Aldo Lobina
Sono rintocchi lugubri, terebranti , che incutono tristezza, rabbia e paura per gli uni; suoni di incertezza, ma anche di speranza e non ancora di festa, per gli altri.
La seconda Repubblica ha tirato le cuoia, sepolta, come la prima, da molteplici scandali; ma, diversamente dalla prima Repubblica, se ne va purtroppo senza alcun merito e comunque non per i numerosi episodi torbidi di tipo economico – finanziario, coinvolgenti personaggi di primo piano della compagine governativa; e nemmeno muore per le abitudini sessuali del nostro primo ministro e dei suoi presunti amori venali. Che le fanno da cornice, molto adatta peraltro.
Allora in molti si rimboccarono le maniche, e la classe dirigente – perché esisteva una classe dirigente, politica e non - ricostruì l’Italia, fondandola sui valori della Costituzione. Il Fiume Po scorreva relativamente tranquillo dalla sorgente alla foce, senza che i rituali pagani celebrati da capipopolo improvvisati ne ridicolizzassero i suoi giorni e questo avvenne per molto tempo. Don Camillo e Peppone si fronteggiavano, ma servivano il popolo l’uno e l’altro, a modo loro.
Riuscì la prima Repubblica a vincere anche la deriva terroristica e lo fece col concorso di tutte le forze politiche democratiche e solo per questo fatto. I danni furono molti e con spargimento di sangue. Quelle forze politiche riuscirono comunque ad impedire che il brigatismo prendesse piede, generando una vera e propria guerra civile, che venne evitata.
La seconda Repubblica ha spacciato per maggioranza del Paese una minoranza gratificata da premialità eccessive, orientate verso una presunta governabilità, fondata sul leaderismo e i suoi “deus ex machina elettorali” . Ha mascherato con una legge elettorale deprecabile i dati oggettivi che la proporzione dei numeri esprime. Coartando e indirizzando la volontà politica della Nazione verso gli interessi di una parte “padana” istintivamente secessionista e giustificando, come necessarie, riforme, perfino costituzionali, ordite nell’esclusivo interesse del potente di turno, alla ricerca disperata di immunità.
Una deriva di questo tipo, persa ogni autorevolezza, come le cronache intrise di fango segnalano, attenta gravemente a valori e principi fondanti il contratto sociale e implode proprio per questo. Perché fondata sull’individualismo esagerato che alla fine si ritorce contro ciascuno e contro tutti. Che premia il più forte, che diventa sempre più forte e insofferente ad obblighi e doveri che nessun diritto di censo può difendere in un paese civile. E’ il risultato di una propensione liberista sfrenata, senza autocontrollo, senza incompatibilità di interessi che conduce ad eccessi che spiegano la china in cui questo paese è trascinato.
Mentre le forze del centro sinistra sembrano abbastanza inermi, stanno a guardare che cosa fa o non fa Fini.
Quale legge elettorale hanno queste forze in mente e contrapporrebbero all’attuale, noi ancora non lo sappiamo; quale riforma dell’Università e della Ricerca, quale politica del lavoro e delle imprese, della famiglia e del welfare, quali infrastrutture sono ritenute importanti in un Paese tolto dalle mani dei furbi e restituito alla normalità di una sana convivenza civile.
Il lato B degli italiani esiste – e non è solo una evidenza anatomica richiamata anche dalla ortografia della scrittura – è il Berlusconismo, inteso come un fenomeno sociale e politico che si è radicato con promesse messianiche volte a correggere criticità affliggenti in campo economico e politico, una sorta di ottimismo del fare, che è finito per avidità ossessiva a non bastare neppure a se stesso, senza produrre effetti sociali positivi. L’uomo di successo che è stato B in campo imprenditoriale, sportivo, televisivo gli ha spianato la strada per governare il nostro paese. Non possiamo dire onestamente che per merito suo la seconda Repubblica sia stata migliore della prima. Anzi . Ma dobbiamo anche riconoscere una certa quale lassità di una parte cospicua della classe dirigente del nostro Paese e la sua incapacità a sostenere con forza valori che inavvertitamente sembravano acquisiti una volta per sempre.
Ora in quel di Brescello, lì sul campanile, sembra di vederli “i due nemici” , Don Camillo e Peppone, lottare insieme per gli stessi ideali. “Recedat spiritus procella rum” è la formula scritta nella campana che suonano per scongiurare le tempeste di tutti i tipi: il Berlusconi bis, per esempio.
Il battaglio è in movimento, urta contro i bordi opposti che vibrano e risuonano. Ascoltiamo anche noi e svegliamoci!
Rimbocchiamoci le maniche in tutti i Brescello d’Italia. La terza Repubblica è alle porte, ma manca ancora un bel progetto.
Cosa aspettiamo ?
Per chi suona la campana?
13 Novembre 2010
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