Andrea Pubusa
Per capirci, sulla Statutaria siamo andati in Corte d’appello, poi nientemeno che davanti alla Corte Costituzionale, siamo poi tornati davanti alla Corte d’appello e siamo al punto di partenza. In tre giudizi nessuno ha speso tre righe per imbrigliare un potere politico che si è preanunciato, con arroganza, fin dall’inizio. E’ ben vero che la legislazione è chiara e, a fronte di un referendum che non approva validamente la legge statutaria, questa non è approvata e non è promulgabile. Tuttavia, se anche incidentalmente la Corte costituzionale o la Corte d’appello avessero affrontato il merito della questione, la vicenda sarebbe ora conclusa. Anche se, sia ben chiaro, ogni responsabilità su quanto avverrà non è da ricondurre ai giudici, ma solo e soltanto al Presidente, ove decidesse di promulgare forzando la lettera della legge e travisando la formula di promulgazione che richiede come presupposto un “esito favorevole” del referendum, che palesemente non c’è stato.
Quali gli ulteriori passaggi se la legge verrà promulgata? Si tornerà alla Consulta che, a quel punto, non potrà esimersi dal pronunciarsi nel merito. Potrà sollevare la questione il governo in sede di controllo. Ma credete che Berlusconi rinvierà alla Corte una legge che soddisfa anche le sue aspirazioni monocratiche? Può darsi, ma propendiamo per il no. D’altra parte, è probabile che i forti poteri che la legge assegna al Presidente, più che da Soru dal giugno prossimo saranno esercitate dal luogotenente sardo del Cavaliere. E l’uomo non è certo così ingenuo non vedere il regalo che Mister Unità gli porge.
C’è comunque un’altra occasione. Pende una causa proprio davanti alla Corte d’appello, a cui è ricorso un Consigliere regionale dichiarato decaduto per incompatibilità dal Tribunale di Cagliari. A riprova del mercimonio sulla Statutaria, questo Consigliere regionale (manco a dirlo sostenitore accanito, col suo gruppo, della legge!) ha invocato l’applicazione del famigerato art. 38, che per la legislatura in corso sospende tutte le incompatibilità! Alla barba dei diritti di chi risulterebbe legittimamente eletto e alla barba del popolo sardo che ha una rappresentanza regionale non conforme alla legge vigente al momento delle elezioni! In quella sede, certamente la difesa della controparte solleverà la questione di legittimità costituzionale dell’art. 38 e dell’intera legge Statutaria, onde scongiurare l’applicazione di questo articolo. E’ ragionevole ipotizzare che la Corte d’appello, che già ha ritenuto la questione non manifestamente infondata, riformulerà l’ordinanza di rinvio adottata nei mesi scorsi. A quel punto la Statutaria tornerà alla Consulta e ne conosceremo finalmente la sorte. Noi crediamo che cadrà. Ma ciò che conta è la decisione del Giudice delle leggi, nel quale confidiamo pienamente. Chiediamo soltanto se è necessario tutto questo dispendio e mantenere nell’incertezza una Legge così importante, quando solo una seria disponibilità del Presidente della Regione al dialogo (v. intervento di Ballero in questo sito) potrebbe consentire l’approvazione condivisa e l’entrata in vigore della Legge statutaria entro l’anno.
Se Soru promulga, la Statutaria tornerà alla Consulta
30 Giugno 2008
7 Commenti
7 commenti
1 Vindice Morales
1 Luglio 2008 - 16:14
Una domanda, professore. Se avessero votato in 10 (dieci) ipotesi estrema ma plausibile, lei sarebbe fermo nella su opinione? Cioè : 7 ( sette) elettori sardi potrebbero impedire di legiferare. In realtà non sono molti di più quelli che sono andati a votare d’accordo con lei. Moltissimi quelli che hanno pensato che il colpo di statuto fosse una sparata da respingere.
2 Raffaele Pilloni
1 Luglio 2008 - 16:56
Secondo me il discorso sulla statutaria, alla luce delle ultimissime vicende, dovrebbe spostarsi oltre l’orizzonte della diatriba puramente giuridica, anche perchè quest’ultima sembra ormai conclusa visto che già la Corte Costituzionale ha sancito l’inamissibilità delle questioni di leggitimità costituzionale non solo in riferimento al problema sollevato riguardo la competenza della Corte d’appello ma anche circa la valenza giuridica del rinvio della legge reg. 21/2002 all’art. 14 della ormai famosa legge reg. 20/1957, che come sappiamo stabilische che la Corte d’Appello “dichiara non valido il referendum se non via ha partecipato almeno un terzo degli elettori”. Non a caso la Corte d’Appello si è comportata di conseguenza, dichiarando invalido il referendum. Ora a mio avviso il Presidente della Regione può promulgare la legge, legittimamente, ma non penso che sia questa la scelta giusta per la Sardegna e per i sardi: questo al di là dei conflitti sui pro e contro della legge, sulla bontà o meno delle sue proposte. Il presidente deve avere il coraggio di non promulgare una legge così importante (paragonabile ad una Costituzione per un microcosmo come Sardegna, la nostra Costituzione), perchè il clima che si è creato è troppo aspro rispetto alla condivisione in cui molti speravano: non è una legge condivisa non solo dall’opposizione, ma da buona parte dei suoi elettori e della cultura sarda. Soru deve rinunciare al proposito di promulgazione della legge stautaria, per una volta “questa” politica deve lasciare il posto al buon senso: si potrebbe dare un buon esempio a tutta l’Italia del fatto che ancora un barlume di serietà civile e democratica esiste in una società in crisi come quella odierna, così da dimostrare che l’autoritarismo spesso esasperato può cedere al dialogo, ed il volere dei molti può ancora prevalere sul volere di pochi potenti.
3 Enrico
1 Luglio 2008 - 18:42
Perchè ci si scandalizza se qualcuno sostiene (con buone ragioni, sul piano giuridico) che 7 (sette) elettori possano impedire di legiferare?
E’ sufficiente rileggere l’art. 138 della Costituzione italiana, per rendersi conto che non c’è nulla di cui scandalizzarsi… Nel procedimento del 138, infatti, basterebbe che tre italiani si recassero a votare e due si pronunciassero in senso negativo per evitare la promulgazione di una legge costituzionale.
Colgo un tono nel commento di Vindice Morales estremamente preoccupante…
Quasi che si abbia paura di ammettere l’utilizzo di uno dei sistemi di democrazia diretta più avanzati che si conosca: quello del referendum confermativo.
4 Carlo Dore jr.
1 Luglio 2008 - 20:10
Il problema ha carattere esclusivamente giuridico, e non è di competenza dei tanti pasdaran della politica, equamente ripartiti tra l’ala soriana e quella antisoriana. Enrico ha ragione: in base all’art. 138 della Carta Fondamentale, basta il voto contrario di due elettori su tre votanti per impedire l’entrata in vigore di una legge costituzionale o di revisione costituzionale. E’ però altrettanto vero che per il referendum confermativo di cui all’art. 138 non è previsto un quorum deliberativo: il referendum è valido anche se si recano alle urne solamente tre cittadini con diritto di voto. Per la Statutaria, il discorso (mi par di capire) è diverso: posto che il referendum può considerarsi valido solamente a seguito della partecipazione al voto della metà più uno degli aventi diritto, si tratta di comprendere se il non-voto della maggioranza degli elettori (maggioranza quantificabile, in questo caso, più o meno nell’85% dei titolari del diritto di elettorato attivo) può porre nel nulla una deliberazione assunta dal Consiglio Regionale a maggioranza assoluta; se, in pratica, il silenzio degli elettori possa essere interpretato come un segnale di dissenso verso la Legge. Come dicevo, si tratta di una questione complessa,che merita di essere tenuta fuori dalla volgare rissa politica di tutti i giorni: lasciamo quindi che se ne occupino gli esperti di diritto pubblico e di diritto costituzionale, i quali saranno senz’altro capaci di affrontare i problemi in esame senza dare luogo all’ennesima, inutile, stucchevole diatriba sulla figura del Presidente Soru.
5 A.P.
1 Luglio 2008 - 20:53
Ciò che non si vuol capire è che nei referendum confermativi, a differenza di quelli abogativi, il testo deliberato dall’assemblea non è ancora legge. Lo diventa solo se viene approvato dalla maggioranza dei voti validamente espressi. Inconsciamente si continua a pensare che ci sia già una legge, che - come tale - non viene intaccata da un referendum poco partecipato o addirittura invalido. Come giustamente osserva Enrico, se nel 138 (e stiamo parlando della legge costituzionale, ossia della massima fonte statale) si recano a votare in tre e due votano no, il Presidente della repubblica non promulga, perché non c’è una legge approvata. Addirittura, la legge costituzionale non sarebbe approvata neppure se andassero alle urne solo in due e uno votasse no! A maggior ragione un testo non diverrebbe legge se il referendum fosse invalido.
Il testo vigente per la Statutaria è identico anche nelle virgole al 138.
Comunque, Soru faccia come meglio crede, sulla questione ci sarà certamente un giudizio della Corte costituzionale nel merito (finora il merito della questione non è stato esaminato). Ed allora finalmente si saprà se il testo della Statutaria è una legge o - come noi crediamo - un semplice disegno di legge approvato da Consiglio regionale, mai divenuto legge e destinato a non far parte o a essere espunto ex tunc dall’ordinamento. Noi compiamo soltanto il dovere, da cittadini democratici, di attivare le procedure per affermare il principio di legalità. Lo facciamo con grande tranquillità e fermezza. Non capiamo, pertanto, gli strilli o gli insulti dei nostri critici, i quali devono solo sapere che non ci siamo spaventati di fronte a
ben altri (e a ben più muniti, anche di cervello intendo) avversari.
P.S. Perché Vindice non firma con nome e cognome veri? Non sà che lo scritto anonimo in democrazia non merita considerazione?
6 Carlo Dore jr.
1 Luglio 2008 - 21:06
Solo una precisazione, forse superflua ma comunque quantomai opportuna: ho detto che la questione in esame doveva essere rimessa alla valutazione degli studiosi del diritto pubblico e costituzionale. Tra questi, ovviamente, l’autore dell’articolo rientra a pieno titolo.
7 GIACOMO MELONI/CSS
2 Luglio 2008 - 11:15
La questione della Statutaria va oltre il governo pro-tempore del nostro Presidente Soru ed è soprattuto per questo motivo che deve continuare il nostro impegno di cittadini ed elettori sardi (non solo quindi degli esperti e dei giuristi che pure hanno un ruolo importante) perchè questo testo della Statutaria,votato senza grandi discussioni e passione dal Consiglio Regionale,venga prontamente
modificato.
E’ l’appello che da più parti sento e condivido,senza ricercare vittorie e rivalse che a nulla servirebbero se non a mettere in ulteriori difficoltà questo nostro popolo,che attende ed ha diritto di avere un nuovo ordinamento sia in materia di organizzazione e rapporti tra i diversi poteri regionali sia in materie fondamentali quali il conflitto di interessi,la semplificazione e trasparenza degli atti amministrativi,l’eticità della politica che significa anche regole certe sulle incompatibilità riguardo agli eletti ed ai candidati alle cariche pubbliche.
Io sono tra quelli che avrebbe preferito la Riforma dello Statuto Sardo da cui far discendere la Statutaria. Ma mi rendo conto che i tempi sarebbero più lunghi essendo il nostro Statuto Legge Costituzionale ed in quanto tale,giustamente,modificabile solo con procedure speciali e largamente condivise.
Ma la Statutaria non ha questi problemi e può essere tranquillamente emendata,essendo tra l’altro
quella nostra ancora una legge in itinere perchè non ancora promulgata e manifestamente rigettata dalla maggioranza degli elettori sardi che si sono recati alle urne ed hanno votato NO nel Referendum confermativo che,in quanto tale,non può avere quorum.
Anche a me ha creato perplessità la decisione della Corte d’Appello di Cagliari che ha dichiarato nullo quel Referendum.Ma ormai non è più questo il punto più urgente che resta ,invece ,quello di prendere atto che un testo di Statutaria,seppure votato in Consiglio,ma che non ha avuto il consenso degli elettori,deve inendersi non approvato e quindi non promulgabile.
Non entro di proposito sulla legittimità del Presidente che può o no promulgare questa Statutaria ;pongo il problema politico che è quello di trovare urgentemente un consenso più ampio su un un testo di Legge che,rimesso al Consiglio,può essere emendato e migliorato entro questa legislatura.
Mi auguro che prevalga il buon senso a favore di tutto il popolo sardo che ha diritto ad avere una Legge Statutaria condivisa.
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