Peter Sloterdijk
Il volume “Ira e tempo” di Peter Sloterdijk (Molteni ed.) ci fa capire la nostra impotenza politica. Manca oggi, a differenza che nel recente passato, chi (partito o altro) sia capace di raccogliere la nostra ira e trasformarla in progetto politico, in forza di trasformazione. La fine delle grandi ideologie, in realtà, è la fine del thymós greco, quale forza di cambiamento. Domina solo una delle vecchie ideologie in campo e non esistono soggetti colletivi antagonisti. Il riflusso di molti nel privato o nel risentimento o nella lementazione o adddirittura nell’ammirazione di chi t’impoverisce e ti avvilisce? Trova spiegazione in questa perdita di ira e nella scomparsa di grandi organizzazioni capaci di renderla movimento che cambia lo stato di cose presente.
Ecco ora la presentazione del volume.
“Se si dovesse esprimere in una frase la caratteristica più importante dell’attuale situazione psicopolitica mondiale, questa dovrebbe essere: siamo entrati in un’era senza punti di raccolta dell’ira con prospettiva mondiale”: per Peter Sloterdijk l’ira è la chiave per comprendere e descrivere psico-politicamente il mondo dopo la fine del comunismo e dell’era bipolare. A partire dall’ira di Achille, Sloterdijk ripercorre le modalità di accumulo delle energie dell’ira nella storia per arrivare a sostenere che il mondo attuale è un sistema post-storico in cui sono scomparsi i punti di raccolta tradizionali.
Il thymós, inteso come aspirazione all’affermazione di sé, è il motore delle azioni dell’eroe omerico. Più tardi, esso diviene la sede dell’aspirazione al riconoscimento, e il mancato riconoscimento, si sa, suscita ira. Con le religioni monoteiste il patrimonio dell’ira viene spostato nell’Aldilà, in connessione con il carattere eterno della giustizia divina. La situazione cambia completamente con la rivoluzione francese, allorché la possibilità dell’uguaglianza diventa la base della timotica degli oppressi. Partito, leader e militanza rivoluzionaria segneranno le tappe di sviluppo di quelle forme di accumulazione dell’ira che giungono fino al crollo dell’Unione Sovietica, ultima banca mondiale dei suoi depositi terreni.
Oggi la religione si è ritirata a questione privata e le organizzazioni dei lavoratori hanno perso la forza contenuta nel patrimonio timotico del comunismo. Il capitalismo liberista non trova di fronte a sé alcuna opposizione e anche l’Islam fondamentalista, in quanto istanza regionale, non sembra in grado di organizzare una colletta universale, limitandosi ad accendere sanguinosi focolai di violenza.
Con questa diagnosi Sloterdijk sveste l’ira del suo tradizionale significato di forza distruttrice per identificarla con una forma di energia psicopolitica, capace di promuovere quei moti di autoaffermazione dell’uomo che, come ci hanno insegnato i classici della riflessione politica occidentale, da Machiavelli a Hegel, costituiscono l’incognita delle sue migliori possibilità.
Chi è Peter Sloterdijk?
E’ professore di Filosofia e Teoria dei media presso la Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe, di cui è attualmente Rettore. La sua “sferologia”, una teoria filosofica e culturale dell’epoca moderna e post-moderna, è il fulcro della trilogia Sphären (1998-2004). In italiano sono disponibili: Critica della ragion cinica (1992), L’ultima sfera. Breve storia filosofica della globalizzazione (2002), Non siamo ancora stati salvati (2004), Il mondo dentro il capitale (2006) e Terrore nell’aria (2007).
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