Alle dimissioni non ci sono alternative

18 Ottobre 2010
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Andrea Raggio

La seconda giunta Cappellacci, quella dei “politici esperti”, è stata bocciata dal Consiglio regionale perché “provvisoria e inadeguata”, cioè poco politica e poco esperta. Questo è il giudizio impietoso proposto da una parte consistente del centrodestra e condiviso dall’Assemblea. La maggioranza, dunque, non c’é più e non ci sarà (“giunta provvisoria”), a meno che, dicono i politici-esperti esclusi, non si riapra la verifica, si faccia cioè un nuovo rimpasto. Ma l’elenco degli aspiranti assessori è lungo, comprende anche i finiani, l’MPA e gli scontenti di altre formazioni. Il rischio è che di rimpasto in rimpasto la legislatura si trascini sino alla fine in uno stato comatoso. E’ questo uno dei possibili risultati disastrosi provocati dal presidenzialismo tanto caro sia al centrodestra sia al centrosinistra. Il PSA ha ammonito che concede tregua sino al 31 dicembre, a quel punto verificherà l’attuazione dei suoi punti programmatici. Cappellacci insiste nel rassicurare gli alleati sardisti, quei punti saranno rispettati. Compreso l’impegno a “guidare la Sardegna verso una piena e compiuta indipendenza”, secondo quanto recita la mozione sardista sulle riforme istituzionali, “avviando con lo Stato italiano una procedura di disimpegno istituzionale che preveda un quadro articolato di indennizzi per la Nazione sarda, in ragione di tutte le omissioni, i danni e le sperequazioni che la Sardegna ha subito prima dal Regno d’Italia e poi dalla Repubblica italiana?” Che Dio ce la mandi buona!
Il Presidente dice: io vado avanti. E in questa sua determinazione scorgo anche il tentativo di uno scatto di dignità. Ma andare avanti in queste condizioni e sotto la spada di Damocle degli esclusi, a che serve e a chi serve? Non serve a lenire la drammatica situazione in cui la Sardegna versa e nemmeno a salvare la legislatura oramai condannata. Non vedo come possa giovare allo stesso Cappellacci. Mi rendo conto che le dimissioni non bastano a risolvere i problemi, costringono però i partiti e gli elettori a riflettere sul disastro verso in quale la Sardegna sta andando e ad adottare qualche rimedio.

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