Invecchiamento fisiologico e invecchiamento sociale

12 Novembre 2010
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Gianfranco Sabattini

Il problema del “conflitto” che molti critici del sistema di sicurezza sociale vigente sostengono esista tra il livello di welfare e la crescita del sistema economico è destinato, in prospettiva, ad aggravarsi, a causa degli esiti futuri della dinamica demografica dei paesi industrializzati. Questa dinamica, afferma Edoardo Boncinelli, genetista, evoluzionista e filosofo della scienza di fama mondiale, è dovuta al fatto che oggi viviamo tutti molto più a lungo che nel passato. In Italia, ad esempio, nell’ultimo secolo la lunghezza della vita è raddoppiata. Negli ultimi quarant’anni si è allungata di dieci anni e negli ultimi dieci di due anni e mezzo e ogni anno che passa porta con sé un trimestre di vita in più. In questo momento, l’aspettativa di vita è di quasi ottantacinque anni per le donne e di quasi ottanta per gli uomini, per una media generale di ottantatre anni. Sempre in questo momento, nulla fa pensare che le tendenze in atto si debbano arrestare; esse sono ancora in ascesa e per altri trenta-quarant’anni è plausibile prevedere che continueranno ad esserlo. Parallelamente, cresce, anche se in modo più lento, l’età massima osservabile, che guadagna un anno di vita ogni dieci. Questi dati, osserva Boncinelli, sono dati statistici e non è detto che le proiezioni che da essi possono essere derivate non possano essere controvertite. Si tratta in ogni caso di dati preoccupanti sui quali occorre riflettere, soprattutto per i loro esiti negativi, molti dei quali sono all’origine delle critiche rivolte alla capacità di tenuta del nostro sistema si sicurezza sociale per la “generosità” delle prestazioni e per l’insostenibilità del suo costo.
Nel 2005, sempre con riferimento all’Italia, si avranno due milioni di anziani in più di oggi. I dati statistici informano anche che i consumi sanitari di un settantenne sono circa il doppio di quelle di un quarantenne e quelle di un novantenne il triplo. Il tasso di non autosufficienza nella popolazione totale aumenterà di oltre il 50%, sollevando, oltre che problemi di costo, problemi organizzativi e sociali. Come affrontare questi aspetti negativi dell’aumento della speranza di vita della popolazione? I costi crescenti causati dagli shock derivanti dall’invecchiamento della popolazione sono un problema reale e costituiscono una pericolosa “spada di Damocle” che grava sulle generazioni attuali; per queste, l’esito di per sé positivo arrecato dalla contezza che la durata della vita dell’uomo è destinata ad allungarsi per effetto delle migliorate condizioni esistenziali e dei progressi della scienza non può certo costituire un valido scudo contro il pericolo che il filo che sorregge la spada non regga al peso dei costi crescenti dell’invecchiamento.
Sin tanto che non si arriverà ad estendere la durata della vita agendo sui geni che la controllano, l’invecchiamento, pur in presenza dell’allungamento della speranza di vita, continuerà a risultare inscritto nella fisiologia degli uomini; di questo invecchiamento, perciò, si dovrà tener conto anche di una sua dimensione “istituzionale”, nel senso che l’organizzazione sociale dovrà evolvere di pari passo all’allungamento della vita se si vorranno contrastare tutti i suoi aspetti negativi. Sennonché, a causa dei conflitti esistenti tra le prevalenti credenze valoriali, l’organizzazione sociale non evolve parallelamente all’evoluzione dell’invecchiamento della popolazione, per cui il gap tra l’invecchiamento fisiologico e l’evoluzione dell’organizzazione sociale, in presenza delle regole attuali di funzionamento del sistema di sicurezza sociale, è destinato ad aumentare. Con la conseguenza che l’invecchiamento, come risultato del progresso scientifico, sarà vanificato, sul piano esistenziale, dai disagi imputabili al conservatorismo politico sul piano sociale.
Questa palese contraddizione tra progresso della scienza e immobilismo politico non ha ancora trovato una univoca prospettiva di dibattito pubblico e un responsabile accoglimento nell’azione di governo per il suo superamento. Sta accadendo così che, a differenza del corpo umano, il quale, durante il suo processo di invecchiamento, conserva l’equilibrio tra le sue singole parti, facendo risultare anomala, ad esempio, l’invecchiamento di un apparato fisiologico rispetto all’invecchiamento di un altro, l’evoluzione dell’organizzazione sociale risulta invece anomala in quanto l’”apparato” scientifico e conoscitivo del quale dispone ha aperto nuove possibilità evolutive, mentre il suo “apparato” politico mostra di essere indissolubilmente legato al passato.
L’alternativa a tutto questo, osserva Boncinelli, è lasciare le cose come stanno e accettare le decisioni del caso. Nel campo dell’allungamento della speranza di vita degli uomini egli non ha dubbi: meglio invecchiare per scelta che invecchiare per caso. E poiché, da evoluzionista, accetta la legge di natura secondo cui gli esseri viventi per esistere devono continuamente cambiare, sarebbe opportuno, egli afferma, che anche come essere culturali e politici facessero altrettanto. Solo in questo modo, sarebbe possibile garantire il necessario presidio istituzionale all’allungamento per scelta dell’invecchiamento fisiologico.

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