Oscar Bartoli - Washingrton DC
Ecco un’interessante Letter from Washington DC di Oscar Bartoli.
L’arresto di centinaia di Mafiosi è stata la ciliegina che ha coronato l’immagine negativa che l’Italia ha sui media americani. Si potrà dire che i mafiosi americani non sono italiani, così come i 25 milioni di ItaloAmericani non si considerano italiani a pieno titolo anche se negli ultimi anni per molti è scattato un orgoglioso ritorno alle origini, nonostante venga mantenuto il rifiuto di imparare la lingua dei loro progenitori.
L’Italia occupa spazio sui quotidiani, periodici televisioni e radio solo quando vengono fuori storie scollacciate che stuzzicano il prurito da tabloid dei lettori – ascoltatori.
Noi italiani residenti in America siamo oggetto di curiosità che stinge nell’ammirazione spontanea quando gli dici che vieni da Firenze o Roma.
Gli italiani in America sono sempre associati a ristoranti e trattorie e alla capacità, vera o presunta, di sapere godere la vita.
Quanto al Premier italiano vi è la massima indifferenza nella maggior parte degli Stati della federazione. Molti non sanno esattamente dove posizionare sulla mappa geografica la Penisola e qualcuno la chiama Aitalia, così come Airak e via citando.
Quanto a noi che viviamo all’interno della Beltway, la tangenziale che circonda la Greater Washington, l’imbarazzo per le gaffes del Cavaliere si trascina ormai da anni.Siamo fatti oggetto del sarcasmo dei diplomatici di altri paesi che non tralasciano occasione sia in privato che in pubblico per fare battutine acidule sulle imprese di Mr. Berlusconi.
La definizione di ‘abbronzato’ (che in Italia è stata accolta con una spallata e un sorrisetto) qui ha suscitato molto sconcerto a livello di Istituzioni, perché si tratta di un’offesa gratuita riservata al Presidente degli Stati Uniti. Ma in Italia milioni di cittadini ancora non sanno realizzare che non si parla di orientamenti sessuali, età e appartenza culturale (ovvero razza) quando si allude a qualche persona. Questo fa parte del patrimonio di una società permeata dal rispetto protestante per la sfera privata degli altri.
E sono molti a ricordarti e rinfacciarti le foto (pubblicate in tutto il mondo) che ritraevano il Capo del Governo italiano ricevuto dalla coppia presidenziale ad un G20 e immortalato mentre puntava il grembo della First Lady con espressione di grande compiaciuto apprezzamento.
Per non parlare del discorso a Capitol Hill del Sig. Berlusconi, ampiamente reclamizzato dai media italiani come un incredibile successo. Tacendo ovviamente che per riempire la sala si era dovuto ricorrere agli stagisti e a un sacco di gente imprestata.
In questo Paese non è che non ci siano scandali sessuali. Figurarsi. Ma se un deputato fa piedino in un gabinetto pubblico al vicino e per sua disgrazia si tratta di un poliziotto, quell’onorevole poco onorevole perde il suo posto.
Per non parlare di John Edwards, il quasi candidato al posto di vicepresidente nella competizione elettorale, scoperto da un tabloid mentre usciva da un hotel dove si era intrattenuto con l’amante, lui che non tralasciava occasione di fustigare i costumi scandalosi, lui che aveva una moglie ammalata terminale di cancro (morta pochi mesi fa). Il senatore Edwards è sparito dalla circolazione.
Qualcuno potrà obiettare che l’America non può ergersi a giudice di un Berlusconi, visto quello che ha combinato quello sciupafemmine chiamato Bill Clinton. Vero: tuttavia Clinton ha dovuto subire per mesi un processo mediatico e parlamentare durissimo, è stato fatto oggetto di ‘impeachment’ da un ramo del parlamento. Ma viene ricordato soprattutto per avere lasciato, alla fine del secondo mandato, un surplus economico notevole che è stato poi velocemente sperperato dal suo successore dislettico e alcolista dichiarato.
Molti cordiali saluti.
Oscar Bartoli
Washingrton DC
Chi è Oscar Bartoli?
Avvocato, giornalista pubblicista, collabora con molti media italiani. Risiede negli Stati Uniti dal 1994 e vive tra Washington D.C. e Los Angeles. Ha lavorato per molti anni nel gruppo SMI, leader europeo nel settore metalli non ferrosi, successivamente nell’IRI come responsabile dei contatti con i media e in seguito direttore IRI USA. Ha insegnato per dieci anni alla scuola di giornalismo della Luiss e per due anni alla Catholic University di Washington DC. Tiene un corso sulla comunicazione nel Master di Relazioni Internazionali dello IULM di Milano. Da giovane, per pagarsi gli studi ma, soprattutto, perche’ gli piaceva, ha lavorato come chitarrista - cantante suonando nelle case del popolo, circoli cattolici, night clubs, radio e televisione.
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