Risvegliare le coscienze dei progressisti

12 Luglio 2008
1 Commento


Gianluca Scroccu

“La coscienza di un liberal” di Paul Krugman, recentemente edito da Laterza, è veramente un libro da leggere e meditare per i tanti spunti utili anche per la nostra realtà italiana. Professore di economia e relazioni internazionali a Princeton, l’autore è anche un importante editorialista del “New York Times” che spesso per i suoi corsivi ha dovuto subire gli strali del gruppo di potere legato all’attuale presidente Bush. Questo importante intellettuale compie in questo volume una vera e propria ricostruzione economica, ma anche storica e sociologica, per cercare di comprendere le ragioni che hanno portato gli Stati Uniti del New Deal e degli anni Cinquanta a veder sorgere e consolidarsi una vasta classe media capace di vivere in pieno il benessere e le nuove opportunità della società dei consumi e di realizzare così la «grande compressione» delle disuguaglianze stabilizzatesi nei decenni precedenti. A partire dagli anni Ottanta, però, questa tendenza evaporò e le disuguaglianze sociali ripresero ad aumentare, con i redditi dei manager che aumentarono in maniera sempre più vorticosa, mentre gli stipendi e i salari di impiegati ed operai iniziarono a comprimersi, così come i sindacati a veder ridotto progressivamente il loro ruolo e loro forza sociale.
Tutte conseguenze, secondo Krugman, derivanti da precise scelte politiche ispirate alle teorie dei neoconservatori, i quali si sarebbero impadroniti con una lunga “guerra di posizione” delle leve di comando del partito repubblicano, per poi imporsi sulla scena politica nazionale ed internazionale grazie all’uso accorto di think tank e mass media. Da qui un attacco sempre più forte alle politiche di Welfare e allo Stato in generale, a favore di una esaltazione quasi religiosa delle capacità del mercato di garantire prosperità. È per questo spostamento a destra della politica e dell’economia americana che Krugman sostiene come attualmente negli Stati Uniti non sussistano le condizioni per una politica bipartisan in quanto su questioni basilari, come la riforma sanitaria, i neoconservatori opporrebbero comunque le barricate. Insomma, dice Krugman, è necessario che ognuno stia dalla sua parte e non cerchi accordi o mediazioni con chi non cederebbe mai essendo portatore di una politica totalmente antitetica ai valori progressisti. Quale lezione per la scialba politica del centrosinistra italiana! Forse se qualche cosiddetto leader avesse cercato di non scimmiottare slogan tipo “I care” o “Yes, we can”, leggendosi invece Krugman, ora non saremmo in questa situazione assurda e mortificante e non si sarebbero perse settimane con la panzana del Berlusconi diverso e pronto ad essere statista. Peraltro è arrivato il momento che anche chi non ha aderito al PD si dia una mossa e ridefinisca le basi del suo pensiero politico, lasciando definitivamente da parte gli avanzi di segreteria che credono di essere grandi strateghi solo perché hanno instaurato un piccolo feudo cresocratico garantito da una lauta indennità pluriennale da consigliere o simili. Umiltà e impegno ma a partire da una critica autentica e seria dell’attuale assetto del capitalismo, senza indulgere in sterili discussioni con le quali si può fare al massimo un ridicolo “shadow cabinet de noantri” oppure trincerarsi dietro gli sproloqui pateticamente nostalgici di un Marco Rizzo qualunque.

1 commento

  • 1 G M.
    12 Luglio 2008 - 13:26

    Il New Deal è stato un periodo felice e molto studiato, perché mostra come dalle situazioni di crisi si possa uscire ampliando le libertà e le opportunità. La visione roosveltiana era tanto ottimista e fiduciosa che prevedeva un dialogo costruttivo anche con l’URSS. Facendo storia controfattuale, pensate cosa sarebbe stato il mondo senza guerra fredda! Quali potenzialità avrebbe potuto sviluppare l’umanità non divisa in blocchi! Tuttavia, almeno sul piano interno, quella politica è durata almeno altri 30 anni, con le poliche sociali e l’intervento dello Stato in economia come moderatore e correttore della mano invisibile del mercato (che, essendo invisibile, toglie furtivamente qualcosa ai ceti deboli). Da due decenni siamo entrati in una fase opposta di neoliberismo accentuato e ne vediamo i risultati: torna ad essere evento normale la guerra e la sopraffazione. Il divario fra ricchi e poveri aumenta in modo folle. Gli spazi democratici si restringono drasticamente. Certo dire che si può dialogare in questa situazione con la destra è pura idiozia. Ha ragione Scroccu: ci vuole un’opposizione ferma, unitaria e senza sconti.

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