Andrea Pubusa
Ma che strano stato di diritto hanno in testa il Cavaliere, i suoi avvocati e i suoi parlamentari! I capigruppo di maggioranza, Fabrizio Cicchitto, Marco Reguzzoni e Luciano Sardelli hanno appena inviato al presidente della Camera, Gianfranco Fini, una lettera nella quale chiedono di sollevare conflitto di attribuzioni fra i poteri dello Stato ”a tutela delle prerogative della Camera”. Non solo, ma lor signori della maggioranza chiedono alla Camera di ergersi a giudice; infatti, secondo loro, il conflitto di attribuzioni andrebbe sollevato anche per ”l’assoluta infondatezza ed illogicita’ dei capi di imputazione”.
Excusatio non petita, ”all’Organismo parlamentare - si legge nella lettera trasmessa a Fini - non puo’ essere sottratta una propria autonoma valutazione sulla natura ministeriale o non ministeriale dei reati oggetto di indagine giudiziaria. Ne’ tantomeno ove non condivida la conclusione negativa espressa dal Tribunale dei ministri - la possibilita’ di sollevare conflitto d’attribuzioni davanti alla Corte costituzionale - assumendo di essere stata menomata per effetto della decisione giudiziaria, della potesta’ riconosciutale dall’articolo 96 della Costituzione”. Nella lettera, firmata da Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli, si contesta anche la ‘’superficialita”’ dimostrata dai magistrati di Milano.
Ma la superficialità è solo loro. Se i miei ricordi di diritto costituzionale non sono svaniti, mi pare di aver studiato che il conflitto di attribuzione và sollevato da un potere dello Stato nei riguardi di un altro che si assume ne invada la sfera di attribuzioni. Ma qui la funzione in discussione è quella giurisdizionale che pacificamente spetta in astratto al Tribunale di Milano. Il fatto che si chieda la trasposizione della causa al Tribunale dei Ministri, che sono pur sempre giudici, non pone un conflitto di attribuzioni fra diversi poteri dello Stato, ma semmai una più limitata questione di competenza, da risolvere in sede giudiziaria. Non c’è, dunque, materia perché la Camera sollevi un conflitto di attribuzione, giacché i giudici penali di Milano non pretendono di esercitare la funzione legislativa del Parlamento, ma solo e strettamente la loro, quella giurisdizionale: giudicare Berlusconi per aver avuto rapporti con una minorenne e per la telefonata alla questura di Milano per un rilascio indebito.
A rigore un conflitto di attribuzioni sarebbe sollevabile dai giudici milanesi nei riguardi della Camera ove pretendesse di invadere la sfera riservata alla giurisdizione intromettendosi in questioni di competenza o, ancor peggio, pretendendo di esprimere giudizi di colpevolezza o anche solo di correttezza della imputazione, materie pacificamente rientranti nelle attribuzioni e nelle competenze dei giudici.
Ma tutto questo i nostri eroi berlusconiani lo sanno (del resto glielo ha ricordato ufficiosamente anche la Corte costituzionale qualche settimana fà). Pur di salvare il loro capo, sono disposti a distruggere le istituzioni. Opera da sfascisti che hanno in gran parte già compiuto.
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