Un passo avanti

6 Dicembre 2010
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Valentino Parlato

Su Il Manifesto del 3 u.s. è stato pubblicato questo editoriale che ci pare rispecchi bene la situazione in questo delicato passaggio politico che segna la transizione dal berlusconismo ad una incerta fase di alleanza fra forze politiche diverse come premessa per un ritorno ad una normalità costituzionale e democratica. Lo aggiungiamo, per una migliore riflessione, all’aticolo che precede.

Valentino Parlato
Questo governo si può battere. Ieri il grande movimento di giovani e studenti (sembra ai più vecchi di rivivere il ‘68, ma i ragazzi, i ricercatori, la condizione precaria di oggi sono un’altra cosa) ha ottenuto una straordinaria vittoria. Il voto al senato sulla legge Gelmini, che il ministro chiedeva di svolgere subito, è invece stato rinviato a dopo il voto di fiducia fissato per il 14 dicembre. Questo governo, arrogante e prepotente, non se l’è sentita di andare al voto di fiducia, in scontro frontale con il movimento.
E che lo scontro non fosse da poco, e pericoloso per il governo, lo aveva capito anche il Corsera, quando il giorno del voto alla camera aveva titolato in prima pagina «Sì alla riforma tra proteste e scontri». Le proteste e gli scontri hanno pesato sul clima generale e consigliato il governo a cambiare l’agenda facendo un passo indietro.
Naturalmente se avrà la fiducia tornerà all’attacco e il senato approverà la controriforma Gelmini, questo è sicuro, ma dovrà pensare ai guai suoi. Intanto già una mozione di sfiducia è stata presentata da parte di Fini, Casini, Rutelli e anche dal partito siciliano di Raffaele Lombardo. Un atto politico di rottura, seguito dalla richiesta al presidente del consiglio si farsi da parte senza attendere il voto dell’aula.
Certo la situazione generale non è buona, mi viene da ripetere una frase scritta sulla copertina del più recente libro di Marco Revelli: «La nostra presunta modernizzazione è un piano inclinato verso la fragilità e l’arretratezza».
I giovani hanno preso coscienza di questo piano inclinato, nel quale anche lo spazio per i favori e le raccomandazioni è sempre più ristretto e sempre più costoso in termini di dignità e rispetto di sé.
C’è la ribellione, sui tetti e nelle piazze, ma soprattutto c’è la coscienza che così non si può andare avanti, che bisogna cambiare e si può cambiare. In questo scontro decisivo il nostro-vostro manifesto è da tempo in prima linea. Questo dicono i nostri editoriali dei giorni scorsi. Questa possibile svolta, lo ripetiamo, ha la data del 16 ottobre, la grande, e piena di contenuti culturali e politici, manifestazione della Fiom, degli operai che muovono l’industria italiana.
Insomma «ci sono - come ha scritto ieri Campetti - braccia e teste per scrivere un’altra storia». E a testimonianza di questa emergente realtà per il 14 dicembre, quando al parlamento, si voterà per tentare di mandare a casa (in quali delle sue tante residenze?) Silvio Berlusconi, piazza del Parlamento sarà invasa da una massa di giovani, studenti, lavoratori, precari e disoccupati che peseranno assai più dei Fini e dei Casini.
Il 14 dicembre, se ci impegnamo nelle scuole, tra i giovani, nei luoghi di lavoro può essere una giornata di vera svolta e una svolta di popolo. Impegnamoci. I prossimi dieci giorni sono di straordinaria importanza.

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