Andrea Pubusa
E’ morto Pietro Cocco, aveva 94 anni, ed ha avuto un privilegio raro, quello di essere un “mito” fin da ragazzo. Ed infatti la leggenda di Pietro Cocco è riferita sopratutto ai suoi anni giovanili. Si iscrive al Partito comunista a 15 anni. Inizia subito un’intensa attività antifascista e organizzativa fra i minatori del Sulcis-Iglesiente. Viene arrestato a mandato al confino a Ponza a 18 anni. Alla caduta del fascismo organizza il Partito comunista nel Sulcis e diviene l’anima delle lotte operaie, un capo riconosciuto e amato dai minatori, essendo minatore egli stesso. Viene eletto consigliere comunale e diviene consigliere regionale nella prima legislatura. Ma allora era più importante essere sindaco di Carbonia che far parte del Consiglio di una Regione ancora in fieri. Nel ‘52 viene eletto sindaco di Carbonia per la prima volta. La Carbosarda all’inizio degli anni ‘50 contava 18.000 dipendenti e Carbonia era, nel panorama comunista e del movimento operaio italiano, un centro fondamentale. Non si dimentichi che al quadro locale, formato dai vari Pietro Cocco, Mistroni, Giganti ed altri, venivano associati, a rinforzo, personaggi di primo piano del PCI nazionale. Velio e Nadia Spano, Renzo Laconi, che fu consigliere comunale ed anche, segretario della Camera del Lavoro. Era il tempo dello scelbismo e a Carbonia era stato dislocato un reparto mobile della polizia con a capo il terribile commissario Pirrone, noto per i suoi metodi duri. La sede della Camera del lavoro, dunque, necessitava delle garanzie che solo un parlamentare poteva offrire.
Pietro Cocco sarebbe stato il naturale deputato o senatore comunista del Sulcis-Iglesiente, ma gli furono preferiti sempre altri, specie dirigenti nazionali (Pirastu, Giovanni Berlinguer) e poi, Daverio Giovanetti e Tore Cherchi.
Le ragioni di questa esclusione sono tante. C’è anche qui il mito: era in uso negli anni ‘50 delegare alle assise nazionali del PCI anche il segretario generale del Partito e così Togliatti accolse l’invito d’essere delegato al Congresso nazionale da Carbonia. Ma ci fu un incidente di percorso. Pietro Cocco, a causa della sua immensa popolarità, ebbe più voti di Palmiro Togliatti, e si dice che questo non fu gradito né dimenticato. In realtà, alla base della scarsa considerazione di Pietro Cocco su scala regionale e nazionale ci fu un dissenso politico. Pietro Cocco era un uomo tutto d’un pezzo e un comunista dei tempi duri. Finita l’epopea dei minatori è finita anche la sua. Non a caso a un certo punto, nel partito, venne messo da parte, rimanendo però sempre nel cuore dei minatori, che lo videro all’opera nel corso delle lotte di fine anni ‘40 e della prima metà degli anni ‘50, quando la dirigenza era sopratutto combattimento coraggioso.
Viene rieletto sindaco nel 1969 e rimane in carica fino al 1983. Ma ormai è solo un’icona. Per noi, giovani di sinistra nella Carbonia di allora, Pietro Cocco era un mito invisibile. Faceva il sindaco un po’ burocraticamente. Non ha curato la sua successione, caratterizzata da persone scialbe e di scarso spessore. Non lo si vedeva più in giro, nonostante quello sia stato un periodo di fermenti studenteschi e operai (nasceva P. Vesme) anche nel Sulcis. Si era ritirato in una casa di campagna, da dove non si è mai più allontanato. Ricordo di essere andato a trovarlo, nei primissimi anni ‘70, con Ciccio Macis, allora deputato, per parlargli, come avvocati, di una questione importante (che però non ricordo). Fui colpito dalla sobrietà della sua casa e della sua vita. E ammirato per la sua capacità di andare al cuore del problema, con una precisione e stringatezza di linguaggio non comuni. Non sò se per civetteria sul suo povero tavolo c’era, aperta, una copia di “Critica Marxista”. Qualche tempo dopo, lui sindaco celebrante, ci siamo rivisti al mio matrimonio. E poi mai più. Con Pietro Cocco, comunista, tenace organizzatore dei lavoratori, sindacalista e sindaco dei minatori, uomo schivo ed essenziale, viene definitivamente sepolta anche la Carbonia operaia, ormai morta da qualche decennio.
1 commento
1 Giulio C.
14 Gennaio 2011 - 14:09
Aggiungo che è stato il primo segretario regionale della Cgil poi sostituito sin dal primo congresso da Girolamo Sotgiu. Entrò a lavorare nella Cgil nazionale con Foa, prima di partire a lavorare in Germania.
Lascia un commento