La rivoluzione italiana oggi? Il ritorno alla normalità

10 Novembre 2010
1 Commento


Andrea Pubusa

Avete visto “Vieni via con me” di Saviano e Fazio con lo straordinario show di Benigni? Filo conduttore della trasmissione e monologo del comico-regista toscano: l’invocazione del ritorno alla nomalità. La normalità come valore supremo oggi in Italia.
La puntata si è aperta con l’editoriale dell’autore di “Gomorra”. “Da un po’ di tempo - ha detto - vivo come una sorta di ossessione, che riguarda la macchina del fango, il meccanismo che arriva a diffamare una persona”. Per Saviano la democrazia “è letteralmente in pericolo”. E perchè? Perché non è normale nel nostro Paese che si lotti contro le mafie, che ci sia un’opposizione contro il governo. Se tu lo fai “quello che ti aspetta è un attacco della macchina del fango, che parte da fatti minuscoli della tua vita privata”. Insomma, ciò che è normale in una democrazia, da noi, nell’era berlusconiana-bossiana, diventa eversione da combattere con tutti i mezzi, primo fra tutti la diffamazione.
E cosa ci ha detto il governatore pugliese Nichi Vendola elencando tutti i modi per definire gli omosessuali in Italia? Ci ha comunicato che i variopinti modi di designare l’omossessuale, da “invertito” a “buzzarone”, da “pederasta” a “cripto-checca” è segno della criminalizzazione o dell’irrisione di una condizione che in un Paese democraticamente normale, merita solo rispetto. Dopo di lui Saviano ha enumerato i comportamenti che “dalle sue parti” identificano i gay. Dall’ombrellone al mare, al limone nella birra, alle unghie pulite, alla puntura da sdraiati. Poi il governatore ha letto l’elenco delle storiche espiazioni dell’omosessualità: da “evirato” a “deportato nei lager e nei gulag”, da “confinato” a “ricoverato in manicomio” e “stuprato per punizione”. Poi Fazio ha concluso l’intervento citando una recente battuta del presidente del Consiglio: “Si dice che è molto meglio guardare le belle ragazze che essere gay?”. E Vendola ha chiosato: “È molto meglio essere felici”. E proprio in questa aspirazione alla felicità sta - come sancisce la Costituxione americana - la finalità prima di una normale democrazia.
Ma il tripudio di pubblico è arrivato con Roberto Benigni, protagonista, come nel suo stile, di un vero e proprio show. Quale il filo conduttore del suo spassoso e insieme profondo monologo? L’inno alla politica normale, quella che si occupa dei problemi dei cittadini e che considera i gossip sessuali come spazzatura.
E’ stata una grande trasmissione, una di quelle che ci riconcilia col piccolo schermo. Ma in fondo ci ha lanciato un messaggio elementare; oggi in Italia la rivoluzione è nient’altro che il ritorno alla normalità, ad un premier normale, ad un governo normale, ad una vita democratica normale.
Se ben ci pensate anche in Sardegna la normalità è un sogno. Una giunta regionale che governi, una maggioranza che abbia e realizzi un programma politico, un partito sardo che sia sardista, un’opposizione che proponga qualcosa di alternativo al nulla di Cappellacci & C. Ma è utopia, anche perché dietro l’angolo s’intravede già l’alternativa: l’uomo in velluto verde scuro e camicia bianca, il gran capo che i sardi hanno già messo alla porta a sonn’e corru.

1 commento

  • 1 Michele Podda
    10 Novembre 2010 - 20:45

    Caro Direttore,
    sinceramente la cronaca della trasmissione pur valida di Fazio e Saviano, per la verità noiosetta e scontata, nonostante il ben noto Benigni, è ben poca cosa per uno come te, politico e pensatore, a fronte di una Sardegna alla ricerca di normalità.
    Se è vero che l’alternativa è quella che tu intravvedi, allora non perdere tempo: sbraita, richiama, sollecita, scalmanati, riprendi contatti, minaccia, blandisci, impegna i tuoi collaboratori, fai tutto quel che è in tuo potere, anche attraverso questo blog, affinchè un’alternativa VALIDA si possa prospettare, che diavolo!
    Prova a ipotizzare una via d’uscita semplce, comprensibile, alla portata di tutti, che non sia la perfezione ma soltanto un passo avanti.
    Se tu ti arrendi, che cosa possiamo fare noi, gli altri?
    Bada che se tu dovessi insistere su questo atteggiamento, ti si potrebbe accusare che so io, di qualunquismo o disfattismo; oppure interpretare il tuo internazionalismo come fuga dalla reltà alla ricerca della comoda utopia.
    Rimboccati le maniche. Cordialmente.

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