Il matrimonio è pronto…sposiamoci

17 Dicembre 2010
1 Commento


Andrea Pubusa

”Troviamoci anche noi, stabiliamo una piattaforma programmatica e presentiamola al Paese”. Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, tende la mano a Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola per dare vita ad un’alleanza ”alternativa a Berlusconi” e in grado di ”risolvere i problemi del Paese”. ”Il matrimonio e’ pronto - dice col suo linguaggio colorito l’ex magistrato di Mani Pulite - sposiamoci”.
L’analisi di Di Pietro è semplice: “Aspettare l’Udc è rincorrere la luna perché alla fine non andranno con nessuno e resteranno da soli. Di Pietro ritiene che la risposta a Berlusconi e al Polo della Nazione dev’essere immediata: “Usciamo allo scoperto tra questo fine settimana e lunedì troviamo un accordo di fondo ed esplicitiamolo al Paese entro Natale”.
Di Pietro, nelle analisi generali spesso non ci azzecca, è più efficace nella tattica e nella polemica quotidiana. Questa volta però la sua intuizione non è peregrina. Di Pietro paventa che Casini e Fini, con la ruota di scorta di Rutelli, in realtà a tutto pensino fuorché ad un’alleanza col PD. In estrema sintesi, ipotizzano non una fisiologica alternanza fra uno schieramento moderato e uno progressista, ma piuttosto un’alternanza destra-lega e destra moderata-costituzionale. Insomma, l’alternanza dovrebbe vedere protagonisti una destra anti o a-costituzionale e una destra costituzionale.
E’ un’ipotesi realistica. In effetti, anche nelle ultime vicende Fini e Casini non hanno mai aperto a Bersani e D’Alema, nonostante le ragionevoli proferte di questi ultimi. Hanno sempre assunto ad interlocutore Berlusconi anche se prospettando un ridimensionamento della Lega e in prospettiva dello stesso Cavaliere. Inoltre, nelle amministrazioni locali finiani, casinisti e PdL mantengono senza scossoni le loro alleanze e non si intravedono spostamenti verso il centrosinistra.
E’ dunque corretta e intelligente la mossa suggerita da Di Pietro, e del resto il rafforzamento del centrosinistra da lui ausoicato non esclude, anzi favorisce, un’ipotesi di governo di transizione col centro. Meno probabile è che il matrimonio nel centrosinistra possa celebrarsi entro Natale. Ma andrebbe bene anche una buona convivenza di fatto per l’Epifania. In fondo, secondo la tradizione, i doni vengono offerti non da Gesù Bambino o Babbo Natale, ma dalla Befana. Noi, fiduciosi, untanto mettiamo la calza sotto il camino. Poi si vedrà.

1 commento

  • 1 aldo lobina
    17 Dicembre 2010 - 08:55

    Temo che se il PD non si darà una mossa la Befana si farà beffe del centro sinistra, riempiendo la calza di carbone. E sarebbe già qualcosa, di questi tempi. Meglio di niente. Servirà se non altro a scaldare i cuori e restituire quella passione politica e civile perduta. Speriamo non definitivamente.
    La partita di Fini e Casini si svolge tutta da un’altra parte per ora. Cerca di accreditarsi con un elettorato di centro destra moderato per rappresentarlo. E’ comprensibile che non possa transigere, dovendo consolidarsi.
    Ancora troppo liquido appare il PD. Chiedere che si rapprenda in così poco tempo è pretenzioso. Perché ci vuole umiltà di riconoscere gli errori e forza di proposte alternative chiare, che la gente comprenda e in cui possa riconoscersi. Di Pietro e Vendola andrebbero ascoltati, piaccia o non piaccia ai Fioroni. Più coraggio, perbacco! Avremmo da una parte una destra - lega berlusconiana, un centro moderato e una sinistra democratica. L’idea di un partito Laborista potrebbe aiutare a superare molte difficoltà e anche a perdere la vocazione di voler rappresentare tutto e niente, che è quella del PD attuale e che lo fa così debole.
    Non sono tempi per scimmiottare la vecchia balena bianca . Per nessuno schieramento. In Italia esiste una forte vocazione centrista. Cerchiamo di tirarla dalla parte giusta. Ma prima è il caso che il PD consideri Di Pietro e Vendola un patrimonio e non temibili avversari politici. Gli elettori hanno bisogno di chiarezza e di semplificazione. Personalmente saluto molto favorevolmente la nascita di un nuovo polo di centro. Serve alla democrazia, modula le pretese egemoniche per le quali saremmo costretti altrimenti a cadere dalla padella nella brace. Imparino i poli a sapersi confrontare sul piano dei programmi e a costruire su quella base le alleanze e i governi. Solo così se non sarà questa la Befana ricca, potrà essere la prossima. Ma ce la dovremo meritare.

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