Andrea Pubusa
Ma vi pare che il Pd voglia conquistare in primavera il Comune di Cagliari? Che lo voglia strappare al centrodestra, se punta su Antonello Cabras? Sissignori! Antonello Cabras è stato designato avantieri nel corso del vertice del Pd che il responsabile nazionale degli enti locali, Davide Zoggia, e il segretario regionale, Silvio Lai, hanno tenuto con i parlamentari e i consiglieri regionali del territorio e con i leader provinciali e comunali. E sapete il perché di questa indicazione di un così alto consesso? L’obiettivo del Pd è (sorpresa!) quello di evitare le primarie. Le esperienze passate non insegnano proprio nulla! Il Pd vince dove fa primarie vere e solitamente il candidato prescelto è gradito al popolo del centrosinistra ma non alla dirigenza del partito. Perde dove non fa primarie e le fa di facciata e và in lista un uomo scelto dagli apparati.
Le primarie, comunque, si faranno se altri partiti decideranno di presentare un nome alternativo. Ed allora bisognerebbe svegliarsi e trovare un nome autorevole, alla Pisapia per intenderci, anche se è tardi. Con il sempiterno senatore (è stato presidente della Regione e segretario del PSI, dei Ds e del Pd) la sconfitta è sicura. Per fortuna, Cabras non ha però sciolto la riserva. Quindi un filo di speranza rimane. Cabras vuole un consenso ampio; ha detto di voler attendere i pronunciamenti dei dirigenti di base: a giorni si riuniranno gli organismi locali del partito. Cabras vuole aspettare anche la riunione collegiale del centrosinistra già convocata da Silvio Lai per oggi. Sembra aver già incassato il sì del deputato Paolo Fadda, dell’ex presidente Renato Soru, dei consiglieri regionali Marco Espa, Giampaolo Diana, Marco Meloni, Cesare Moriconi e Chicco Porcu, dell’ex segretario Emanuele Sanna, e dei responsabili territoriali del partito. Il pronunciamento, pur con qualche distinguo, è stato unanime. Ed è, probabilmente, una delle condizioni poste da Cabras per scendere in campo. La sfida a Cagliari contro il centrodestra è difficile, ma non è impossibile. Il PD è convinto che per la vittoria sia sufficiente l’unità interna e della coalizione. Sconsiderati! Non tengono conto che è necessaria la condivisione e l’entusiamo degli elettori e questo su un notabile come Cabras non ci sarà certamente. Ce ne andremo in gita! Al mare o ai monti!
E il centrodestra che fa? L’altroieri il coordinamento del Pdl ha deciso a favore delle «primarie» per la scelta del candidato sindaco di Cagliari. La condizione posta è che il partito si presenti con un unico candidato. Che belle primarie! A balla sola! Ma l’impresa di fare primarie senza scelta non è facile perché sono almeno quattro, per ora, i nomi in corsa nel Pdl per la poltrona che Emilio Floris occupa dal 2001: Giuseppe Farris (ricordate? quel faccino sorridente, a beautiful little face!, stracciato da Graziano Milia alle Provinciali), il senatore Piergiorgio Massidda (che si candida a tutto e però potrebbe passare a Fli e quindi partecipare alle primarie contro il candidato del suo attuale partito), il consigliere regionale Carlo Sanjust e la dirigente comunale Ada Lai. Il coordinatore Mariano Delogu, alla fine della riunione, ha annunciato che giovedì ci sarà la riunione collegiale del centrodestra per arrivare a un accordo sulle primarie: si vuole almeno un solo candidato per partito. La decisione, tuttavia, non sembra piacere ai Riformatori, che hanno già lanciato, con l’appoggio del Psd’Az, la candidatura del loro leader, Massimo Fantola. «Preferiamo primarie di popolo e non di partiti», ha detto enfaticamente il coordinatore dei Riformatori, Michele Cossa. Se ne parlerà al vertice di oggi. La tensione è già alta, nel Pdl e nella coalizione. Gazebo pro governo. Il coordinamento del Pdl ha deciso per sabato 11 dicembre una manifestazione regionale a Cagliari (hotel Mediterraneo) e raccolte di firme in tutti principali centri isolani a sostegno del governo Berlusconi (il 14 ci sarà il voto di fiducia). Ma perché non accendono ceri davanti all’immagine di S. Efisio? Comunque nei paradossi sardi può accadere di tutto: ad esempio che il centrosnistra, che, a parole pone le primarie come metodo ordinario di scelta, a Cagliari non le faccia, andando dritto all’ennesma sconfitta, mentre il centrodestra, pervaso dal decisionismo berlusconiano, le faccia e magari con più candidati veri e vinca ancora. Ne vedremo delle belle!
3 commenti
1 Paolo
3 Dicembre 2010 - 10:20
Condivido il ragionamento sul candidato del centro sinistra, ma se il senatore Cabras si dimette da Senatore prima della sua candidatura a Sindaco ed in caso di sconfitta rimane in consiglio comunale a fare il capo dell’epposizione forse qulche elettore in più si può recare alle urne. Non fare come ha fatto la Senatrice Finocchiaro che dopo aver preso una sonora sconfitta in sicilia come presidente della regione e con un “programma ” scritto da qualche giovane rampante è tornata in senato a riprendesi la poltrona ancora calda senza aver fatto un solo giorno di opposizione in regione.
2 aldo lobina
3 Dicembre 2010 - 15:08
Di questo passo nel PD risusciteranno anche i morti e li candideranno. Non si hanno davvero altre carte da giocare? Altri ragionamenti per arrivare a scelte così importanti, che privilegino i programmi e soprattutto i modi di amministrare la res publica, senza indulgere sui “pluridecorati”, utilissimi se cominciano a mettere a disposizione la loro esperienza e il loro indubbio valore, senza occupare qualunque istituzione. Non voglio fare previsioni, ma di una cosa sono sicuro: un certo tipo di scelte tolgono slancio, passione, partecipazione. Vengono sentite comunque come imposizioni di cerchie ristrette. Mi auguro che il Senatore legga il segno dei tempi e consumi la sua lunga e brillante carriera politica nel Senato. Il PD è chiamato a più coraggiose decisioni, guardando avanti.
3 Michele Podda
4 Dicembre 2010 - 16:26
Il problema è quello di ottenere il consenso e vincere la battaglia elettorale, oppure quello di insediare una buona Amministrazione?
Pur concordando che sono scelte discutibili quelle del PD, e prendendo atto che la destra sembra dimostrare maggiore coerenza sulla questione “primarie”, propongo “anche” un altro tema, con una domanda: si risolve il problema individuando la persona che possa raccogliere più voti?
L’esperienza ci dice di no, che pur essendo condizione necessaria, la vittoria elettorale non basta a garantire un buon governo, neanche a sinistra. Ed è per questo che, sempre meno, ai cittadini interessa scegliere, fra Carlo e Ferdinando, il proprio imperatore.
Geni, santi ed eroi non possono cambiare le cose, anche se fossero capaci ed onesti, perchè “a irballiare non cheret imparu”, si dice dalle mie parti, sbagliare è facile, specie per un unico responsabile.
Per questo insisto sulla questione delle comunità, trattata da Lobina.
Nelle piccole comunità, ma non è escluso che sia possibile anche in quelle maggiori, talvolta si costituiva una lista come un vero e proprio gruppo di lavoro, in cui era indifferente chi dovesse fare il Sindaco, che poteva essere sostituito più volte nel corso della legislatura; e così per la Giunta. In pratica tutte le decisioni dovevano passare rigorosamente per l’intera maggioranza, anche quelle che la legge assegna al solo Sindaco o alla sola Giunta. Per cui l’intera maggioranza era informata di tutto e ciascun consigliere aveva il potere decisionale del Sindaco, al quale restava soltanto la funzione di ufficialità, di rappresentanza, e nulla di più. Sembra incredibile, ma in molti comuni si amministrava davvero così.
In comunità da 1.000 a 10.000 abitanti (ma volendo anche in quelli più grandi) non è difficile in questo modo instaurare anche un rapporto più stretto tra eletti e cittadini, quindi tra politica e società: la trasparenza, il pubblico libero dibattito tra gli amministrati, prima delle delibere consiliari, permetteva di sbagliare di meno, e sopratutto di dare risposte valide, quelle di pertinenza di una Amministrazione Comunale, a tutta la comunità.
Non il singolo candidato Sindaco dunque, bensì l’intera lista deve essere oggetto di valutazione attenta; e ciascun eletto deve costituire elemento di controllo delle decisioni e di raccordo col pubblico, obbligatoriamente; e tale raccordo deve essere voluto e cercato.
Che sia Carlo o che sia Ferdinando, queste sarebbero le regole che tutti gli eletti devono rispettare; altrimenti, che facciano altro.
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