Da noi, meno scuole e servizi più carceri e caserme

17 Febbraio 2011
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Cristiano Sabino

In Sardegna si chiudono scuole, poste e servizi essenziali ma i sindaci chiedono a Maroni più caserme, mentre il governo vara il Piano Carceri che prevede la costruzione nell’Isola di quattro nuove carceri. Su questo tema A manca ci ha inviato una nota, che pubblichiamo volentireri.

Il colonialismo in Sardigna passa anche attraverso le sbarre:
dalla politica detentiva che colpisce soprattutto giovani
disoccupati e tossicomani, al diritto di territorialità della
pena negato ai 250 sardi deportati nelle galere italiane. A
tutto ciò si aggiunge un nuovo “investimento” dello Stato
Italiano in Sardigna: la costruzione di 4 nuovi istituti
penitenziari a Cagliari, Sassari, Oristano, Tempio per circa
160 milioni di euro.
E’ il Piano straordinario carceri approvato nel 2009 dal
Governo che dovrebbe rispondere all’attuale condizione di
sovraffollamento e inadeguatezza delle strutture carcerarie.
Ma dietro la retorica dello Stato e delle sue appendici
istituzionali, che presentano la nascita di un carcere come un
importante investimento per la società, tanto economico quanto
sociale, sappiamo che si nascondo solo interessi finanziari e
coloniali.
Le nuove carceri, infatti, sono state date in appalto a
quattro società italiane, di cui tre (Opere pubbliche spa,
Anemone srl, Gia.fi Costruzioni spa) si erano aggiudicate le
costruzione per ospitare il G8 che si sarebbe dovuto tenere a
La Maddalena. Ieri come oggi (sugli appalti G8 avevamo in
tempi non sospetti denunciato le speculazioni), sappiamo che
queste “ditte di fiducia”, come vengono definite dallo stesso
Governo, hanno vinto appalti decisi dall’alto per dare da
mangiare alla solita cricca di ladroni in giacca e cravatta.
Anemone su tutti, costruttore del palazzo delle conferenze a
La Maddalena (58 milioni) e ora del carcere e della caserma
della Guardia di Finanza a Sassari, è noto per far parte della
“cricca” di affaristi e politici che in Sardigna hanno fatto
affari d’oro tra eolico, G8 e carceri. Non è un caso, allora,
che le gare d’appalto siano state coperte dal segreto di Stato
e si sia deciso il coinvolgimento di investimenti privati
nella costruzione delle nuove galere.
Ma il carcere risponde anche a un interesse più politico,
espressione della logica con cui lo Stato Italiano “investe”
nella nostra terra: militarizzare il territorio e rispondere
al disagio sociale con la carcerazione. Sappiamo che le cause
del malessere sociale sono da ricercarsi in 150 anni di
politica colonialista che ha impoverito la nostra terra,
depredandola delle sue risorse naturali e culturali, e l’ha
asservita agli interessi dell’invasore di turno.
Sappiamo che a questo ennesimo tentativo di venderci come
progresso solo semi di miseria e impoverimento saranno in
molti, tra le fila dei partiti italiani ma non solo, ad
applaudire alla costruzione delle nuove carceri, così come sta
avvenendo per la nuova Questura di Sassari e per la caserma
della Brigata Sassari di Nuoro. Questa volta si dirà che nuove
strutture detentive significano fine del sovraffollamento, più
spazi di socializzazione, più vivibilità nelle celle, carceri
più sicure. Il popolo sardo sa bene però che il carcere nasce
storicamente con l’unico obiettivo di distruggere gli
individui e disgregare le loro comunità, che il carcere è un
grande business e che la Sardigna è la terra migliore per
spartirsi soldi e potere.

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