Attualità di una lezione: G.A. Sanna e la rigorosa difesa dei sardi nel Parlamento subalpino

21 Ottobre 2010
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Francesco Cocco

Nel dicembre di 150 anni or sono (1860) cessava il Parlamento del regno sardo-piementese, il “cosiddetto parlamento subalpino”. Alcuni illustri rappresentanti della Sardegna si erano distinti per le loro iniziative a favore dell’Isola, ma altri si erano fatti irretire dalle lusinghe del potere. Tra coloro che avevano mantenuto la loro piena autonomia ed avevano resistito alle lusinghe ricordiamo i deputati Asproni, Sulis, Sanna. Vogliamo soffermarci su quest’ultimo per l’attualità della sua lezione. Oggi non di rado i grandi miliardari scendono in politica per salvaguardare o ampliare i loro patrimoni. Si arriva all’impudicizia di far sancire in legge la possibilità che loro aziende facciano affari con gli enti dagli stessi rappresentati nelle istituzioni. Al contrario il Sanna mise in costante pericolo il suo rilevante patrimonio perché spesso in lotta coi governi del tempo.
Giovanni Antonio Sanna era il fondatore della miniera di Montevecchio, la più importante struttura industriale isolana della seconda metà dell’ottocento. Certamente avrebbe tratto vantaggio dallo schierarsi con il governo. Restò invece fieramente repubblicano e mazziniano.
L’interesse politico di Giovanni Antonio, già presente nella sua formazione giovanile e negli anni trascorsi a Marsiglia, tarda ad affermarsi pienamente, intento com’era a realizzare la sua azienda. Quando questa comincia a prender corpo, guidata da uomini di fiducia, può dedicarsi all’attività politica candidandosi trentottenne alla Camera dei deputati nel collegio di Isili.
La presenza del Sanna nel parlamento subalpino dura solo pochi anni: dal dicembre del 1857 al marzo del ‘60 (6° Legislatura), e dall’aprile al dicembre del 1860, rieletto nello stesso collegio (7° Legislatura). E’ un periodo particolarmente intenso che lo vede impegnato non solo nel dibattito parlamentare ma nella più complessiva azione politica della sinistra democratica.
Al centro della sua attività parlamentare spicca la battaglia per il passaggio ai Comuni sardi delle terre di uso comunitario. Il Governo nel 1859, disconoscendo i diritti acquisiti dalle amministrazioni civiche, aveva presentato alla Camera un progetto di legge col quale assegnava al demanio statale metà delle terre non attribuite in precedenza ai Comuni. Una vera sopraffazione, considerato che rilevanti somme erano già state pagate dalle popolazioni per il riscatto delle stesse. L’obiettivo del Sanna era quello di riservare ai Comuni i due terzi delle terre, ma gli altri deputati sardi avanzarono soltanto emendamenti marginali poi ritirati. Fu così che rimase isolato e il progetto governativo passò.
Tutti i problemi dell’Isola sono al centro della sua attività parlamentare. Tra le molteplici iniziative una petizione per impedire l’abolizione della provincia di Nuoro e delle circoscrizioni di Cuglieri e di Isili. Non riesce a far passare il provvedimento alla Camera ma Sanna non si arrende ed inizia la sua battaglia sul giornale “democratico” Il Diritto :” …con questa legge – ebbe a sottolineare- la Sardegna ha perduto una provincia destinata ad operare la rivoluzione più salutare negli abitativi delle montagne”
E’ tra i primi a porre alla Camera il problema dell’indennità per i deputati privi di mezzi che non potevano affrontare le spese di soggiorno nella capitale. La sua iniziativa era dettata dalla chiara volontà democratica di consentire la rappresentanza parlamentare ai deputati meno abbienti, e quindi di superare la sostanziale natura oligarchica del Parlamento subalpino.
Pure significativo, nella sesta e settima legislatura, il suo intervento contro la politica estera di Cavour. Giudica “sinistro il disegno” di cedere Nizza e la Savoia alla Francia. Dà forza alla battaglia parlamentare con una serie di articoli, apparsi su “Il Diritto”, che mirano a smascherare gli sfacciati espedienti per cedere quei territori. Gli articoli apparsi in quei giorni su “ Il Diritto” esprimono un amore profondo per la Sardegna, dato che anche la sua isola è annoverata tra le possibili terre da cedere all’alleato francese.
Sanna non esaurisce il suo impegno politico nell’ azione parlamentare e nell’intensa attività pubblicistica. E’ anche un attivo organizzatore politico. Nel febbraio del ‘60 acquista a Torino una tipografia pagandola tredicimila lire. Vuole destinarla alla stampa di materiale politico e soprattutto intende fondare un giornale per propugnare la causa della Sardegna.
Il progetto cade perché assorbito dall’acquisto del prestigioso quotidiano “Il Diritto” al quale da tempo Sanna collaborava. Era uno dei più accreditati organi della sinistra democratica. Fondato e diretto da Cesare Correnti, futuro ministro della pubblica istruzione, aveva firme di grande prestigio: da Urbano Rattazzi ad Agostino Bertani.
Nel gruppo di direzione e redazionale si era però verificata una svolta a favore della politica estera del governo Cavour. Di qui la spaccatura che portò l’editore, il barone Annibale Marazio di Alba, a vendere il giornale. La sinistra mazziniana, grazie alla disponibilità finanziaria del Sanna, poté assicurarsene il controllo. Veramente ragguardevole il prezzo dell’acquisto, avvenuto a fine ottobre: centomila lire del tempo.
L’idea era anche quella di farne un foglio attento alla sua regione. E’ il diario dell’Asproni a darci implicita conferma del complessivo disegno politico che motivava una così ingente spesa: “G.A.Sanna mi scrive che ha comperato il giornale Il Diritto. E’ un buon servizio che rende alla Sardegna, se lo sa adoperare con intelligenza e abilità” ( 7.11.60). L’Isola sarà presente nelle pagine del quotidiano, senza però che lo stesso assuma il carattere di un giornale degli interessi sardi.
Il grande imprenditore è ormai diventato politicamente troppo ingombrante per la destra risorgimentale. Il suo ruolo nello schieramento democratico è così rilevante da suscitare l’avversione delle forze di governo. E’ uno dei pochi deputati del Parlamento subalpino che osi sfidare apertamente la coalizione che sostiene la politica di Cavour. Qui va cercata la causa della mancata rielezione nel collegio di Isili per l’ottava legislatura (febbraio ‘61 - settembre ‘65), essendosi concentrate contro di lui le autorità centrali e locali. Cavour così commentò la mancata elezione dei suoi indomabili avversari: “… i radicali hanno completamente fallito: Asproni, Sulis, Sanna e gli altri demagoghi di cattiva qualità sono rimasti sul campo di battaglia”.
Sanna era tutt’altro che un demagogo ma Cavour si sentiva infastidito dalla sua politica di strenua difesa degli interessi sardi e dell’opposizione alla politica estera del governo. In questa grande coerenza è l’attualità di un impegno in cui l’interesse pubblico non solo non si mischia ma é prioritario rispetto a quello personale.
L’impegno politico di Giovanni Antonio non dipendeva dal seggio in Parlamento. Pertanto non cessa la sua battaglia sui temi portati avanti nell’assemblea parlamentare. Si intensifica l’amicizia con Giorgio Asproni, anche se in passato non era mancata qualche contrapposizione vivace. Entrambi continuano a frequentare la Camera e a occuparsi dei problemi dell’Isola: dalle circoscrizioni amministrative, alle strade, alle università, alle ferrovie (nuovo grande problema del momento).
Casa Sanna a Torino diventa punto d’incontro dei “democratici”. Tra gli altri a frequentarla è lo scrittore Domenico Guerrazzi, il letterato nominato, per un breve periodo, “dittatore” della Toscana durante gli avvenimenti collegati alla prima guerra risorgimentale. In questo nuovo rapporto familiare è uno dei motivi della candidatura di Giovanni Antonio nel collegio di Grosseto (novembre 1865). Viene eletto, a riprova della popolarità raggiunta in campo nazionale. Nelle stesse elezioni si era candidato anche nel collegio di Lecce. L’esito sarà pure qui positivo, ma i circoli di destra ne contesteranno la convalida. La candidatura in Puglia era il segno di un riconoscimento del suo interessamento per i problemi del Meridione. Giudicava infatti necessario un avvicinamento politico tra le regioni meridionali al fine di evitare la soverchiante egemonia piemontese..
Anche dopo la fine del mandato parlamentare non accantona il suo impegno politico. Ha una fitta corrispondenza con i maggiori spiriti del tempo, compresi Mazzini e Garibaldi. Come non cessa di frequentare il Parlamento. Quando nel 1870, dopo la sconfitta subita dai Prussiani, Napoleone III è costretto a lasciare Parigi, Sanna guarda con entusiasmo al formarsi in Francia della repubblica e ritiene che i democratici italiani debbano mettersi in contatto con gli esponenti della rivolta francese. Così è Giovanni Antonio Sanna a finanziare il viaggio a Parigi di un incaricato con lo specifico scopo di incontrare ed allacciare rapporto con i capi repubblicani francesi.
Sanna cesserà di vivere cinque anni dopo, nella notte tra il 9 ed il 10 febbraio del 1875. Veniva così a mancare una delle grandi figure dell’imprenditoria sarda ed italiana dell’800 ed un politico che aveva dato costante prova di generosa dedizione alla cosa pubblica.

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