1.000.000 per la FIOM…80.000 per la Questura

17 Ottobre 2010
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Red

I presaghi di sventura sono stati serviti. Una immensa folla composta ha colmato piazza S. Giovanni in una manifestazione on cui le forze sane del Paese mettono in campo la loro mobilitazione  per la democrazia e per il Paese. Per una società fondata sull’eguaglianza e sui diritti di chi, col lavoro, produce la ricchezza, che altri si spartiscono. Per difendere la dignità del lavoro e l’aspirazione all’occupazione di chi un lavoro non ce l’ha. Una giornata importante, un messaggio forte e chiaro al governo, ma anche all’opposizione.
Ecco la cronaca della giornata di Barbara Marchegiani dell’Ansa.

ROMA - La Fiom riempie piazza San Giovanni. Le tute blu sfilano per le strade di Roma, per la manifestazione nazionale indetta dai metalmeccanici della Cgil. Con loro gli altri lavoratori e i disoccupati, gli studenti, i pensionati, i precari, gli immigrati. Uomini della politica - da Nichi Vendola (Sel) ad Antonio Di Pietro (Idv) - associazioni, movimenti e centri sociali. I cortei scorrono senza incidenti.
Sul palco la sintonia tra Cgil e Fiom. Il numero uno dei metalmeccanici, Maurizio Landini, chiede lo sciopero generale. La piazza incalza il leader della confederazione di Corso d’Italia, Guglielmo Epifani, che dice di si’: ”In assenza di risposte” lo faremo. Sono centinaia di migliaia le persone scese in piazza. La Fiom sceglie di non fornire cifre ufficiali sulla partecipazione (”Contateci voi”, risponde Landini ai giornalisti), ma il presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi, azzarda una ‘’stima” vicina ad un milione.
Il questore di Roma, Francesco Tagliente, parla di 80.000 manifestanti. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, attacca invece una piazza che e’ un ”retaggio di questi maledetti anni Settanta”. E’ ”pacifica, democratica e non violenta” replicano Landini ed Epifani. Piazza San Giovanni, dove nel pomeriggio si raccolgono i due cortei, e’ comunque gremita.
Sullo sfondo campeggiano lo slogan - ‘Si’ ai diritti, no ai ricatti. Il lavoro e’ un bene comune’ - e le cinque parole d’ordine della manifestazione: diritti, democrazia, legalita’, lavoro, contratto. ”Siamo in piazza per difenderli”, dice Landini. Parla del contratto nazionale e dell’ ”attacco” venuto dall’accordo separato sullo stabilimento Fiat di Pomigliano e sulle deroghe (entrambi non firmati dalla Fiom); chiede, come Epifani, una politica diversa per uscire dalla crisi, insiste su nuove regole per la democrazia sindacale. ”Il Paese sta rotolando, da mesi e’ lasciato a se stesso”, incalza Epifani, che parla di un governo ”debole” e difende la scelta della Fiom di non accettare le deroghe. ”Abbiamo il dovere di continuare questa battaglie e per continuarla si deve arrivare alla programmazione dello sciopero generale”, dice Landini nel suo intervento.
Dopo la manifestazione della Cgil del 27 novembre, ”in assenza di risposte, continueremo la nostra iniziativa anche con lo sciopero generale. E’ una delle armi che puo’ essere utilizzata, anche se non l’unica”, risponde Epifani, tra gli applausi della piazza. Per lui e’ l’ultima manifestazione, l’ultimo comizio; il 3 novembre lascera’ la guida della Cgil a Susanna Camusso. Nella piazza ci sono anche gli operai degli stabilimenti Fiat di Pomigliano, di Termini Imerese, di Melfi (a partire dai tre licenziati dall’azienda e reintegrati dal giudice del lavoro).
Il ‘bersaglio’ e’ la Fiat, e’ Federmeccanica. A loro ”abbiamo detto di no” e ”diremo sempre di no quando si vogliono cancellare i diritti ed il contratto”, afferma Landini. E’ il governo: ”Ha fatto poco e male, ha diviso i sindacati e questo e’ un rimprovero che io faro’ sempre”, ripete Epifani, sostenendo che ”la Cgil non e’ isolata. Semmai e’ qualcun altro che deve interrogarsi perche’ in Europa si battono e scioperano tutti e qualcuno da noi non lo fa”.
Il riferimento e’ alla Cisl e alla Uil, che nei cortei sono oggetto di striscioni, foto e cartelli. In uno il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, viene raffigurato con sotto la scritta ”infame maggiordomo”. Un gruppo scandisce per le vie di Roma ”Chi non salta e’ della Cisl”. L’ad della Fiat, Sergio Marchionne, diventa un fantoccio che gli organizzatori sistemano sul palco. Ci sono anche le caricature del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del leader della Lega, Umberto Bossi; al collo del finto premier il cartello ”la crisi c’e', ma non per me”.
Ci sono anche i politici veri. ”Qui si e’ aperto il cantiere dell’anti-berlusconismo”, dice il leader di Sinistra e Liberta’, Nichi Vendola. ”Qui ci sono dei lavoratori e non dei delinquenti. I delinquenti sono coloro che non li ascoltano”, dice il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Parla anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che al termine della manifestazione, cui non partecipa, dice: ”Quella che si e’ fatta sentire pacificamente oggi in piazza San Giovanni e’ una voce che va ascoltata”.

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