insipienti e collusi con il mondo degli affari e delle speculazioni. Ora abbiamo le elezioni. Vedremo se si riuscirà a voltar pagina. Ma, vista l’aria che tira, ne dubito.

  • 4 giovanni r.
    13 Marzo 2011 - 10:01

    Gentile Amministratore, non trovo più l’articolo dal titolo spiritoso “Tuvixeddu… e vissero a lungo felici e contenti. Mi spiace.

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