Manuela Scroccu
A Brescia ci sono sei uomini sopra una gru: Arun, Jimi, Rachid, Sajad, Singh e Pape. Stanno lì dal trenta ottobre, con qualche coperta e un telone per la pioggia; anzi, a dire il vero, all’inizio erano in nove a 25 metri da terra, sopra una gru del cantiere della metropolitana di Brescia, a lottare per il riconoscimento dei propri diritti e a protestare contro quella che considerano la sanatoria truffa del 2009, prevista soltanto per colf e badanti. L’attuale normativa italiana non consente al “clandestino” di mettersi in regola, condannandolo ad un’esistenza da invisibile, sfruttato e sottopagato, con il terrore di essere rispedito in un paese che ormai non sente più come la propria patria. Eppure, questi uomini non sono fantasmi. Jimi ha lavorato in nero come operaio metalmeccanico per ben tre anni in una ditta del bresciano. Arun, per quattro anni, ha camminato per chilometri distribuendo volantini per 10 ore al giorno, in nero naturalmente, per meno di 500 euro al mese. Sajad, laureato e con un master in lingue, non vede sua moglie e i suoi figli da quattro lunghi anni. Singh e Pape sono qui da cinque anni, cinque anni di lavoro nero.
La loro richiesta, in realtà, è una sola: poter vivere secondo le regole. Non devono essersi accorti di aver sbagliato paese. Lo Stato italiano li considera perseguibili penalmente per il semplice fatto di non possedere documenti che, per legge, non potrebbero mai essere loro concessi. Viene male anche scriverlo in italiano corretto, un concetto del genere. Per questo si sono inventati una neolingua per cui irregolare è uguale a clandestino, che a sua volta è uguale a criminale.
Forse questi giovani uomini avranno visto in tv i tanti operai italiani che in questi ultimi mesi, per difendere la loro dignità di lavoratori, sono stati costretti a salire su torri, tetti, ciminiere e a occupare ex carceri di massima sicurezza. E infatti, subito i lavoratori dell’INNSE, che nell’agosto del 2009 sono saliti su una gru per impedire lo smontaggio delle macchine e la chiusura delle fabbriche, hanno inviato la loro solidarietà, da lavoratori a lavoratori. Li hanno scritto “resistete, siete nel giusto”. Sono ancora lì. Domenica 7 novembre, mentre Fini apriva di fatto la crisi di governo, hanno registrato un videomessaggio per il presidente Napolitano chiedendo di “controllare l’ingiustizia legale” di cui si sentono vittime. Hanno detto che non scenderanno fino a quando non verranno accolte le loro richieste: un incontro con Maroni, un presidio permanente e l’immunità per le denunce nei confronti di chi è salito sulla gru.
Nel frattempo, siccome lottare per i propri diritti pare sia contagioso, altri cinque lavoratori immigrati, da venerdì cinque novembre, sono saliti in cima alla torre della ex fabbrica Carlo Erba di piazzale Maciachini, nella zona nord di Milano. Si trovano ad una cinquantina di metri d’altezza e hanno srotolato uno striscione con la scritta “sanatoria per tutti”. Il portavoce del gruppo, Marcelo, argentino, ha spiegato di non aver problemi con il permesso di soggiorno ma, ha dichiarato, “ non voglio far vivere mio figlio in un Paese nel quale ci siano divisioni tra italiani e stranieri”. Hanno scritto una lettera aperta in cui hanno denunciato tutta la loro frustrazione nel vivere in un paese che spesso li considera come bestie da soma, da sfruttare nei luoghi di lavoro con salari più bassi, lavori più duri e dequalificati nonostante la professionalità acquisita, “guardati sempre male se camminiamo per la strada o chiacchieriamo nelle piazze come se fossimo tutti delinquenti”. Anche loro sono ancora lì.
Tutto questo parlare di diritti e uguaglianza ha fatto parecchio arrabbiare il Presidente del Consiglio della Regione Lombardia, Davide Boni (un uomo e il suo fazzoletto verde da taschino).
Me lo immagino, inconsolabile, che si aggira sotto la gru occupata, chiedendosi come mai non la abbattano a cannonate. Dice che chi solidarizza con l’occupazione di Brescia è pervaso da uno strisciante buonismo manovrato per fini politici e demagogici da qualche partito o associazione di sinistra, nientemeno. Ha tuonato: è una situazione inaccettabile, gli immigrati dovrebbero prima di tutto imparare che in questo paese vigono delle leggi e dei doveri ben precisi. E’ incredibile, anch’io penso una cosa del genere, ma del Presidente del Consiglio. Stanotte 11 uomini ci guardano dall’alto e resistono anche per noi, che siamo così annichiliti dagli scandali di regime, dai bunga bunga e dal potere politico che fa scempio dello stato di diritto che non riusciamo quasi più ad alzare la testa verso il cielo.
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