Ripensare le primarie? Sì, ma per aprire

18 Gennaio 2011
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Amsicora

Nei giorni scorsi Guido Melis, deputato del PD, ma prima ancora storico delle istituzione, e fino al suo incontro con Soru, uno dei più stimolanti commentatori politici nei quotidiani dell’Isola (e non solo), ha rilasciato una dichiarazione dal titolo significativo “RIFORMIAMO LE PRIMARIE TORNANDO ALLE ORIGINI”.
Leggiamola insieme.
“C’è un “ma”, però. Ed è che le primarie servono solo se sono bene utilizzate. Utilizzate, innanzitutto, dentro il Pd e dentro l’elettorato Pd. Così, del resto, le avevamo inventate (anche se già con Prodi furono sperimentate altrimenti).
Assistiamo così a primarie non di cittadini ma di partiti, nelle quali vengono lanciate dall’esterno vere e proprie “scalate”, spesso spregiudicatamente e cinicamente, con effetti generali di confusione e con un esito finale nel quale si confrontano in realtà gli apparati.
Decidiamo prima nel bacino dei cittadini che al Pd fanno riferimento i nomi dei candidati e poi confrontiamoci all’esterno con gli alleati. Potremo, se sarà il caso, anche convenire su altri nomi proposti dai nostri alleati, quando i nostri non passeranno o le circostanze lo imporranno. Ma in ogni caso eviteremo confusioni e pasticci.
E’ il caso della telenovela di Niki Vendola. Che è il capo di un partito alleato. E non si capisce perché debba partecipare a una gara riservata a cittadini che dovrebbero dichiarare preventivamente dir riconoscersi nella piattaforma e nei valori del Pd.
Conserviamo le primarie, dunque. Difendiamole come un segno della nostra identità politica. Ma non facciamone una matassa ingarbugliata, una notte nera in cui tutte le vacche sono nere. Regole chiare, confini netti, responsabilità precisa di chi vi partecipa”.
Dunque, secondo Guido Melis le primarie devono essere un modo per scegliere i candidati all’interno del solo PD, un modo, insomma, per risolvere i problemi interni di questo partito paralizzato dalle sue correnti divise su tutto. Eppure un attento analista come Melis non può non aver capito tre cose. Anzitutto che le primarie sono state concepite proprio per farne l’uso che ne fece l’Ulivo di Prodi: scegliere e dare forte legittimazione democratica ai candidati del centrosinistra, chiamando alla scelta tutti gli elettori di quest’area. Secondariamente che il centrosinistra vince quando fa primarie vere, con candidati veri. In questo caso, le primarie diventano la prima fase dell’impegno elettorale del centrosinistra con una mobilitazione popolare che si esprime poi con slancio anche nella fase successiva. Terzo, che per vincere le elezioni occorre coinvolgimento generale, mentre i regolamenti di conti interni al PD generano un fenomeno di rigetto fra gli elettori e un loro disimpegno. Eppure Guido Melis ha un esempio che ha vissuto da vicino perché riguarda colui che ha sostenuto il suo inserimento nella lista PD alla Ccamera dei deputati. Renato Soru per non sottoporsi a primarie ha addirittura sciolto il Consiglio regionale, creando un’artificiosa situazione d’urgenza che non coonsentiva di svolgerle e abbiamo visto com’è andata. Certo le cause della débacle sono tante, ma certo anche questo autoimporsi prepotente ha contribuito alla sconfitta.
Vogliamo ripensare le primarie? Bene. Ma bisogna partire dall’idea ch’esse sono un modo dei partiti per aprirsi alla società, non per chiudersi nel proprio recinto.

1 commento

  • 1 Democrazia Oggi - Cagliari. Primarie o frode alla democrazia?
    20 Gennaio 2011 - 06:09

    […] per il nome del proponente (un tempo attento fautore delle soluzioni più ampiamente partcipative), l’ipotesi di riforma delle primarie avanzata dal deputato PD Guido Melis e di cui abbiamo già dato conto in questo […]

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